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 ITALIA - ITALIA - Italia. Card. Martino: bene legge su rifiuto delle cure
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21 gennaio 2007 0:00
 
Il cardinale Carlo Maria Martini apre alla necessità di "norme che consentano il rifiuto delle cure" da parte dei malati in fin di vita ma precisa che "è di grandissima importanza distinguere tra eutanasia e astensione dall'accanimento terapeutico, due termini spesso confusi". Il Cardinale, alla vigilia dei suoi ottant'anni, chiarisce con una riflessione pubblicata oggi sul Sole 24 Ore la sua posizione sulla cosiddetta "dolce morte" dopo il caso di Welby. "Evitando l'accanimento terapeutico 'non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire'. Il punto è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica".
Nella sua riflessione il cardinale Martini pone in rilievo la volontà del paziente: "Non può essere trascurata la volontà del malato", e aggiunge che "forse sarebbe più corretto parlare di limitazione dei trattamenti". E se ritiene che da parte della Chiesa d'ora in avanti "dovrà esserci più attenta considerazione anche pastorale", al contempo sottolinea come "dal punto di vista giuridico rimane aperta l'esigenza di una norma che consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle cure e consenta di proteggere il medico da eventuali accuse", prendendo a riferimento la nuova legislazione francese.
Ma il Cardinale nel suo scritto non risparmia critiche al sistema sanitario nazionale, le cui inefficienze non sono responsabilità di medici e infermieri ma "si tratta di problemi di struttura e sistemi organizzativi". "In Italia siamo ancora ad una sorta di 'negligenza terapeutica' e di 'troppo lunga attesa' terapeutica. Sarebbe importante trovare assetti istituzionali che, svincolati dalle sole dinamiche del mercato, consentano di accelerare le azioni terapeutiche come pure l'esecuzione degli esami necessari". E, tornando poi sul caso Welby, dice: "Ha avuto una particolare risonanza. Questo in particolare per l'evidente intenzione di alcune parti politiche di esercitare una pressione in vista di una legge a favore dell'eutanasia".

AVVENIRE: COME INSCENARE UN FINTO PLEBISCITO Da Roma a Madrid, da Welby a Madeleine, la donna spagnola , "testimonial della battaglia per l'eutanasia usata da El Pais con tutto il peso della sua tiratura". Due "icone di una battaglia mediatica prima ancora che politica". Il quotidiano dei vescovi 'Avvenire' critica duramente l'uso e l'abuso dei due casi (Welby in Italia e Madeleine in Spagna) per trascinare la società civile verso l'approvazione dell'eutanasia.
"Come inscenare un finto plebiscito": questo il titolo dell'editoriale in prima pagina del quotidiano della Cei, accompagnato dal sottotitolo 'L'eutanasia da Roma a Madrid'.
"La vicenda di un malato proiettata su giornali e tg, in una sapiente regia che usa tutto, la sofferenza di un uomo, i meccanismi dei media conosciuti alla perfezione,e perfino i giorni delle feste, tradizionalmente poveri di eventi, per avere la massima risonanza". "Un sondaggio divulgato in questi giorni - afferma che ben sette italiani su dieci sarebbero favorevoli all'eutanasia: addirittura il 26% in più dello scorso anno". Ma il sondaggio, chiarisce il quotidiano cattolico "è stato svolto proprio quando andava montando l'onda del caso Welby". Insomma, "un quasi plebiscito costruito ad arte e che, estrapolato da un sondaggio più ampio e rilanciato con zelante premura tradisce l'intento di influenzare ulteriormente gli italiani".

