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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Suicidio assistito, niente da fare per Debbie Purdy
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19 febbraio 2009 0:00
 
La corte d'appello di Londra non intende 'chiarire' la legge sul suicidio assistito, perche' le direttive esistenti sono abbastanza chiare: e' stato cosi' respinto l'appello di Debbie Purdy, 45 anni, malata di sclerosi multipla, che sta pensando di andare a morire nella clinica Dignitas in Svizzera, ma vuole esser certa che il marito, Omar Puente, non sia perseguito per averla assistita nel suicidio se la accompagnera'. 'Credo di aver mostrato che ho ragione, anche se ho perso l'appello', ha detto Debbie, che nel 1995 fu diagnosticata di sclerosi multipla progressiva e vive su una sedia a rotelle dal 2001. Ora, ha aggiunto, si consultera' con i legali per un probabile ricorso ai Law Lords, la piu' alta istanza giuridica britannica. I magistrati della corte d'appello hanno detto che 'nonostante la nostra comprensione per la terribile situazione in cui si trovano la signora Purdy e il signor Puente, questo appello dev'essere respinto'. Per loro, le direttive date dalla procura generale del Regno sono sufficienti, come aveva detto a ottobre l'Alta corte, non si puo' decidere su un caso specifico, e la legge puo' essere cambiata solo dal Parlamento. Oltretutto, hanno notato, anche se un imputato di assistenza a un suicidio fosse condannato, il tribunale potrebbe decidere di non infliggere alcuna sanzione. 'La corte ha deciso che non puo' darmi il chiarimento di cui ho bisogno - ha detto Purdy - Non sono pronta a lasciare che mio marito affronti la giustizia britannica senza di me. Sarebbe un incubo, molto peggiore della prospettiva di una morte prematura'. In Inghilterra e Galles aiutare o consentire il suicidio e' un reato che prevede fino a 14 anni di carcere. Finora non c'e' mai stata alcuna azione legale nei confronti dei parenti dei 101 britannici che si sono avvalsi dei servizi della clinica elvetica, dove i medici somministrano una dose letale di barbiturici. Non e' la prima volta, comunque, che questo delicato punto viene posto all'attenzione della magistratura: nel 2001, Diane Pretty, che aveva la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), non riusci' ad ottenere l'immunita' per il marito, se la avesse aiutata a morire nel Regno Unito. Lo scorso dicembre, il procuratore generale Starmer decise che non ci sarebbe stato un processo per i genitori di Daniel James, un ex rugbista britannico di 23 anni, paralizzato dal collo in giu', che era morto in settembre nella clinica Dignitas.   
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