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Italia. Pubblicata la nuova ordinanza sulle staminali cordonali
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Articolo di Vincenzo Donvito
25 maggio 2006 15:57
 
L'Italia chiude la strada alla creazione di banche private per la conservazione del sangue da cordone ombelicale. E' stata pubblicata infatti il 10 maggio sulla Gazzetta Ufficiale l'ordinanza che regola la conservazione delle cellule staminali derivanti dal cordone.
Il provvedimento, in particolare, "vieta l'istituzione di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale presso strutture sanitarie private anche accreditate ed ogni forma di pubblicita' alle stesse connessa". Una strada diversa da quella intrapresa da altri paesi vicini all'Italia. Swiss stem cell bank e', infatti, una delle principali strutture elvetiche specializzate nelle procedure di trattamento e conservazione del sangue da cordone ombelicale. Nel nostro paese, invece, la conservazione di sangue di questo tipo e' consentita solo presso le strutture pubbliche. Un'ordinanza del ministero della Salute del 11 gennaio 2002, rinnovata il 25 febbraio 2004, vietava infatti la conservazione in strutture private del sangue del cordone ombelicale e ne proibiva anche l'uso autologo (cioe' in previsione di utilizzarle a esclusivo vantaggio del donatore stesso). Il Tar del Lazio, infatti, con una sentenza del dicembre 2002 ha confermato la "legittimita'" della norma: "In mancanza di una legge che espressamente disponga altrimenti, il donante non ha alcun diritto a destinare l'uso delle cellule a vantaggio suo, o di altri suoi familiari".
L'ordinanza ministeriale pubblicata il 10 maggio sulla Gazzetta Ufficiale, invece, conferma il divieto delle strutture private per la conservazione delle staminali embrionali, ma apre all'uso autologo delle cellule.
Il sangue del cordone ombelicale e' ricco di cellule staminali: vere e proprie salvavita per combattere malattie del sangue molto gravi. La caratteristica principale di tali cellule consiste nel generare gli elementi fondamentali del sangue umano: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
Identiche a quelle del midollo osseo le cellule del sangue del cordone possono essere trapiantate nei pazienti affetti da leucemia, anemia, talassemia e altre rare patologie.
L'ordinanza ministeriale prevede che le banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale, che dovranno procedere alla tipizzazione delle cellule raccolte, siano individuate dalle Regioni sulla base di quanto previsto dai relativi piani sanitari regionali, e debbano essere accreditate operando in accordo con gli standard previsti da alcune societa', organizzazioni e gruppi clinico-scientifici.
Tra queste ultime vanno ricordate la Gitmo, Gruppo italiano trapianto midollo osseo), la Sie (Societa' italiana di ematologia); e la Simti (Societa' italiana di medicina trasfusionale ed immunoematologia). Il provvedimento ministeriale prevede anche che l'autorizzazione all'importazione e all'esportazione di cellule staminali da cordone ombelicale per uso sia autologo che allogenico debba essere rilasciata di volta in volta dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute.
Inoltre, la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso autologo o dedicato a consanguineo con patologia in atto, ove si renda necessario, e' consentita previa presentazione di motivata documentazione clinico-sanitaria. La raccolta del sangue da cordone ombelicale e' una procedura semplice. Al momento del parto occorre un semplice kit di sterilizzazione in cui inserire il cordone, che deve essere inviato nei centri che prelevano e isolano le cellule staminali e le conservano sotto azoto. Ad oggi e' dimostrato che le cellule staminali derivate dal cordone ombelicale si mantengono intatte e funzionali fino ad almeno 15 anni dal congelamento, ma occoRrono ulteriori studi clinici per verificare se queste proprieta' si mantengano una volta trapiantate sull'uomo. Per fare richiesta, le donne in gravidanza devono informarsi presso il proprio ginecologo e la struttura dove prevedono di partorire, se questa e' attrezzata per la raccolta. Infatti, nonostante i successi dei trapianti, e il riconoscimento unanime sull'importanza di queste cellule, in Italia non tutti gli ospedali e le cliniche sono attrezzati per la raccolta, e anche nelle strutture attrezzate, non sempre il servizio viene segnalato e suggerito da medici e infermieri.

Se l'apertura sull'uso autologo e' un passo in avanti rispetto alla totale chiusura che vigeva fino ad oggi, i limiti di questo provvedimento sono talmente tali e tanti, che crediamo sia giunto il momento di prendere in seria considerazione la sua abrogazione in toto, sia dia questa apertura all'autologa che del divieto per le banche private.
Perche' abrogare il tutto?
1 - L'apertura all'uso autologo, cosi' come decisa, e' un grosso limite alle innovazioni della ricerca scientifica: un settore in continua evoluzione che potrebbe scoprire altri usi di questo sangue per altre patologie, non indicate nelle motivazioni del deposito autologo; oppure il deposito autologo non sarebbe deciso perche' non ancora conosciuto l'uso per patologie non considerate guaribili in quel momento.
2 - il divieto per le banche private, visto il flop registrato in questi anni da quelle pubbliche (donare il sangue del cordone e' una sorta di impresa titanica in non poche regioni italiane), significa solo impedire di fatto la diffusione di questa pratica, a maggior ragione dopo che siamo usciti da quella situazione precedente che consentiva solo la donazione "altruista" (il che fa presupporre una maggiore disponibilita' alla conservazione da parte delle partorienti).
Quello che chiediamo non e' una decisione stellare, ma cio' che di fatto succede gia' in diversi Paesi Ue, negli Usa e nel resto del mondo. Si tratta solo di decidere se questa concreta possibilita' di curare malattie genetiche altrimenti impossibili, debba continuare ad essere solo un tentativo da esperire in strutture ospedaliere al di fuori dei nostri confini nazionali, oppure una buona possibilita' per usare cervelli e strutture italiane che ne sarebbero benissimo all'altezza.
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