ALTRI COMMENTI

Dal Cardinale Martini arrivano 'parole di grande saggezza'. Cosi' il presidente della Commissione sanita' del Senato, Ignazio Marino: Martini 'registra l'esigenza nel nostro paese di una normativa che riconosca al singolo il diritto al rifiuto informato delle cure ed e' 'esattamente - afferma Marino - la direzione in cui si muove la commissione Sanita' del Senato nel suo lavoro per l'approvazione di una legge sul testamento biologico'.
Martini, secondo Marino, individua 'il giusto percorso per individuare e riconoscere la differenza, sostanziale, tra eutanasia e rinuncia all'accanimento terapeutico'.
'Mi riconosco pienamente - afferma Marino in una nota - nelle parole sagge e di grande equilibrio del Cardinale. Nel suo autorevole contributo troviamo tracciato il giusto percorso per individuare e riconoscere alcune sostanziali differenze nel dibattito in corso nel nostro paese su eutanasia, accanimento terapeutico e anche testamento biologico. Citando il Catechismo, il Cardinale ha ricordato le cruciali differenze tra l'eutanasia e la sospensione delle cure, quando queste si rivelino sproporzionate, e di fatto inadeguate e non utili a offrire una speranza di guarigione. Ci ha ricordato - prosegue Marino - che una cosa e' provocare intenzionalmente la morte di un paziente, per abbreviare le sue sofferenze e su sua richiesta come accade nelle pratiche eutanasiche; al contrario, cosa radicalmente diversa e' la capacita' di rinunciare a interventi sanitari quando questi non possano piu' offrire alcuna ragionevole speranza, trasformandosi in accanimento terapeutico'. In quest'ultimo caso, afferma Marino citando le parole dello stesso Martini, la capacita' di fermarsi equivale alla capacita' di accettare il limite ultimo della vita umana e la sua inevitabile fine. Dal Cardinale, secondo il presidente della Commissione sanita', giungono inoltre due considerazioni 'estremamente importanti': 'in primo luogo - osserva Marino - c'e' ancora troppa confusione nel nostro dibattito. Occorre dunque cogliere ogni occasione per spiegare, informare e fare chiarezza. In secondo luogo, il cardinale registra l'esigenza nel nostro paese di una normativa che riconosca al singolo il diritto al rifiuto informato delle cure'.
Si tratta 'esattamente - conclude Marino - della direzione in cui si muove la commissione Sanita' del Senato nel suo lavoro per l'approvazione di una legge, che con l'eutanasia non ha niente a che vedere, per ampliare la sfera di incidenza del consenso informato del singolo attraverso il testamento biologico'.

"Le parole pronunciate dal Cardinal Martini sul testamento biologico e l'accanimento terapeutico sono di estrema importanza, perché individuano la mediazione virtuosa sulla quale il Parlamento può lavorare per dar vita ad una legge che, pur escludendo l'eutanasia, riconosca il diritto del malato a rifiutare l'accanimento terapeutico". E' quanto dichiara la deputata dell'Idv Silvana Mura, per la quale "la posizione dell'ex arcivescovo di Milano dimostra che un'intesa è possibile, e certamente auspicabile, tra mondo laico e mondo cattolico. Su un tema come quello della tutela della dignità della persona nella malattia, sarebbe auspicabile che le forze politiche potessero offrire il proprio contributo in maniera bipartisan, poiché è una questione che tocca da vicino tutti i cittadini e sulla quale è necessario lavorare nel loro esclusivo interesse al di là degli steccati ideologici e degli schieramenti politici".

Il cardinale Martini 'ha ragione', sia quando chiede una normativa giuridica che tuteli malati e medici, sia quando distingue con forza l' eutanasia dall' astensione dall' accanimento terapeutico. 'Ma soprattutto perche' afferma che per Welby non si e' trattato di eutanasia.
E' importante che lo ribadisca lui'. A parlare e' Piero Morino, il medico responsabile dell' Unita' Cure continue della Asl 10 di Firenze che piu' volte ha sottolineato la distanza dell' eutanasia dalla leniterapia e dalle cure palliative.
'Tuttavia - aggiunge Morino - il termine accanimento terapeutico non e' del tutto corretto. Meglio parlare di terapie utili e di terapie futili. E una volta per tutte - dice - smettiamo di parlare di eutanasia passiva. La somministrazione di un farmaco letale su richiesta del malato e' eutanasia.
Quella passiva non esiste'.
Quanto agli strumenti normativi, spiega, 'il vero limite e' che spesso siamo di fronte ad una decisione unilaterale del medico talvolta per motivi pratici o economici, mentre invece, come dice giustamente Martini, non esiste assolutamente un limite oggettivo. Ogni persona ha diritto di stabilire per se' qual'e' il limite. Ma per fare questo ci vuole una legge che ribadisca che ognuno ha diritto di decidere per se''.

