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Sudamerica. Criminalita' comune e sovversione politica foraggiata da narcodollari e petrodollari
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
30 aprile 2005 17:31
 
In occasione della visita del segretario di Stato Usa in America Latina, Carlos Alberto Montaner pubblica un articolo sul quotidiano colombiano El Tiempo per segnalare la disastrosa situazione della regione: "Decivilizzazione dell'America latina".
Fa bene Condoleezza Rice a prestare attenzione all'America Latina. I problemi sono gravi, e in qualche maniera finiranno con il colpire gli Stati Uniti e si potenzieranno gli uni con gli altri. Tutta l'America, anche se in maniera diseguale, si trova alle prese con un crescente attacco della criminalita' comune, spesso alleata della sovversione politica, entrambe promosse da due forze formidabili: gli enormi profitti delle narcoguerriglie comuniste della Colombia piu' i petrodollari di Hugo Chavez, impegnato nel ridisegnare la mappa politica dell'America Latina.

La migliore sintesi di questa pericolosa simbiosi si e' vista recentemente in un triste evento occorso in Paraguay. Pochi mesi fa, Cecilia, giovane figlia di Raul Cubas, ex presidente di quel Paese, e' stata sequestrata e poi assassinata da militanti di Patria Libre, un partito paraguaiano di estrema sinistra che aveva chiesto un milionario riscatto. Il gruppo fa parte del Foro di San Paolo, una specie di internazionale dove figurano dagli chavisti del Movimiento Quinta Republica fino ai sandinisti nicaraguensi, e dove sono singolarmente importanti i rappresentanti delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc). Per la precisione, uno dei suoi dirigenti, il colombiano Rodrigo Granda, a cui il governo di Hugo Chavez aveva rilasciato la cittadinanza e il passaporto venezuelano perche' potesse muoversi liberamente per il mondo, era stato il consulente "tecnico" dei criminali paraguaiani.

Poco dopo Granda e' stato rapito nelle strade di Caracas e "venduto" al governo colombiano da alcuni militari venezuelani che si erano trasformati in "cacciatori di taglie", la qual cosa aveva suscitato le ire di Chavez e del suo vicepresidente Rangel, impegnati nel difendere energicamente il delinquente colombiano.

L'importanza di questo fatto e' evidente: qui sembra essere racchiuso il problema e la sua straordinaria pericolosita'. C'e' la longa manu della narcoguerriglia colombiana, piena di dollari provenienti dal traffico della cocaina, capace di operare in Paraguay, a migliaia di chilometri di distanza. C'e' la complicita' ideologica e strategica tra Patria Libre, le Farc e lo chavismo. C'e' la collaborazione mafiosa tra gruppi che hanno convertito i sequestri, gli omicidi e il narcotraffico in una pratica comune giustificata come arma valida nella "lotta contro l'imperialismo yankee e il crudele capitalismo". E c'e', anche, l'indifferenza suicida del resto dell'America, che guarda a questi avvenimenti come se fossero di cronaca nera scollegati e non come realmente sono: attacchi coordinati contro il cuore della stabilita' democratica e la pace sociale in tutto il Continente.

C'e' da sommare a questo panorama l'esistenza in Centroamerica delle "maras", formate da migliaia di giovani pandilleros terribilmente crudeli che gia' cominciano a stabilire contatti con le narcoguerriglie comuniste. E' il matrimonio perfetto: dove trovare migliori alleati per trafficare con armi e cocaina? Oggi sono tre i Paesi senza controllo e quasi impotenti davanti a questa forma violenta di delinquenza di massa: Honduras, El Salvador e Guatemala. Quanto tempo aspetteranno le maras centroamericane nel coordinare le loro azioni criminali con i cartelli della droga messicani, rifornendoli di un gran numero di sicari per commettere i loro crimini? E' possibile che presto la macchia di sangue si allarghi verso il Nicaragua e Panama.

In grandi porzioni dell'America Latina sta succedendo qualcosa di terribile: lo Stato e' sempre piu' incapace di mantenere l'ordine e di garantire la sicurezza e la proprieta' delle persone. In Argentina la crisi arriva all'estremo per cui il Governo e' ricattato dai "piqueteros" che esigono dei sussidi per dosificare i loro disordini. In Ecuador comincia a confondersi il patriottismo con le sommosse di strada. Nelle zone rurali di Colombia, Peru' e Bolivia la violenza scatena grandi migrazioni di contadini sulle citta', creando le condizioni ideali per la proliferazione della delinquenza.

A questa situazione si puo' dare un nome: decivilizzazione. L'America Latina, lentamente, si decivilizza, si involve nella direzione del caos. I governi perdono la capacita' per esercitare l'autorita'. Le societa' non si sentono piu' protette. I criminali comandano, delle volte da soli e delle volte insieme a poliziotti corrotti. I crimini restano impuniti. I giudici non giudicano con equita'. I parlamentari non legiferano con il senso comune. Lo Stato di Diritto e la delicata trama istituzionale delle repubbliche si dissolvono a fronte dell'impotenza generalizzata della societa'. Fa bene, quindi, Condoleezza Rice a guardare verso il sud. Alcuni anni fa i poeti ci avvertivano che "esiste anche il sud". Puo' essere che si tratti di un miraggio.
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