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Unodc. L'ufficio Onu contro droga e crimine a cui dopo il nulla segue il mistero?
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Articolo di Vincenzo Donvito
12 luglio 2010 16:49
 
L'Unodc e' l'ufficio Onu contro la droga e il crimine. Un organismo che, con un bilancio attuale di circa mezzo miliardo di Usd all'anno, dovrebbe risolvere il problema di produzione, traffico, spaccio e consumo delle droghe illegali e il crimine ad esso connesso. Ora' e guidato, su designazione del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, da Yuri Fedotov della Federazione Russa, diplomatico che lascia l'ambasciata del suo Paese in Gran Bretagna.
In passato era solo un ufficio anti-droga (si chiamava Undccp), creato una trentina di anni fa, sempre guidato da italiani (Giuseppe Di Gennaro, Giorgio Giacomelli, Pino Arlacchi, Antonio Maria Costa) probabilmente per il forte impegno dell'Italia in materia (come dicevano Costa e gli altri) e grazie ai contributi diretti a questo ufficio, contributi che per anni sono stati secondi solo a quegli degli Usa.
Ma a noi la scelta italiana e' sempre parsa per motivi diversi: la non-voglia degli Usa a spendersi in un impegno solo di facciata e senza possibili politiche incisive con risultati concreti, impegno che li avrebbe visti in prima fila accanto ai loro peggiori nemici (Iran, per esempio), non-voglia condivisa da altri Paesi che comunque preferivano l'Italia che, in politica estera, poteva e puo' sedere senza problemi accanto al presidente Usa o israeliano come accanto a quello iraniano o libico. Tant'e' che quando i finanziamenti italiani hanno cominciato ad essere facilmente superati da quelli di altri Paesi (1), il motivo principale dell'essere li' come fantoccio ha cominciato a venir meno. Si e' fatta avanti la Russia, piu' considerata dell'Italia in sede Onu, e desiderosa di ritagliarsi un ruolo internazionale in materia dopo le recenti scelte nazionali che la portano a feroci repressioni all'interno di un Paese crocevia dei traffici tra Oriente ed Europa: proibizionista di una causa persa in partenza al proprio interno... tanto vale farsi anche il look internazionale sempre di un'altrettanta causa persa in partenza.
Quindi, dopo gli anni di Pino Arlacchi che prometteva di eliminare la droga dalla terra in un decennio (sic!), e dopo il doppio mandato di Antonio Maria Costa (da noi a suo tempo definito come il nulla) che, come ha detto di recente in un'audizione al Senato italiano, sosteneva la situazione essere sotto controllo (il naso di Pinocchio...), ecco il russo Yuri Fedotov.
Che la situazione sia cambiata lo dimostra il fatto che la Russia, almeno negli elenchi ufficiali, non risulta mai tra i Paesi donatori di contributi all'Unodc. Il parametro economico e' quindi divenuto ininfluente (ammesso che lo fosse mai stato), conta solo la potenza economica e politica... per un'agenzia Onu con un bilancio -lo ripetiamo- di mezzo miliardo di Usd e col compito di debellare droga e crimine (opla'...).
A parte gli elogi dell'ex-direttore dell'ex-Undpc Pino Arlacchi (2), di specifico su Fedotov non abbiamo notizie. Aspettiamo i fatti, ma i presupposti sono quelli di sopra. Per ora resta il mistero.....
Per chi volesse approfondire le vicende e le politiche dell'Unodc, il nostro canale web sulle droghe e' molto ricco.  Col motore di ricerca interno, usando le parole chiave “Arlacchi” prima e “Costa” dopo, viene fuori lo spaccato di un fallimento permanente nel tempo.

(1) http://www.onuitalia.it/unodc.php
I contributi tagliati in merito hanno visto l'Italia portarsi, dal secondo posto mantenuto per anni, al quinto del 2006 (dopo Ue, Usa, Gran Bretagna e Svezia), sempre al quinto nel 2007 ma quasi al pari dell'Olanda (dopo Ue, Canada, Usa e Svezia), per scendere al sesto nel 2008 (dopo Usa, Ue, Canada, Svezia e Olanda), per attestarsi (dati del 3 febbraio 2010) tra gli ultimi nel 2009 (al livello del Lussemburgo e meno della meta' della Danimarca).
(2) gia' deputato e senatore del Pds (Partito dei Democratici di Sinistra) prima dell'incarico Onu. Oggi europarlamentare per l'Italia dei Valori. Qui un dossier sul suo mandato Onu dell'allora europedutato radicale Maurizio Turco.
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