"Ad osservare le reazioni del fronte laicista all'intervento del cardinal Martini su "Il sole 24 ore" in tema di eutanasia e accanimento terapeutico, una domanda sorge spontanea: come mai stavolta nessuna accusa di invasione di campo, di interferenza e di ingerenza nella vita politica e negli affari interni dello Stato laico?". Lo dichiara l'onorevole Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa di An, responsabile nazionale per le politiche della famiglia e membro dell'esecutivo politico nazionale del partito.
Secondo Pedrizzi, "l'intervento del cardinal Martini parte da un presupposto sbagliato: quello di Welby e' stato un caso di eutanasia, di suicidio assistito, non di rinuncia all'accanimento terapeutico, come ha sancito anche il Consiglio superiore di sanita'". A giudizio dell'esponente di An, "da parte del malato capace di intendere e volere, vi puo' essere il diritto di rifiutare pratiche quali l'aiuto alla respirazione, l'alimentazione e l'idratazione parenterali. Anche a costo della propria morte. Ma il medico, per la sua specifica professione, ha il dovere di effettuare, anche sul malato capace di intendere e volere, gli interventi salvavita. Cioe': gli atti medici, i trattamenti sanitari, si possono non avviare o sospendere per rispettare la volonta' del malato capace di intendere e volere. Ma i mezzi di sostegno vitale, di supporto alla vita, sono dovuti e quindi debbono essere avviati e non possono essere interrotti'.
'Per capirci ancora meglio: un medico, per il suo ruolo e la sua funzione, -conclude Pedrizzi- non puo' intervenire o astenersi dall'intervenire per dare, per procurare la morte, non puo' praticare forme eutanasiche (siano esse attive, passive od omissive), non puo' assecondare richieste di suicidio assistito, pena la violazione del giuramento d'Ippocrate e del codice deontologico della professione medica, oltre che della Costituzione e del codice penale".

'Per il clericalismo laicista un cardinale vale piu' di un collegio medico'. A dichiararlo e' il sen. Alfredo Mantovano(An), che commenta cosi' l'intervento del cardinal Carlo Maria Martini sulla vicenda Welby.
'La lettera del Card. Martini pubblicata sul Sole 24 Ore - dice Mantovano - e' sottoscrivibile da ogni persona di buon senso quando, esprimendosi in termini generali, prende le distanze sia dall'accanimento terapeutico che dall'eutanasia.
E', invece, discutibile quando sembra proporre la lettura di un fatto, come il 'caso Welby' (di un fatto, non di un dogma di fede o di un principio morale), in difformita' da cio' che e' stato accertato obiettivamente'. Per Mantovano 'e' singolare che il fronte laicista, mentre grida all'indebita ingerenza per ogni dichiarazione del Papa su temi etici, poi preferisca le parole del card. Martini al responso, frutto dell'esame concreto del 'caso Welby', dato dalla Commissione ministeriale voluta dal ministro Turco, per la quale in quella vicenda non vi era alcun accanimento terapeutico in corso'. 'Scopriamo cosi' - aggiunge il parlamentare - che esiste un clericalismo laicista, capace di sostituire le parole di un prelato alla valutazione medica di un dato clinico, salvo poi a dimenticare, sugli aspetti di principio, che anche il Papa e' cattolico, almeno quanto il card. Martini'.

