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 USA - USA - Usa. La lotta all'HIV ha il suo quartier generale in California, dove si prepara la prossima arma
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Articolo di Cinzia Colosimo
10 novembre 2005 13:40
 
A distanza di circa dieci anni dalla scoperta dei farmaci antivirali, utilizzati per curare l'HIV/AIDS, gli scienziati hanno deciso di tentare il tutto per tutto, e in California la lotta contro questa devastante malattia si combattera' con le cellule staminali.
L'intento e' quello di 'armare' le staminali ematopoietiche presenti nel midollo, in modo da proteggerle prima che si siano specializzate nei vari tipi di cellule che formano il sistema immunitario, e che rappresentano l'obbiettivo principale del virus. Anche se non e' la cura definitiva, secondo gli scienziati e' un tentativo per disarmare, o quanto meno indebolire, gli effetti dell'annidamento dell'HIV nel midollo osseo. Se i risultati di questa procedura saranno all'altezza delle aspettative, sara' forse possibile creare uno scudo di protezione, o addirittura rendere immune l'intero organismo.
L'ambizioso annuncio viene dai ricercatori della UCLA (University of California, Los Angeles), che hanno presentato il progetto in occasione di un meeting della Citizens's Oversight Committee. Robert Klein, presidente della commissione, nel suo intervento ha parlato di cifre allarmanti, con rischi di contagio talmente alti da fare accapponare la pelle, e spingere gli scienziati a cercare una via di uscita il piu' presto possibile. "Circa il 25% della popolazione gay maschile di San Francisco ha contratto il virus". E Jeff Sheehy, dell'Aids Research Institute, ha continuato: "Ogni giorno la situazione diventa sempre piu' insostenibile. Ogni giorno in tutto il mondo muoiono 8.000 persone, e 14.000 contraggono il virus".
La qualita' media della vita si abbassera' drasticamente nel giro di qualche anno, verranno a crearsi difficolta' psicologiche e relazionali su larga scala, piu' di quanto non vi siano gia'; il prezzo che deve pagare la comunita' per questa malattia e' fra i piu' alti, sia in termini economici che sociologici. Attualmente le terapie utilizzate sono basate sull'aggressivita' dei farmaci retrovirali, che destabilizzano le condizioni di proliferazione del virus rallentandone la diffusione. Sono farmaci altamente tossici, con effetti collaterali estremamente dolorosi e angoscianti. In questa sfida all'impossibile una nuova frontiera puo' essere aperta grazie alla terapia genica sulle cellule staminali. Secondo il virologo della UCLA Jerold Zack, l'idea e' quella di inserire un frammento di Dna, chiamato ribozima nelle staminali adulte ematopoietiche dei pazienti, in modo che l'organismo possa combattere il virus prima che le cellule, gia' differenziate, fungano da vettore per il virus stesso. In questo modo, qualora l'HIV riesca lo stesso a proliferare, ne risulterebbe indebolito e i farmaci antivirali potrebbero avere effetti migliori anche in dosi minori.
"L'HIV e' un virus inusuale, che comunemente non viene associato con le cellule staminali" spiega David Baltimore, presidente della Caltech. "E' una malattia infettiva e non ha componenti genetiche. Ma in realta' l'obbiettivo del virus e' proprio il sistema immunitario, che nasce dalle cellule staminali adulte".
Questa proposta, oltre al suo innegabile valore scientifico, e' un simbolo importante per la politica californiana in tema di ricerca: e' stata presentata infatti in occasione del primo anniversario del passaggio di Proposition 71. Il 15% delle ricerche svolte dall'UCLA nel campo della terapia genica sono associate alla lotta contro l'AIDS, dai vaccini alle cure per combattere le malattie correlate, alle ricerche per impedire la proliferazione del virus. La storia scientifica degli ultimi vent'anni pero' ci ha insegnato che non basta avere le carte giuste per vincere questa battaglia; la migliore arma comunque, speriamo sempre che venga rappresentata dalla volonta' degli uomini.
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