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Gb. Dubbi sul lavoro della Dignitas: alcuni pazienti potevano vivere piu' a lungo
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Articolo di Katia Moscano
24 giugno 2009 0:00
 
Preoccupazione sul numero degli inglesi che si ricano in Svizzera, alla clinica Dignitas, anche se non gravemente malati. Dibattito riaperto dopo che il Guardian ha ricevuto e pubblicato la lista dei nomi dei 114 malati che dal 2002 si sono recati li' per compiere il suicidio assistito.

Il documento rivela che mentre molti avevano malattie terminali, altri avrebbero potuto vivere ancora per decine di anni.

Infatti, due persone avevano il morbo di Crohn, due tetraplegici, tre problemi ai reni, malattie cui e' possibile sopravvivere con dialisi o trapianto. Una persona aveva artrite reumatoide.

I dettagli sulle condizioni mediche dei pazienti hanno fatto crescere la richiesta di migliori condizioni nel sistema sanitario nazionale inglese, e ha riacceso il dibattito sul suicidio assistito.

Il professo Steve Field, presidente del Royal College of General Pratictioners, ha dichiarato: "Quella lista mi ha inorridito. Riconosco che alcuni pazienti hanno sofferto molto, ma sono preoccupato perche' molti di loro potevano vivere ancora per molti anni e avere una vita produttiva e significativa. Molte condizioni sono mortali, ma anche con gravi malattie avrebbero potuto vivere".

Aggiungendo che spesso le cure del sistema sanitario nazionale sono "rattoppate", ma che probabilmente molti di quei malati non erano a conoscenza di cure che avrebbero potuto prolungare la vita.

Il dottor John Saunders, presidente della commissione etica del Royal College of Physician ha dichiarato: "I malati della Dignitas hanno malattie diverse, e pare che la clinica non faccia abbastanza per aiutarli. Sembra che si adoperi solo per aiutarli a morire".

Il dottr Tony Calland, presidente della commissione etica della British Medical Association ha detto: "Il documento pubblicato e' preoccupante. Alcune malattie, come il morbo di Crohn e le artriti sono curabili. I malati si recano troppo prematuramente in Svizzera".

Una ricerca pubblicata sul Journal of Medical Ethics rivela che il 21,2% dei malati, di tutte le nazionalita', che si rivolgono alla Dignitas non sono malati terminali.

Sarah Wootton della Dignity in Dying, che si batte perche' ci sia il diritto, per gli adulti, di porre fine alla propria vita, dichiara che questo documento e' importante per riavvivare la discussione. "Abbiamo tre possibilita': ignorare il problema, rischiare una accusa per avere accompagnato una persona cara in quelle cliniche, oppure possiamo rendere la pratica piu' sicura. La strada piu' logica da intraprendere e' di rendere la lagge piu' chiara, distinguendo tra suicidio assistito, che dovrebbe essere impedito, e il diritto a morire, che dovrebbe essere regolato".

La prossima settimana l'Associazione medica terra' un conferenza per chiedere che chiunque accompagni all'estero una persona cara a compiere il suicidio assistito non rischi un'accusa penale, e che ci sia il diritto al suicidio assistito per i malati terminali.


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