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EP 0695351. Un colpo al cerchio ed uno alla botte, ma si procede
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Articolo di Grazia Galli
25 luglio 2002 18:09
 
E' notizia di questi giorni che l'ufficio europeo per i brevetti (EPO) ha modificato il brevetto EP 0695351, concesso nel 1999 all'Universita' di Edimburgo ed alla Stem Cell Sciences di Melbourne. Il brevetto e' intitolato "Isolamento, selezione e replicazione di cellule staminali transgeniche animali". Per capire di che si tratta, ci siamo andati a leggere il testo del brevetto che, in estrema sintesi, garantisce ai richiedenti i diritti commerciali sulle tecniche di selezione delle cellule staminali embrionali basate sull'utilizzo dell'ingegneria genetica. Per chiarire meglio anche ai non "addetti ai lavori" il problema e' il seguente. Quando si cerca di isolare e far crescere in coltura le cellule staminali embrionali, invariabilmente crescono anche altre cellule, e poiche' queste ultime crescono in genere meglio e piu' velocemente, con il passar del tempo le cellule staminali originariamente presenti nella coltura soccombono alla competizione (per fattori nutritivi e quant'altro) e scompaiono. Austin Smith e Peter Mountford, idearono alcune soluzioni a questo problema: inserire, mediante ingegneria genetica, nelle staminali embrionali o nelle cellule contaminanti un gene per una proteina "bandiera" che, una volta prodotta, permettesse di distinguere le une dalle altre.

Da qui il brevetto, che copre in realta' qualunque tipo di modificazione genetica indotta nelle cellule embrionali, staminali o di altro tipo, volta a permettere la selezione delle cellule staminali embrionali dal resto delle celulle derivate da un embrione animale, uomo incluso. Secondo i Governi di Italia, Olanda, Germania nonche' da Greenpeace, ed altre 11 Ong, la concessione di questo tipo di brevetto era da considerarsi inammissibile in base agli articoli 83, 53(a) ed alla Norma 23d(c) della Convenzione Europea sui brevetti. La revisione imposta dall'Epo esclude la specie umana da quelle comprese nel brevetto, ed accetta solo il ricorso basato sulla norma 23d(c). Per capire il significato di questa sentenza, occorre fermarsi un momento a considerare quanto previsto dai succitati articoli. Il numero 83 stabilisce che, per essere ammissibile, una richiesta di brevetto deve descrivere dettagliatamente la metodologia coperta, in modo che essa sia riproducibile da parte di un esperto del settore. L'articolo 53(a) specifica la non ammissibilita' di invenzioni la cui applicazione sia contraria all'ordine pubblico o alla moralita'. La norma 23d(c) preclude la possibilita' di sfruttamento commerciale o industriale degli embrioni umani.

Anche chi come noi ha nozioni di biologia ma non ha esperienza di brevetti, risulta evidente che il ricorso all'articolo 83 non potesse essere accettato. Piu' importante e significativa ci appare la decisione dell'Epo di non ritenere che le tecniche sottoposte a brevetto siano lesive dell'ordine pubblico o della moralita'. In questo senso, molto ha sicuramente contribuito il fatto che i titolari del brevetto siano due rinomati scienziati, che hanno sottoscritto un impegno formale a non usare queste tecniche per interventi sulla linea germinale (si legga che non le useranno per la clonazione riproduttiva). La decisione dell'Epo dunque parla chiaro: stabilisce, in base alla normativa comunitaria, la non brevettabilita' dell'applicazione di queste tecniche agli embrioni umani. Di certo la normativa Ue non e' perfetta, ma da essa non consegue, almeno per l'Ufficio europeo brevetti, che la ricerca sugli embrioni sia da considerarsi immorale o vietata.

Ancora una volta, ci sembra che dall'Unione europea vengano chiari inviti a cercare una mediazione pragmatica ai conflitti insorti nel dibattito "bioetico". Come gia' successo nel fissare i criteri di assegnazione dei finanziamenti del VI programma quadro, le istituzioni comunitarie hanno optato per una soluzione di compromesso che, se ancora non risolve tutte le ambiguita' concernenti il "caso embrione", ci pare dia un chiaro segnale di ritenere inammissibili i problemi sollevati dai Governi che nelle proprie legislazioni hanno dato peso eccessivo ad una morale di parte.
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