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Come una boccata d'aria fresca
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Articolo di Annapaola Laldi
1 agosto 2009 0:00
 
E' lunedi' 27 luglio 2009. Stamani, alle sette e mezzo (che poi erano le sei e mezzo solari) sul mio terrazzo, all'ombra, la temperatura aveva gia' superato i venti gradi, segno di un'altra giornata rovente e asfissiante. Ma anche la testa avevo arroventata a causa delle notizie lette ieri sul giornale, stretta com'era ancora nell'assedio delle tragedie, che ogni giorno si consumano dai boschi alle strade -tanto per restare in Italia-, della corruzione quasi ad ogni livello, della violenza, della oscenita' e della stupidita', della meschinita' dei battibecchi, anch'esse molto italiane e in apparenza senza limiti. Cosi', mentre aspettavo che passasse il caffe', mi sono messa a sfogliare il "Bollettino dell'Amicizia Ebraico Cristiana" di Firenze, che sabato non avevo avuto tempo di guardare. E…
E ho sentito che l'aria si faceva subito piu' fresca e respirabile -in tutti i sensi. Infatti, il primo pezzo che mi e' venuto incontro ("In ricordo di Gabriella Lampronti") parla di una cosa che mi sta molto a cuore e che, secondo me, e' fondamentale per vivere bene sul serio; vi si parla, detto in parole mie, del fatto di "prenderci sul serio", di ascoltare davvero noi stessi e le altre persone, di dare credito a noi stessi e agli altri. Il che significa certamente affrontare la paura di essere "originali" e di agire fuori dagli schemi prefissati che spesso sono talmente interiorizzati da far sembrare naturale il conformismo del sospetto, del pregiudizio o addirittura dell'inimicizia; ma e' necessario prendere coscienza che tutto cio', invece di proteggerci, ci chiude in una gabbia e soprattutto ci impedisce di comprendere quello che e' il compito della nostra vita e di svolgerlo al meglio delle nostre possibilita'. E questo, a prescindere dal fatto di essere figli e figlie di genitori appartenenti a religioni diverse, come e' il caso di cui si parla in questo scritto, in cui di Gabriella Lampronti si dice che "ha considerato il proprio battesimo una opportunita' di vita per essere ponte fra ebrei e cristiani". Infatti, a ben guardare, possiamo vedere, o quanto meno intuire, che ognuno ha, nella vita, un proprio compito originalissimo, e ciascuno e', puo' essere, di fatto, un ponte lanciato fra situazioni e realta' diverse, ben vive nel proprio intimo.
Cosi' ho deciso di proporre alle mie tre lettrici e ai miei due lettori questo scritto di Manuela Sadun che e' la presidente dell'Amicizia Ebraico-Cristiana di Firenze, al quale aggiungo un altro ricordo tratto dallo stesso "Bollettino AEC"; questa volta e' una composizione in versi che fa memoria di un altro "ponte" o, come amava egli stesso definirsi, un "passatore" fra le tre culture/religioni abramatiche, e cioe' Nathan André Chouraqui, "morto di gioia" a 90 anni, il 9 luglio 2007.
Non aggiungo altro. Ciascun pezzo parla da se'. Buona lettura, dunque, e tanti auguri, come pare dicano i giapponesi, "per il grande caldo dell'estate".
 
