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 GERMANIA - GERMANIA - Germania. Incontro internazionale incentrato su una diversa scuola di pensiero: cancro, malattia da cellula staminale
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Articolo di Rosa a Marca
24 novembre 2005 14:25
 
Il tumore e' un mucchio di cellule degenerate che si dividono incessantemente fino a distruggere il tessuto circostante. Questa la teoria piu' accreditata finora. Forse, pero', si trattava di un punto di vista non solo riduttivo, ma addirittura sbagliato. I risultati di numerosi esperimenti realizzati negli ultimi mesi, soprattutto in Usa e Canada, avvalorano una tesi diversa, evocata gia' qualche decennio fa. Questa: il cancro, come malattia da cellula staminale. La nuova definizione ha importanza non solo per la comprensione della patologia, ma perche' potrebbe aprire nuove strade nella lotta al tumore.
Secondo questa nuova scuola di pensiero, il tumore sarebbe un organo che, alla pari degli altri organi, si compone di cellule con funzioni differenziate. Evidentemente, in un tumore esiste una pluralita' di cellule degenerate e nel contempo specializzate, che si dividono in continuazione fino a formare la massa tumorale. In mezzo alle operaie si troverebbero alcune regine, le cosiddette cellule staminali cancerogene. Solo loro sarebbero in grado di tenere in vita il tumore, giacche' soltanto da loro si formano, durante la divisione cellulare, sia le cellule specializzate del tumore -equiparabili a normali cellule tissutali con una durata definita, ossia con una vita a termine-, sia delle cellule staminali nuove e pressoche' eterne. Questa loro caratteristica e' conosciuta come potenziale di autorinnovamento. Ed e' a questa loro proprieta' che si deve la scoperta delle cellule staminali cancerogene. Quando John Dick e i suoi colleghi dell'Universita' di Toronto, nel 1997 prelevarono cellule cancerogene da pazienti affetti da una forma particolarmente aggressiva di leucemia mieloide acuta per iniettarle nei topi, furono molto poche le cavie che si ammalarono di quello stesso tipo di cancro. A dimostrazione che non tutte, ma solo una piccola minoranza di cellule leucemiche e' in condizione di riprodurre un tumore in un nuovo organismo. All'epoca, Dick riusci' ad isolare le rare cellule staminali cancerogene e a caratterizzarle, almeno parzialmente. Cosi', oggi si conoscono specifiche proteine di superficie, grazie alla quali e' possibile rintracciare, in una leucemia, le staminali cancerogene. La differenza fondamentale tra una cellula staminale cancerogena e una cellula staminale tissutale (come per esempio del sangue, del cervello o epiteliale) e' che la prima ha accumulato alcune modificazioni genetiche fatali. Lo ha spiegato John Dick, pochi giorni fa, in occasione della conferenza organizzata dal Fondo Boehringer-Ingelheim a Titisee. Queste mutazioni fanno si' che i controlli estremamente rigidi cui di solito una cellula staminale tissutale e' sottoposta, vengano meno, parzialmente o totalmente. Cosi', la cellula staminale cancerogena puo' tranquillamente dividersi e trasmettere le mutazioni alle cellule-figlie, si' che anche loro possano dividersi senza controlli e, alla fine, formare un tumore. Col tempo, le cellule tumorali possono accumulare da se' ulteriori mutazioni, capaci d'accelerare la crescita del tumore.
Ancora non si sa da quale cellula derivi la staminale cancerogena. Secondo Dick, esistono vari indizi, che fanno ritenere come anche una normale cellula staminale tissutale possa diventare, attraverso varie mutazioni, una cellula staminale cancerogena. (Le mutazioni possono essere d'origine genetica o ambientale -per esempio da sostanze chimiche o raggi UVA). Secondo altri studiosi, non sarebbe da escludere che, in determinati tipi di cancro, una cellula tissutale gia' parzialmente specializzata, possa apprendere quella mutazione che le consente di riottenere lo stato di staminale con possibilita' di autorinnovamento.
Aspetti da chiarire non mancano. Comunque, a Titisee sono stati citati gli esperimenti di Michael Clarke della University of Michigan relativi al cancro al seno o di Peter Dirks dell'ospedale pediatrico di Toronto sul tumore cerebrale. Anche in quei tumori, come nella leucemia, sono emersi indizi a favore della tesi della cellula staminale cancerogena. E malgrado le questioni ancora aperte, le conoscenze fin qui ottenute, non solo confortano la teoria di vari anni fa, e cioe' che il cancro sia una malattia da cellula staminale, ma in piu' contengono nuove ed interessanti opportunita' terapeutiche in campo oncologico. Il professor Dick ha spiegato che, fino ad oggi, per curare il cancro sono state scelte sostanze antitumorali capaci di distruggere la grande massa di cellule cancerogene. Ma quelle sostanze e quei metodi non sono in grado di colpire le cellule staminali cancerogene, le quali possiedono delle proprieta' diverse, e in cui sono attivi altri geni. Per elaborare dei medicinali specifici serve una migliore caratterizzazione delle cellule staminali cancerogene, hanno convenuto tutti i ricercatori presenti a Titisee. Solo quando si conosceranno i geni attivi nelle cellule staminali cancerogene e, di conseguenza, quali proteine verrebbero prodotte, si potranno definire obiettivi terapeutici ad hoc. E' inoltre necessario modificare i test di valutazione delle nuove chemioterapie, suggeriscono gli studiosi. In futuro, la prova dell'efficacia dovra' essere condotta sulle cellule staminali cancerogene isolate, in modo da verificare se il nuovo farmaco sia in grado di distruggere quest'importante tipo di cellula senza danneggiare le cellule staminali tissutali sane.
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