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 AMERICHE - AMERICHE - Usa. Nuova terapia antirigetto per i trapianti?
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Articolo di Donatella Poretti
5 gennaio 2006 18:22
 
Jennifer Duran e' una giovane donna che conosce le difficolta' di un trapianto. A 13 anni dopo il trapianto del fegato prendeva una ventina di pillole al giorno per impedire che il suo corpo rigettasse il nuovo organo, tra gli effetti collaterali: la peluria nel viso, e delle piaghe in una gamba e in un piede che alle volte dal dolore le impedivano di camminare.
Oggi ha 26 anni ed e' l'immagine della speranza per molti trapiantati. Nel 2002 le hanno trapiantato un nuovo fegato, ma con un trattamento sperimentale che per il momento si e' dimostrato promettente. "Per la prima volta nella mia vita, so che cosa significa essere sana. Non lo avevo mai vissuto", spiega.
I medici le hanno soppresso il suo sistema immunitario e le hanno trapiantato il midollo osseo della donatrice dell'organo, prima di impiantargli il nuovo fegato. Le staminali del midollo le hanno fornito un nuovo sistema immunitario che non cerca di rigettare e attaccare l'organo donato.
"Sono entusiasta. Ancora e' una novita', ma se i risultati continuano ad essere cosi' buoni come ora, credo che questo potrebbe beneficiare molte persone", spiega il dottor David Sachs, immunologo al Massachusetts General Hospital. Sono quattro i pazienti che si sono sottoposti alla sua tecnica sperimentale, tre hanno avuto successo, e uno e' Jennifer Duran.
Per altri medici la tecnica e' comunque troppo pericolosa e dovrebbe essere usata solo in casi particolari. "Molte persone non sopravvivrebbero al trattamento", dice il dottor Hans Sollinger, professore di chirurgia e direttore dei trapianti all'Universita' di Wisconsin-Madison. "La chirurgia (dei trapianti) abituale e' un gioco da bambini paragonato a questo: per ora e' troppo tossico".
Il noto caso della donna sottoposta al trapianto di faccia in Francia ha ricevuto anch'esso un trattamento sperimentale simile, anche se i dettagli non sono ancora stati resi noti completamente. I medici avrebbero iniettato alla paziente del midollo osseo del donatore del tessuto facciale alcuni giorni dopo l'operazione ma senza sopprimere preventivamente il sistema immunitario della paziente. Un metodo che potrebbe permettere di ridurre le dosi di farmaci antirigetto.
Il sistema immunitario umano e' un esercito di cellule che circolano costantemente nell'organismo alla ricerca di corpi estranei. Una volta generate dal midollo osseo, le cellule sono programmate per riconoscere la differenza tra i tessuti propri da proteggere e quelli estranei da attaccare.
Un trapianto consiste nell'impianto di un corpo estraneo che aiuta l'organismo a funzionare, ma che per il sistema immunitario del ricettore e' un tessuto nemico da distruggere. Per questo il paziente deve prendere per il resto della sua vita i farmaci antirigetto che, interferendo con il sistema immunitario, proteggono il nuovo organo. Farmaci che comportano una serie di effetti collaterali non solo fastidiosi, ma anche pericolosi predisponendo al cancro e all'osteoporosi, tra le altre malattie.
Con il trattamento sperimentale di Sollinger il paziente riceve un sistema immunitario del donante affinche' il suo corpo non attacchi il nuovo organo. Il prezzo e' alto: occorre uccidere completamente le cellule immunitarie del ricettore per sostituirle. Un trattamento che include farmaci e radiazioni, che causano dolore e mancanza di un sistema immunitario per diverse settimane. Per questo Duran ha dovuto passare questo tempo in una camera sterile, e il dolore era cosi' forte che chiedeva continuamente morfina.
Un mese dopo ha recuperato le forze, e nel giro di due mesi ha iniziato una vita normale, solo un po' di farmaci antirigetto subito dopo l'operazione. "Ho provato i due tipi di chirurgia e so per esperienza come e' straordinario. Dopo un mese di sofferenza, una vita normale", spiega Duran.
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