Rocco Buttiglione, presidente Udc, cattolico 'doc', frena le posizioni del cardinale Carlo Maria Martini in tema di eutanasia. D'accordo con il porporato sul distinguere eutanasia e accanimento terapeutico, non condivide invece la posizione dell'ex arcivescovo di Milano sul caso Welby: "La sua non è stata una battaglia per la rinuncia all'accanimento terapeutico - afferma Buttiglione al 'Giornale' - ma piuttosto per rendere incerti i confini tra eutanasia, testamento biologico e accanimento terapeutico".
Il cardinale Martini invita a "non trascurare la volontà del malato". "La lucidità - ribatte il presidente dell'Udc - è importante ma se io chiedo lucidamente l'eutanasia è un motivo sufficiente per concedermela? Nessuno può ordinare a un altro uomo di ucciderlo. Su questo - conclude - ci vuole grande chiarezza".

"Ringrazio il cardinale Martini per la chiarezza e la sensibilità con cui ha portato l`attenzione di noi tutti sulla cura al malato". Commenta così Fiorenza Bassoli, responsabile welfare dei Ds, la lettera pubblicata oggi da un quotidiano nazionale dove il cardinale riflette sui temi della malattia e dell`accanimento terapeutico.
"Rispetto alla negligenza terapeutica, si osserva che negli ultimi anni - spiega l`esponente dei Ds -, a un aumento delle patologie invalidanti non è corrisposta una riorganizzazione del sistema sanitario. Esistono problemi organizzativi a cui far fronte, ma penso che il patto per la salute sottoscritto dal ministero con le Regioni consenta di affrontarne alcuni e dare al più presto risposte. La commissione igiene e sanità del Senato - dice Bassoli in qualità di relatrice della legge sul testamento biologico (o dichiarazione anticipata di volontà) - dal mese di luglio ha messo nel programma di lavoro l`immediata discussione dei testi di legge sulle dichiarazioni anticipate di volontà, e non sui pdl, che pure erano stati presentati, riguardanti l`eutanasia".
"A fronte delle scoperte scientifiche e tecnologiche che hanno cambiato radicalmente l`intervento medico sanitario e reso molto più labile il confine fra la vita e la morte - continua Bassoli - è importante definire un testo di legge che eviti procedure mediche sproporzionate. E` a questo che vogliamo arrivare, senza mai lasciare il malato in una situazione di abbandono. E` giusto parlare di limitazione dei trattamenti, invece che di sospensione, perché, pur tenendo conto della dichiarazione di volontà del malato, assicurare la sedazione dal dolore e le attenzioni umane e strutturali migliori sarà un dovere del nostro sistema assistenziale. Penso anch`io che la legge francese possa essere di ispirazione, e il dibattito di queste settimane ci porta a dire che l`approvazione di un testo di legge sia anzitutto rispetto dei diritti delle persone nel loro passaggio tra la vita e la morte. Per evitare l`accanimento terapeutico e garantire a tutti assistenza fino all`ultimo - conclude la responsabile welfare - penso sarebbe importante stabilire livelli di assistenza che definiscano cure essenziali nella fase finale della vita, che valgano non solo nelle strutture ospedaliere ma anche a domicilio. Apprezzo l`appello del cardinale alla Chiesa perché partendo da ciò che è definito nel catechismo sia sempre attenta al diritto delle persone di accettare la morte come limite della condizione umana".

"Mi piace pensare che non sia ipocrita o rituale il pressocche' universale consenso alle limpide e sagge riflessioni del card. Martini sul confine ultimo della vita. E' la prova che, se si abbandonano superficialita', opposti fondamentalismi e strumentalizzazioni politiche, sulle questioni eticamente sensibili e' possibile fare sintesi culturale e legislativa. Cosi' pure e' possibile coniugare etica cristiana, ragione universale e laicita' dello Stato". Lo dice il deputato dell'Ulivo, Franco Monaco.

"Solo Marino e Salvi possono aver interpretato le parole del Card. Martini in direzione pro-eutanasia. Un chiaro caso di lettura della realta' distorta dal desiderio". Lo dice Luca Volonte' in una nota. "Piuttosto il Presidente Marino, dall'alto della sua carica istituzionale, dovrebbe cogliere tutte le preoccupazioni sulla mancanza di cure per stimolare un maggiore impegno da parte del Ministro Turco".