1) In ricordo di Gabriella Lampronti (di Manuela Sadun)
Vorrei ricordare Gabriella Lampronti che l'estate scorsa ci ha lasciato, dopo una vita intensa e faticosa. Era figlia di un matrimonio misto, il padre ebreo, la madre cristiana. Non era pertanto facilmente collocabile per la mancanza di un'appartenenza definita e definibile. Appartenenza complessa non scelta ma da accettare consapevolmente, collocandosi fra coloro che hanno una doppia appartenenza, non riconoscibili in nessuna comunita' ebraica; ha considerato il proprio battesimo una opportunita' di vita per essere ponte fra ebrei e cristiani.
Nel nostro pellegrinaggio esistenziale non si puo' rinunciare a niente di noi stessi; se si reprime o rimuove una parte di noi stessi, e' quella parte che in maniera sempre piu' impellente reclama di essere vissuta, di essere riconosciuta, di essere rispettata. Nella propria storia non si puo' rinnegare niente impunemente, bisogna avere il coraggio di recuperare tutto perche' la vita non diventi una fuga continua; troppo grande e' il prezzo di certe rinunce o perdite.
Se si e' fuori dagli schemi, si e' difficilmente collocabili e accettabili secondo il modo comune di pensare e questo provoca una grossa tensione.
Molte sono le famiglie che hanno storie di matrimonio misto, per le quali anche la scelta unilaterale non e' facile e neanche giusta. La scelta duplice e' difficile e non facile da gestire anche perche' si e' soli, strani e chi e' di fuori non riesce a concepire quella che in fondo e' la scelta piu' normale, adeguata alla propria storia. Le due appartenenze sembrano inconciliabili, ma tali sono per la nostra limitatezza, per i nostri preconcetti che abbiamo paura di sconvolgere. Per questo suo cammino faticoso di voler conciliare due aspetti religiosi diversi [Gabriella Lampronti] e' stata un personaggio importante e significativo nell'Amicizia Ebraico Cristiana. Tutti noi non possiamo essere attaccati a modelli troppo stretti e rigidi se non vogliamo rinunciare a una parte di noi stessi. Non esiste un modello con cui identificarsi pienamente, ognuno ha la sua storia e il proprio cammino ed e' assurdo fare nette separazioni che si ritorcono contro noi stessi.
Se siamo identificati con un gruppo religioso non sempre siamo in grado di apprezzare gli altri gruppi religiosi e da qui possono nascere le ostilita'. Invece e' necessario imparare a vedere dal di dentro limiti e pregi di tutte le istituzioni religiose e non lasciarsi travolgere dal pensiero comune gia' pronto. Naturalmente molto piu' ricco e fecondo e' questo pensiero della doppia appartenenza, sudato e ricco di sorprese. Rinunciare a tale sfida significherebbe soffocare una dimensione fondamentale del proprio essere.
Qualsiasi altra via potrebbe sembrare piu' facile, ma non per chi vuole vivere totalmente la propria vita.
Allora forse anche noi dovremmo riflettere e imparare ad accettare la propria storia, il proprio pensiero, i propri sentimenti, accogliendo da attori la propria vita, invece di sottometterla sotto l'ombrello comune, apparentemente piu' comodo, ma in realta' senza soddisfazione. Proprio per tutto questo dobbiamo essere grati a Gabriella e a tutti quelli come lei che ci mettono in discussione e ci fanno scorgere quel pezzetto di verita' di cui ciascuno di noi sarebbe portatore se fosse piu' umile. (Da: "Bollettino dell'Amicizia ebraico-cristiana di Firenze" 1-2/2009, p. 68)
 
2) MORIRE DI GIOIA (Lorenzo Chiarinelli, vescovo di Viterbo)
 
Sazio di giorni, come dice la Bibbia,
si e' addormentato a novant'anni
e ha raggiunto la schiera dei Padri.
Ebreo di origine e di fede,
con nome di antica derivazione araba,
europeo occidentale per scelta e cultura.
Molto ha scritto e tradotto:
per ebrei, musulmani e cristiani.
Ha venerato la parola di Dio.
Ha ricordato - e' una consegna -
I doveri dell'uomo - le dieci parole -
nelle tre grandi religioni di Abramo.
E si e' raccontato in un libro
'Forte come la morte e' l'amore',
e in questo libro ha lasciato,
in tre parole, il suo epitaffio:
 
'Nathan André Chouraqui
1917-…
Morto di gioia'
 
Oggi, quando riposa vicino a casa,
sul Monte degli Ulivi,
ai 'puntini' dell'epitaffio
aggiungiamo '2007', facendo memoria di lui
con ammirazione, riconoscenza, preghiera.
Signore, quest'uomo -solo tu
ne conosci il segreto del cuore -
ha avuto cura della tua Parola,
traducendo con intelligenza e passione,
e lo ha fatto come 'opera messianica':
avvicinare i lontani, unire i distanti,
far risuonare l'identico nel molteplice,
superando Babele.
Soprattutto e' stato un inesauribile
cercatore d'amore:
'La grazia della vita e' amare l'amore'.
E consegnando, con coraggiosa fiducia,
la traduzione del Nuovo Testamento, grida:
'Uomini, fratelli miei, e' tempo
di rispondere alla chiamata dell'amore'.
Forse e' qui il senso vero dell'epitaffio:
morto di gioia.
Come ricorda il Salmo (4) che canta
'Gioia hai posto nel mio cuore
piu' di quando essi abbondano
In grano e mosto".
Signore,
per saper morire d'amore,
insegnaci, giorno dopo giorno,
a vivere d'amore,
ovunque chiama.
(In "Bollettino dell'Amicizia Ebraico-Cristiana" di Firenze, 1-2/2008, p. 57s.).

