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 ITALIA - ITALIA - Italia. I referendum che dividono e attraversano gli schieramenti
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12 maggio 2005 14:57
 
La campagna referendaria in vista del voto del 12 e 213 giugno ha iniziato a registrare importanti preannunci di voto. Restano ancora diverse caselle da riempire, ma iniziando dal Governo qualcosa si muove. Se il presidente del Consiglio ha annunciato di non avere ancora deciso, il ministro della Difesa, Antonio Martino e quello degli Esteri Gianfranco Fini vanno ad affiancarsi alla ministra per le Pari Opportunita', la forzista Stefania Prestigiacomo, che da tempo ha preannunciato i suoi quattro si'.
Mentre la posizione del liberale Martino non stupisce, se non nel sostenere che i suoi quattro si' non lo impegneranno nel fare campagna attiva visto il suo ruolo e le possibili conseguenze sull'Esercito, a scatenare un vero e proprio polverone e' stata la presa di posizione del presidente di Alleanza Nazionale Fini. Se infatti An stava annunciando di lasciare liberta' di coscienza e quindi di voto ai propri elettori senza fornire indicazioni, la gran parte degli esponenti del gruppo dirigente si schieravano per l'astensione e in minima parte per il no su tutta la linea, le dichiarazioni di Fini di andare a votare si' su tre quesiti, e no sull'eterologa e' stata una doccia fredda. L'ennesimo passo in avanti del leader di An rispetto al suo partito.
In merito gli altri ministri di An Gianni Alemanno, Altero Matteoli, Maurizio Gasparri e il neo ministro alla Salute Francesco Storace si schierano con il fronte del non voto. Sempre sul fronte governativo e della maggioranza si conferma la posizione del ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, che mantiene la posizione dell'Unione di Centro di estrema contrarieta' al referendum e teme "derive alla Zapatero" dopo l'annuncio di Fini. Anche la Lega Nord decide per l'astensione.

Sul fronte dell'opposizione i partiti che ufficialmente avevano sostenuto e promosso il referendum proseguono e aumentano il sostegno (Rifondazione, Pdci, Sdi, Verdi) e moltiplicano le iniziative locali e i comitati unitari diffusi nel territorio. Cosi' nonostante le perplessita' del presidente dei Ds Massimo D'Alema sul quesito dell'eterologa e mentre il segretario Piero Fassino decide di partecipare ad iniziative referendarie, la nota dolente del centrosinistra continua ad essere il partito della Margherita. Gia' in Parlamento molti dei voti favorevoli alla legge erano arrivati dai loro banchi, ora anche alle urne il partito prende strade diverse, confermando la linea presa fin dall'inizio decidendo di non avere una posizione ufficiale. Cosi' il leader Francesco Rutelli preannuncia di comunicare che cosa fara' "da cittadino e da uomo politico" intorno al 20 maggio. Resta ancora il mistero su come votera' Romano Prodi, che dopo aver comunicato che sarebbe andato a votare per evitare polemiche con la Conferenza Episcopale Cattolica, ha detto che non sarebbe tornato sull'argomento. Deciso invece il voto di Rosi Bindi: quattro no.
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