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La guerra chimica di un modello fallito, quello della war on drugs
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
4 maggio 2005 17:27
 
Ad un anno dalla sospensione delle fumigazioni nei Parchi nazionali colombiani, il rischio che vengano nuovamente autorizzate e' elevato. Il Consiglio nazionale degli Stupefacenti ha chiesto di valutare diversi studi, il Governo di Uribe sembra pronto a presentare una documentazione per dimostrare come le coltivazioni illegali e il disboscamento facciano piu' danni ambientali delle fumigazioni. Occorrera' anche l'avallo del Congresso Usa per autorizzare le operazioni nei Parchi nazionali. Daniel Samper Pizano ne scrive sul quotidiano colombiano El Tiempo "La guerra chimica di un modello fallito".
La stampa internazionale sostiene che la guerra antidroga si sta perdendo: e a questo disastro andiamo a sacrificare i parchi nazionali?
La fumigazione dei parchi nazionali che hanno in programma i governi di Colombia e Stati Uniti provoca intense discussioni scientifiche e giuridiche; ma il diluvio che faranno cadere gli 82 aerei non sara' fatto ne' di concetti astratti, ne' di incisi, ma di un prodotto chimico inventato per distruggere la natura. La loro pioggia non schizzera' delle mappe, ma dei boschi. E i danneggiati non saranno i parlamentari gringos, come il signor Dan Burton, che vorrebbe che noi fumigassimo con pesticidi molto piu' dannosi, perfino indigeni, coloni, alberi, coltivazioni legali, animali, acque...

La testimonianza offerta di seguito riflette la realta' tangibile che resta dopo che il glifosato ha infradiciato la foresta. E' quella di "Paquita", una persona legata all'Ong francese Tchendukua, che aiuta gli indigeni koguis a recuperare le terre nella Sierra Nevada di Santa Marta. Dal 1997, Tchendukua ha comprato 2.000 ettari in un angolo naturale chiamato La Luna e lo ha intestato alla comunita' indigena. "Per la prima volta dall'arrivo degli spagnoli -dice Paquita- i koguis avevano una terra loro. Erano felici e pieni di speranza. Nel giugno del 2004, il loro territorio venne dichiarato riserva nazionale. Si supponeva fosse un luogo protetto. Quindici giorni dopo arrivo' un aereo della DynCorp (contrattista statunitense per questo genere di lavori) e fumigo'. E' passato una sola volta, ma il disastro e' stato totale. Le coltivazioni erano morte e i koguis avevano fame. La comunita' aveva lavorato per 5 anni per rigenerare la terra e ora tutta la regione e' contaminata. Occorera' aspettare anni per seminare nuovamente. La cosa peggiore e' che neppure c'erano piantagioni di foglia di coca a La Luna. Occorre chiamare le cose come sono: ci troviamo in una guerra chimica".

La guerra chimica contro i parchi nazionali rovinera' il nostro piu' importante patrimonio naturale, e la sua devastazione sara' fatta invano. Dobbiamo combattere i mafiosi e i narcotrafficanti, che tanto danno hanno inflitto alla Colombia. Ma con le fumigazioni faremo piu' danni alla natura che alle coltivazioni illegali. Cosi' lo indicano due reportage pubblicati la settimana scorsa da due giornali di fama mondiale: il New York Times e il Financial Times.

Il 27 di aprile, in occasione della visita di Condoleezza Rice in Colombia il NYT aveva scritto: "Cinque anni e 3 miliardi di dollari dopo avere iniziato la piu' aggressiva operazione antinarcotici, funzionari colombiani e statunitensi segnalano come sia stata eradicata la cifra record di un milione di acri di coltivazioni di coca, ma la cocaina continua ad essere disponibile come prima, o ancora di piu', nelle strade nordamericane". Aggiunge anche come l'offerta di questa droga cresce, il suo prezzo resta stabile e la sua purezza sia migliorata. I funzionari si dichiarano "disillusi e perplessi".

Il NYT cita il parlamentare George W. Meeks, che ha accompagnato la Rice in Colombia, che chiede di verificare come si spendono i fondi contro la droga perche' "nella mia zona (New York) non vediamo nessun effetto positivo". Inoltre intervista il generale Jorge Daniel Castro, direttore della Polizia colombiana. Secondo il quale, i narcos realizzano tre o quattro raccolti all'anno di coca, mentre con la fumigazione si perde solo un raccolto e di seguito si torna a seminare. (In cambio, il danno alla natura e' prolungato o permanente).

Il Financial Times, a sua volta, informa che "la guerra contro la droga non ha funzionato", e che si sono spesi migliaia di dollari dell'erario in attivita' antinarcotici dal limitato successo. Dice il reportage: "la politica nazionale e internazionale sulla droga delle ultime quattro amministrazioni statunitensi sono state un fallimento". Scrivendo nel prestigioso quotidiano, Juan Tokatlian non esita nel sostenere che questa politica e' servita per ingrassare i narcos, sempre "piu' ricchi e potenti", ma, per il suo disastroso risultato generale, "e' sul punto di crollare".

Sei mesi fa era stata la rivista Wired a spiegare perche' e' inutile la fumigazione: i coltivatori illegali hanno sviluppato una coca chiamata "la millonaria" o "boliviana negra", che appena viene intaccata dal glifosato. Ma mentre le coltivazioni di coca sopravvivono senza problema al veleno, il resto dell'ambiente naturale no.

La situazione ha portato l'ambasciatore colombiano a Washington, Luis Alberto Moreno, a raccomandare l'eradicazione manuale al posto della doccia di glifosato. Nel frattempo il Difensore del Popolo ha avvertito il Governo che fumigare i parchi violerebbe numerose leggi e attenterebbe contro i trattati internazionali sottoscritti dalla Colombia.

Esiste un gruppo di parlamentari che, coscienti del crimine, lo stanno denunciando. Ma ce ne sono molti di meno tra gli altri enti di controllo. Nessun procuratore, comunque, che lo chieda. Per questo invito quelli che vogliono proteggere i nostri parchi ad inviare le proprie proteste ai seguenti indirizzi:
clicca qui (Presidente Alvaro Uribe)
clicca qui (Jefe de comunicaciones de Palacio)
clicca qui (ONG defensora de los parques)
[email protected] (ONG evaluadora del Plan Colombia)
Se vogliamo avere dei parchi, occorre difenderli oggi. Domani resteranno solo le rovine pelate dalla guerra chimica.
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