"Un'apertura di grande spessore e umanita' che apre un dibattito tra i cattolici ma che credo valga un po' per tutti quanti, molto importante, di grande intensita'". Cosi' il ministro Emma Bonino. "Credo che molti cattolici - dice ancora Bonino - che pure avevano a giusto titolo vissuto con grande disagio la posizione della chiesa possano essersi sentiti rappresentati dalle parole del cardinal Martini ed anche riconciliati.
Questo vuol dire che anche all'interno della chiesa esistono posizioni diverse e penso che ci sia una grande speranza proprio per quei cattolici e credenti che hanno un vissuto di dolore o contraddizione o comunque opposto o diverso da quanto il Vaticano esprime. Questa diversita' di accenti e posizioni da' speranza a tutti , ma in particolare a questi credenti che hanno vissuto con grandissimo disagio la posizione del Vaticano. E questo vale non solo per la questione testamento biologico o contro l'accanimento terapeutico ma anche su una serie di altri temi eticamente sensibili che vivono cittadini religiosi o credenti".


'L'apertura del Cardinale Martini e' un fatto importante che deve stimolare il Parlamento a riprendere, in tempi brevi, la discussione su questo tema cosi' delicato'.
Lo afferma Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi che aggiunge: 'La posizione del cardinal Martini rischia di essere di gran lunga piu' avanzata di quella di una certa politica che ha posto un netto veto alla discussione'. 'La morte di Piergiorgio Welby - prosegue Bonelli - non puo' essere rimossa, come non si possono trascurare il suo appello e le richieste di tutti coloro che si trovano nelle sue medesime condizioni'.
'L'apertura da parte di un settore importante della chiesa e le parole del cardinal Martini siano un ulteriore stimolo al Parlamento per riprendere al piu' presto la discussione ed arrivare in tempi brevi ad una soluzione di civilta', ha concluso il capogruppo a Montecitorio del sole che ride.

Occorre fare chiarezza tra eutanasia, testamento biologico e accanimento terapeutico. In tal senso la richiesta del cardinale Martini è "condivisibile". A parlare è Gaetano Quagliariello (Forza Italia).
"Vi è una condivisibile esigenza di chiarezza - sottolinea Quagliariello ad Apcom - una cosa è l'eutanasia, cosa molto diversa è il testamento biologico, e una cosa ancora diversa è la problematica relativa all'accanimento terapeutico, molto difficile da valutare perchè è legato all'unicità della persona umana. Quindi - prosegue l'esponente di Forza Italia - bisogna quanto mai essere attenti a una definizione normativa in questo campo e le risposte possono avvenire da una corretta interazione paziente-medico".
"È evidente - osserva ancora Quagliariello - che la volontà del paziente deve essere tenuta in considerazione, ma bisogna evitare che questa richiesta sia brandita per aprire la porta verso l'eutanasia, cosa invece diversa".

