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Quel che ruota intorno alla diagnosi preimpianto
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Articolo di Rosa a Marca
14 luglio 2010 17:04
 
In Germania, una settimana fa, l'equivalente della nostra Corte di cassazione inaspettatamente ha sentenziato che la diagnosi genetica preimpianto (PGD) non è punibile, ne è in contrasto con la legge di tutela dell'embrione quando vi sia il fondato sospetto di una malattia ereditaria.
Non sorprende quindi il dibattito che ne è seguito, con opinioni anche molto differenziate dentro la stessa coalizione di governo. Se per la ministra della Famiglia, Kristina Schroeder, serve un ampio confronto pubblico che faccia luce sul rapporto tra diagnosi preimpianto e aborti tardivi, la responsabile della Ricerca, Annette Schavan, vuole interpellare il Consiglio Etico. E se esponenti importanti dei partiti conservatori chiedono di proibire la PGD, la titolare della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, è nettamente contraria: come si può imporre d'impiantare, senza analizzarli, degli embrioni con difetti genetici tali da giustificare in seguito un aborto terapeutico?

Come funziona la PGD
Dall'embrione, generato in vitro qualche giorno prima, si prelevano una o due cellule delle duecento che lo compongono in quel momento. Poi in laboratorio si analizza in modo mirato un singolo segmento –analizzare l'intero patrimonio genetico su base casuale non è tecnicamente possibile, perciò il genetista deve sapere prima quali sono le probabili mutazioni da individuare, visto che lo scopo è di non impiantare nell'utero un embrione difettoso.
Gli embrioni danneggiati vengono poi distrutti.

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Sembra tutto molto semplice. La PGD individua se nell'embrione c'è una mutazione genetica responsabile della mucoviscidosi o fibrosi cistica, del cancro al seno, di gravi patologie muscolari, della Chorea di Huntington e altre.
Ma qui cominciano le complicazioni. Un gene difettoso non significa di per sé che una persona soffrirà le pene dell'inferno per quella malattia. La fibrosi cistica, per esempio, può causare una pericolosa insufficienza respiratoria oppure solo qualche raffreddore in più -tutto sta nel modo in cui si combinano vari geni, cosa che l'analisi preimpianto non può prevedere. Così come non serve per rilevare la sindrome di Down che non è una malattia ereditaria.
I giudici di Lipsia non hanno chiarito quali siano i “gravi danni genetici” che si possono evitare con la diagnosi preimpianto. E' un significato valido nel caso di familiarità per il cancro, considerati gli enormi passi avanti e ancor più prevedibili in campo oncologico? O per un'ampia gamma di malattie oggi curabili, a differenza di venti o trent'anni fa?
Ma c'è di più. Chi stabilisce l'incidenza di un figlio malato nella composizione famigliare o il peso psicologico per i suoi genitori? Come si risponde a chi paventa la voglia di “bambini su misura” o “una società nemica dei disabili”?
In Gran Bretagna, dove l'analisi preimpianto è ammessa da tempo e dove opera un'autorità di controllo che decide sui motivi che la giustificano, la PGD viene autorizzata per 130 malattie. Ma è una lista ancora aperta, perché i confini non sono facili da tracciare.

Dunque?
Quando parliamo di temi sensibili -analisi preimpianto, eutanasia, aborto- c'è sempre chi cita lo “slippery slope” o “piano inclinato” o “discesa scivolosa” che dir si voglia. Il concetto è: Attenti ad aprire uno spiraglio, perché si sa da dove si parte ma non dove s'arriva. Concetto chiaro, anche ragionevole a prima vista. Ma che freno! Non si potrebbe dare un po' più di fiducia al senso di responsabilità individuale, magari sostenuto da un'informazione corretta ed esauriente?
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