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Fernando Savater sulla depenalizzazione della droga e la Colombia
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
1 maggio 2005 18:16
 
Il filosofo spagnolo Fernando Savater propone di depenalizzare la droga: "solo cosi' finira' questa fonte infinita di denaro che mantiene la guerriglia e i paramilitari". Lo spiega nell'intervista pubblicata sul quotidiano colombiano El Tiempo con Yamid Amat.
Savater filosofo, noto per il suo pensiero libertario e anticonformista, giornalista opinionista del quotidiano madrileno El Pais, e' anche portavoce di "Basta Ya", piattaforma contro la violenza e il terrorismo dell'Eta.
"L'etica ha fondamentalmente tre virtu'. Coraggio per vivere, generosita' per convivere e prudenza per sopravvivere". Savater nella sua opera "Etica per Amador" (1991, "Etica per un figlio", ed. Laterza), non solo spiega di cosa tratta l'etica, ma mostra anche come applicarla alla vita quotidiana, e indicava cosi' ad Amador, il figlio oggi trentenne, e ai giovani piu' in generale: "Non chiedere a nessuno che cosa devi fare con la tua vita. Chiedilo a te stesso".
Qual'e' la sua opinione su quello che succede in Colombia?
E' un problema molto complesso. La Colombia e' ancora un Paese con grandi ingiustizie sociali, con grande abbandono della popolazione contadina. Credo che il conflitto sia iniziato per ragioni di protesta sociale, ma che in seguito abbia preso la direzione del terrorismo; il narcotraffico ha influito, certamente, in questa confusione generale, e oggi cio' che c'e', e' un problema di violenza dei gruppi terroristi che sono passati da un remoto passato guerrigliero, al banditismo.

Non vede, di conseguenza, una ideologia guerrigliera?
No. Si vede sempre piu' chiaramente come la guerriglia non ha nulla a che vedere con la soluzione dei conflitti. La guerriglia si e' convertita in un affare.

Il terrorismo deve essere combattuto solo con la repressione?
Se esistono persone armate che vogliono mettere delle bombe, occorre avere anche qualcun'altro armato per evitare che le mettano. Perche' questo processo non si ripeta all'infinito, occorre tagliare il sostegno di una parte della popolazione. Il terrorismo e' un tipo di criminalita' che conta sul sostegno, o sulla comprensione ideologica, di una parte della popolazione; anche questo deve essere evitato. Occorre attaccare le loro fonti economiche, il riciclaggio del denaro. Nel caso della Colombia c'e' una assurda crociata contro le droghe. Se gli Stati Uniti legalizzassero le droghe, si eviterebbero tutti i problemi connessi alle droghe. Questo e' uno dei problemi di fondo che ci sono qui e uno dei problemi che hanno molti Paesi dell'America latina. Purtroppo gli Stati Uniti che sono gli inventori delle proibizioni, non permetteranno la legalizzazione.

Lei e' un sostenitore della legalizzazione?
Certamente, della depenalizzazione, per far finire l'affare.

Il narcotraffico esiste fondamentalmente per la domanda dei consumatori?
E' un problema di tutti, perche' i produttori non avrebbero problemi se non fosse penalizzato il consumo. E chiaramente, i consumatori consumano sapendo che e' penalizzato; tutti hanno le loro colpe, ad eccezione di quelli che vivono del narcotraffico e di quelli che vivono della repressione del narcotraffico, perche' esiste chi fa un affare di questo. Sono coloro che raccolgono i frutti della proibizione della droga.

Crede che la Colombia sarebbe il Paese piu' favorito dalla depenalizzazione?
Si', perche' priverebbe la guerriglia, i paramilitari e tutti quelli che stanno approfittando di questa fonte infinita di denaro che e' il narcotraffico, del loro sostegno economico piu' importante. Sarebbe molto difficile mantenere la guerriglia senza i soldi del narcotraffico.

Gli Stati Uniti accetteranno?
No. Mi sembra che questa posizione dovrebbe prenderla per prima l'Europa. E poi, con un'Europa ferma in questo senso, si potranno favorire posizioni di altri Paesi dell'America, posizioni che i Paesi iberoamericani, per timore degli Stati Uniti, non possono prendere.

La Spagna dovra' prenderla in considerazione?
L'Europa.

Si scontrera' anche con l'opposizione assoluta della Chiesa...
Sicuramente.

A proposito della Chiesa, l'elezione del cardinale Joseph Ratzinger come nuovo Papa ha aperto un grande dibattito nel mondo, sulla completa svolta a destra della Chiesa. Le piace il nuovo Papa?
Si'.

Non e' contraddittoria la sua posizione?
No, quanto peggiore sara' il Papa, meglio sara', per vedere se smettono di dargli ascolto. Piu' gente si rendera' conto dell'assurdita' di dare ascolto ai Papi. Mi fa piacere che questo Papa sia cosi' pessimo.

Come le era sembrato Giovanni Paolo II?
Era un parroco polacco, molto fotogenico; era il Ronald Reagan della Chiesa Cattolica, una persona senza molte idee, ma di presenza, appariscente in questo mondo dello spettacolo in cui viviamo.
[...]
La Spagna ha depenalizzato l'aborto, a certe condizioni, e ora ha approvato il matrimonio gay. Cosa ne pensa?
Penalizzare l'aborto e' un assurdo. A me sembra importante che un figlio non nasca da dei genitori che non lo vogliono, che non nasca per forza. Credo che cio' che deve stabilire la legislazione e' il numero delle settimane entro cui si puo' realizzare l'aborto e permettere che gli aborti si realizzino in situazioni di norme di igiene le maggiori possibili. L'aborto e' un problema di salute pubblica per lo Stato e per la persona e' un problema morale.

E dei matrimoni gay?
Occorre una discussione sul perche' si chiama matrimonio questa unione. Se infatti due persone vogliono vivere insieme a prescindere dal loro sesso, possono mettere i loro affari in ordine e sapere che uno e' responsabile della casa e che l'altro puo' avere diritto alla pensione, investire in affari comuni, ecc. Mi sembra di buon senso che lo facciano, senza che questo si chiami matrimonio.
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