E' "giusta" la strada indicata dal cardinale Carlo Maria Martini per mettere sempre di più il paziente al centro dei processi decisionali che lo riguardano, senza però lasciarlo mai solo: "Da parte del cardinale non c'è alcuna apertura all'eutanasia". La senatrice teodem Paola Binetti (Margherita) commenta ad Apcom il lungo articolo del porporato. "La posizione del cardinale Martini va letta come un messaggio di speranza perché ci sia un dialogo costante tra il malato e il medico, per giungere insieme a prendere le migliori decisioni possibili sotto il profilo scientifico, e le più giuste sotto il profilo etico.
Nell'articolo c'è una esplicita condanna della eutanasia e non c'è nessun riferimento esplicito al testamento biologico, è - continua la Binetti- un articolo molto bello e molto importante, che richiede una attenta riflessione, per cogliere in profondità una serie di distinguo fondamentali, attraverso i quali si sviluppa il pensiero del cardinal Martini".
"Martini - prosegue l'esponente teodem, ex presidente del Comitato Scienza e Vita - inizia il suo articolo chiedendo di garantire a tutti una buona sanità, come quella che lui stesso ha sperimentato in prima persona, per cui è grato a quanti si sono presi cura di lui. Sottolinea la differenza tra accanimento terapeutico e negligenza terapeutica e si dice preoccupato soprattutto di questo rischio. Il valore della giustizia esige che il diritto alle cure diventi un diritto effettivamente accessibile a tutti e Martini chiede che ci sia una risposta istituzionale per venire incontro ai bisogni reali dei pazienti.
Il cardinale è preciso e puntuale nel denunciare le lunghe liste di attesa, la priorità data a pazienti il cui ricovero risulta più remunerativo sotto il profilo economico, a scapito di altri pazienti non ricoverati per mancanza di posti letto, oppure, se ricoverati, spesso trascurati. Martini fa della discriminazione dei malati un punto importante di riflessione etica per tutto il sistema sanitario nazionale". Per Binetti "Martini pone al centro della nostra attenzione tutta la medicina palliativa.
Personalmente - prosegue l'esponente dl - ritengo che nel garantire accessibilità alle cure a tutti e nel promuovere una intensa diffusione delle cure palliative, dobbiamo raccogliere la vera sfida della medicina del nostro tempo".
Binetti si rivolge direttamente al ministro della Salute, Livia Turco: "Chiederei al ministro due cose: un intervento sui modelli organizzativi perchè venga davvero garantito a tutti, il più tempestivamente possibile, la qualità delle cure senza nessuna forma di discriminazione e un investimento specifico nel campo dell'assistenza ai malati terminali. Penso, ad esempio, a un miglioramento dell'assistenza domiciliare dei pazienti terminali e a un potenziamento delle cure palliative, in modo che nessuno debba mai soffrire della negligenza terapeutica a cui fa riferimento il cardinale".
L'esponente della Margherita si dice anche d'accordo sulla necessità di distinguere tra il cosiddetto accanimento terapeutico e "la sospensione delle cure", che Martini vede soprattutto come limitazione del trattamento. I nuovi progressi della scienza e della tecnica pongono anche nuovi obiettivi alla formazione del medico, perché sappia operare con la saggezza che le situazioni nuove in cui può trovarsi richiedono. No quindi ad una esasperata tecnologizzzazione dell'assistenza, ma anche no a qualunque forme di abbandono o di trascuratezza del paziente. Non a caso - prosegue Binetti - il cardinale insiste sulla necessità di prolungare l'assistenza commisurandola alle effettive esigenze della persona, assicurandogli fino all'ultimo momento cure infermieristiche e sedazione del dolore.
Per Martini non sono tollerabili interventi diretti ad abbreviare la vita, causando la morte del paziente, come accade con l'eutanasia, mentre la limitazione delle cure rientra a pieno titolo nel programma terapeutico che medico e malato debbono fare insieme, rispettando i desideri e la volontà di quest'ultimo. Ma per Martini - ribadisce la teodem - è fondamentale che il paziente non venga mai lasciato solo, in condizione di isolamento, nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni.
L'accompagnamento del paziente in questa fase delicata della sua vita è una delle più alte espressioni della umanità e della competenza professionale del personale sanitario".
E sul diritto del paziente a decidere sul proprio destino? "Sono pienamente d'accordo con Martini quando sostiene il diritto del paziente a partecipare a ogni decisione che riguardi la sua malattia e la sua salute. Il cardinale - risponde Binetti - mette in evidenza come il rispetto per la volontà del paziente non significa un principio di autonomia assoluta. Per valutare correttamente quando ci si trovi davanti a possibili forme di accanimento terapeutico, non esiste una regola matematica ma occorre un attento discernimento e un supplemento di saggezza".
"Martini accenna anche alla possibilità che medico e malato siano entrambi tutelati nelle loro decisioni e nei rispettivi diritti e doveri che ne conseguono, davanti alla legge, ma -insiste l'esponente dl - senza che questo implichi in nessun modo la legalizzazione della eutanasia. E' ben attento Martini a ribadire questo punto e non teme di apparire insistente, anche quando accenna alla recente normativa francese su questi aspetti. La rigorosa laicità con cui il cardinale ha condotto tutta la sua riflessione sull'atteggiamento che medico e malato debbono tenere davanti alla morte, assuma nell'ultimo passaggio dell'articolo un nuovo slancio. La vita e la morte non possono essere considerati con uno sguardo esclusivamente terreno, il senso della vita si rivela più profondamente quando si pensa alla misericordia di Dio e alla promessa della vita eterna".
Questa la conclusione di Binetti: "La riflessione sulla morte senza tenere conto che c'è una prospettiva che va oltre la morte stessa, corre il rischio di essere parziale e di non aiutare il paziente a dare senso e significato al suo dolore e alla sua sofferenza. Il riferimento alla trascendenza e alla misericordia di Dio, presente in ogni religione, non può che aiutare ognuno di noi ad avere meno paura e della sofferenza e della morte".

