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 ITALIA - ITALIA - Suicidio assistito. Ex consigliere Pdci malato di sla va a morire in Svizzera
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27 giugno 2012 10:39
 
Ha deciso di finire i suoi giorni in modo "dolce" scegliendo la "morte assistita" in una clinica svizzera. E' il percorso deciso, volontariamente, da Vittorio Bisso, 53 anni, malato di Sla, un passato in politica da consigliere regionale del Pdci e poi dei Comunisti italiani.
Come riporta 'La Nuova Venezia', Bisso combatteva la sua battaglia contro la Sla (sclerosi laterale amitrofica) da due anni. Si era recato anche in Thailandia per tentare una sperimentazione a base di cellule staminali, ma non aveva funzionato. L'esponente politico era in cura al Centro Sla di Padova ma, dato l'aggravarsi del suo stato, nel febbraio scorso aveva deciso di non voler subire l'accanimento terapeutico.
Aveva, quindi, nominato la moglie "amministratore di sostegno" per recarsi in Svizzera e affrontare, così, il suo ultimo viaggio in un centro per la "morte dolce" in Svizzera. Nel documento che Bisso aveva presentato al tribunale di Dolo era evidenziata a chiare lettere la volontà di non voler subire interventi che avrebbero potuto prolungare la sua esistenza.

La vicenda di Vittorio Bisso, ".... evidenzia la crudelta' di costringere a morire in esilio. Dopo Lucio Magri un altro caso pubblico di suicidio assistito in Svizzera per eludere il divieto in Italia, mentre in Parlamento si vuole persino impedire che una legge legittimi il testamento biologico. Il suicidio assistito e' un'opportunita' in piu'". E' la considerazione di Silvio Viale, medico di Exit-Italia, presidente di Radicali Italiani e dirigente dell'Associazione Luca Coscioni, alla notizia della morte di Vittorio Bisso, malato di Sla.
Viale, che ha recentemente partecipato alla conferenza mondiale delle associazioni per il diritto a morire (World Federation Right-to-Die Societies) a Zurigo in occasione del trentennale di Exit-Switzerland, ha proseguito: "Le vicende di Vittorio Bisso e Lucio Magri, come quelle pubbliche di Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli e Eluana Englaro, dimostrano che non c'e' nessuna contraddizione a battersi per l'assistenza ai malati, le cure palliative, la ricerca scientifica, il suicidio assistito e l'eutanasia. Bisogna avere l'umilta' di ammettere che non si puo' sapere come ognuno di noi reagirebbe in casi come quelli di Vittorio Bisso e Lucio Magri, ma che proprio per questo occorre potere avere l'opportunita' di porre fine con dignita' e serenita' alla propria vita, senza dovere seguire tutto il calvario del dolore e della sofferenza. Per questo, facendo parte di associazioni che si battono per il diritto di scelta anche nella morte, non posso che rendere onore a Vittorio Bisso che ha voluto rendere pubblica la sua vicenda".
"Mi attendo che anche per lui, come per Lucio Magri, la magistratura italiana non apra alcun fascicolo, rendendo sempre piu' tollerato recarsi in Svizzera per ottenere quel trattamento eutanasico che la crudelta' italiana rifiuta. Se viceversa la magistratura volesse perseguire ipotesi di reato - conclude - questo potrebbe contribuire alla battaglia molto di piu' di un Parlamento vile e impietoso, succube dell'integralismo ipocrita".
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