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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Gb. A Newcastle i primi risultati della clonazione terapeutica
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25 maggio 2005 20:25
 
Dopo l'autorizzazione rilasciata in agosto dall'Hfea, Human Fertilisation and Embryology Authority, a realizzare tecniche di clonazione terapeutica per studiare il diabete, i ricercatori dell'universita' di Newcastle pubblicano i primi risultati del loro lavoro sulla rivista Reproductive and Biomedicine Online. E l'esordio di un laboratorio europeo in tema di clonazione terapeutica non poteva che avvenire in Gran Bretagna.
L'équipe guidata da Alison Murdoch e Miodrag Stojkovic e' riuscita a creare tre blastocisti dopo avere lavorato su 36 ovuli donati da undici donne sottoposte a trattamento Ivf (fertilizzazione in vitro). Il nucleo di ogni ovulo e' stato sostituito da una intera cellula staminale umana adulta. Gli ovuli sono stati trattati con un piccola scossa elettrica per avviare il processo di crescita, senza passare dalla fecondazione. Da dieci degli ovuli, i ricercatori sono stati in grado di creare le tre blastocisti che sono sopravvissute per tre giorni, una e' arrivata fino a cinque giorni, non abbastanza comunque per poterne derivare cellule staminali.
L'annuncio e' arrivato a distanza di poche ore da quello dei ricercatori sudcoreani, tanto che i colleghi britannici hanno salutato con interesse i risultati raggiunti dal professore Woo Suk Hwang. "Hanno mostrato in maniera effettiva che queste tecniche possono avere successo negli uomini. La promessa di nuovi trattamenti basati sulla tecnologia delle cellule staminali e' piu' vicina a convertirsi in una possibilita' concreta". "Negli ultimi nove mesi a Newcastle, la nostra ricerca nel trasferimento nucleare ha progredito bene", hanno spiegato i ricercatori.
Per Murdoch la strada della clonazione terapeutica e' comunque ancora lunga: "Stiamo parlando di questo da tempo, ma prima di poter avere a disposizione una terapia a base di staminali per curare i pazienti passeranno anni". "Sono molto felice -aggiunge Stojkovic- ma so che questo e' solo l'inizio di un lungo viaggio. Dobbiamo continuare a cercare di ottenere staminali che ci aiutino a curare le malattie".
Stojkovic ha spiegato che gli ovuli utilizzati per la ricerca erano quelli scartati dalle tecniche di fecondazione in vitro, e percio' destinati a finire nella spazzatura. "Stiamo usando ovuli normalmente scartati. Il potenziale di sviluppo non e' lo stesso di quelli nuovi", ha detto proponendo la possibilita' della donazione di ovuli buoni. "Delle volte le donne producono fino a 30 ovuli, ma l'indice di successo per la gravidanza non cambia se ne venissero usati 10, 12 o anche 20. Vorremo usare quelli estratti prima del trattamento di fertilita'".
La Societa' britannica di Fertilita' non si e' detta contraria all'idea, ma ha solo chiesto molta cura nel porre la richiesta alle donne. "C'e' un pericolo per le pazienti che non considerano le loro possibili scelte in maniera appropriata. Queste devono poter aver accesso a tutta l'informazione in maniera adeguata", ha detto Allan Pacey, portavoce dell'organizzazione.
Per il professor Chris Higgingins, del Consiglio Medico del Regno Unito, "questo e' un grande progresso perche' offre la possibilita' di terapie che non presentino il rigetto". A rallegrarsi dei risultati e' l'altro ricercatore britannico che a febbraio ha ottenuto dall'Hfea la seconda autorizzazione a fare ricerca con la clonazione terapeutica per studiare le malattie del motoneurone, Ian Wilmut del Roslin Institute di Edimburgo: "queste osservazioni sono un passo molto significativo e importante verso l'uso delle cellule di embrioni umani clonati per la ricerca e la terapia".
Roger Pedersen, professore di medicina rigenerativa all'Universita' di Cambridge ha spiegato che il lavoro e' un'"ampia dimostrazione" della possibilita' di rimpiazzare il genoma di un ovulo umano con quello di una cellula del corpo di un adulto.
Arrivano anche le critiche dai gruppi come la Prolife Alliance, la cui portavoce Julia Millington giudica la clonazione e la creazione ex novo di embrioni a scopo di ricerca "profondamente non etica".

Le due tecniche diverse:
- LA VIA BRITANNICA: in Gran Bretagna Alison Murdoch e Miodrag Stojkovic hanno seguito la stessa strada che nel 1997 aveva portato alla nascita della pecora Dolly. Hanno utilizzato cellule staminali conservate nella banca britannica delle cellule embrionali umane e le hanno introdotte in 36 ovociti donati da 12 donne che si erano sottoposte a interventi di fecondazione artificiale. Quindi con la corrente elettrica hanno stimolato la fusione della cellula staminale e della cellula uovo. In questo modo hanno ottenuto tre embrioni, due dei quali hanno subito cessato di svilupparsi. Uno ha continuato a crescere, fermandosi al quinto giorno di sviluppo.
- LA VIA COREANA: i ricercatori coreani guidati da Woo Suk Hwang hanno preferito seguire la via che nel 1998 aveva fatto nascere Cumulina, il primo topo-fotocopia e in piu' hanno utilizzato una cellula adulta. Questa non e' stata utilizzata per intero (ossia nucleo piu' citoplasma), ma il suo nucleo e' stato estratto e poi introdotto nell'ovocita, a sua volta privato del nucleo. E' stata cosi' utilizzata la tecnica del trasferimento nucleare che, da cellule prelevate da 11 donatori colpiti da diabete giovanile, trauma spinale e una forma di immunodeficienza, hanno permesso di ottenere 31 embrioni giunti allo stadio di maturazione da cui e' possibile prelevare cellule staminali (blastocisti). Da questi sono state ottenute 11 linee di cellule staminali su misura per il paziente.
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