Apprezzamento senza riserve dal vicepresidente della Camera, Pierluigi Castagnetti. "E' un intervento nel quale mi riconosco totalmente - afferma Castagnetti - e che rivela l'intensità di un pensiero elaborato e ruminato nel silenzio del suo eremo a Gerusalemme".
"Non c'è apertura verso l'eutanasia - osserva l'esponente dell'Ulivo - ma un invito alla riflessione, in primo luogo alla chiesa e anche alle istituzioni, attorno al tema della sofferenza dell'uomo che evoca coerenza dottrinale e anche grande apertura e compassione nel senso etimologico del termine (cioè patire con), per le condizioni di sofferenza che possono investire gli uomini.
La dottrina è importante - conclude Castagnetti - ma la compassione e la misericordia non lo è di meno".
Nell'editoriale, per il vicepresidente della Camera, "è visibile l'intensità di una conoscenza e di un amore dell'uomo che hanno sempre distinto le parole e il magistero di questo straordinario Pastore".

Il ministro per lo Sviluppo Pierluigi Bersani sollecita un un'attenta riflessione sull'editoriale del cardinale Martini. "Vorrei che l'Italia si fermasse un attimo e leggesse le parole del cardinal Martini. Queste parole -afferma- possono contribuire a trovare su questi temi la strada che cerchiamo".

'Il Card. Martini parla. Su tutto. I vescovi italiani su tutto, invece, tacciono'. Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga commentando la posizione assunta dall'Arcivescovo emerito di Milano sull'eutanasia.

 'Naturalmente sono d'accordo con le considerazioni che provengono da una figura dell'altezza spirituale del cardinale Martini che illumina da decenni generazioni di cristiani. Escludo, per la verita', che Martini apra all'eutanasia, il suo e' piuttosto un no problematico e ricco di misericordia come sempre debbono essere i no dei cristiani'. Lo afferma il segretario della Democrazia Cristiana per le Autonomie, Gianfranco Rotondi.
'Dobbiamo dire di no alla vita come diritto disponibile per l'uomo - conclude - ma un ragionevole si' al diritto di interrompere terapie che, in fondo, si oppongono alla volonta' di Dio o della natura a seconda dei punti di vista'.

"Il cardinal Martini dimostra in materia di eutanasia e testamento biologico di essere piu' avanti di molti dirigenti dell'Ulivo". Questo il commento di Francesco Mosca, segretario nazionale della Federazione dei Giovani Socialisti.
"Risulta evidente che all'interno della Chiesa- conclude il giovane dirigente Fgs- esistono posizioni diverse, quindi la corsa alla mediazione sui temi eticamente sensibili di taluni esponenti dell'Ulivo, come la senatrice Serafini, vengono smentiti dal fatto che le posizioni della Chiesa non coincidono sempre con quelle della senatrice Binetti".
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