 
NOTA
L'"Amcizia ebraico-cristiana" di Firenze e' la prima associazione di questo nome nata in Italia, e precisamente nel 1950 (in Francia l'esperienza e' iniziata nel 1942). Pubblica un bollettino che esce due volte l'anno. Non ha un sito internet; il suo indirizzo e': AEC -casella postale 282-Firenze Centro-50123 Firenze.
Si segnala qui il sito dell'AEC di Torino che invece e' presente su Internet a questo indirizzo:
clicca qui
 
Nathan André Chouraqui era nato a Ain-Témouchent, in Algeria, l'11 agosto 1917 ed e' morto a Gerusalemme il 9 luglio 2007. Di famiglia ebrea, imparo' gia' in tenera eta' l'ebraico alla scuola ebraica e il francese alla scuola materna del quartiere tenuta da suore cattoliche. A sei anni fu colpito da paralisi infantile, dalla quale tuttavia si riprese abbastanza bene grazie alle cure ma anche a una grande forza di volonta' (nel 1934 fu pero' sottoposto a un intervento chirurgico a una gamba rimasta gravemente colpita). Studio' in Algeria fino alle soglie dell'universita' che invece frequento' a Parigi, dove si laureo' in legge, senza trascurare lo studio dell'ebraico, a cui aggiunse anche quello dell'aramaico. Durante la guerra, passo' il periodo dell'occupazione tedesca della Francia alla macchia, dove comincio' a scrivere anche su soggetti islamici. Dopo la guerra, tornato in Algeria, si perfeziono', fra l'altro, in diritto marocchino e tunisino. Viaggio' molto in Africa e in Europa, poi anche in America e in Asia, tenendo conferenze su diversi argomenti, fra cui quelli inerenti la liberta' civile e religiosa e presentando i libri che andava scrivendo a mano a mano, opere originali e traduzioni di libri biblici e di altro genere. Ovunque prese e mantenne contatti con le piu' svariate comunita' e personalita' civili e religiose. Del luglio-agosto 1950 e' la sua prima visita in Israele, dove si reco' via mare. Nel luglio 1956 fu ricevuto in udienza privata da papa Pio XII. Nel 1961 prese la cittadinanza israeliana pur conservando quella francese, e partecipo' attivamente alla vita politica del paese, sempre con l'obiettivo di realizzare una convivenza pacifica fra arabi ed ebrei e un autentico e fecondo dialogo interereligioso. Dal 1960 collaboro' attivamente con Jules Isaac, quando quest'ultimo prepara la sua visita in Vaticano, dove consegnera' a papa Giovanni XXIII un dossier che servira' di base al documento conciliare sul dialogo fra le religioni "Nostra Aetate". Nel 1977 usci' l'edizione principe della traduzione in francese della Bibbia e nell'ottobre dello stesso anno Chouraqui la presento' a papa Paolo VI. Nel marzo 1979 incontro' il nuovo papa, Giovanni Paolo II, che stava lavorando alla preparazione della riconciliazione fra chiesa e sinagoga e fra la Santa Sede e lo Stato d'Israele. Incontrera' questo papa di nuovo nel 1985. Nel 1984 comincio' la traduzione del Corano che verra' pubblicata nel 1990, anno in cui Chouraqui incontro' il Dalai Lama a San Miniato a Firenze. Innumerevoli sono i riconoscimenti che Chouraqui ebbe durante la sua vita cosi' intensa e laboriosa, allietata dalla nascita di 5 fra figli e figlie e di molti nipoti.
 
- Su Nathan André Chouraqui si puo' visitare il suo sito: clicca qui
- La Bibbia tradotta in francese da Chouraqui si trova qui: clicca qui
- Una breve biografia con bibliografia si trova qui: clicca qui
- Un altro profilo si trova qui: clicca qui
- Una minuziosa biografia in francese si trova qui: clicca qui
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