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Un albero piu’ vecchio delle piramidi d’Egitto
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Articolo di Redazione
22 agosto 2017 11:58
 
 Nel 1964, un geologo chiamato Donald Currey scopri’ l’albero piu’ vecchio della Terra dopo averlo ucciso. Currey si trovava nel Monte Wheeler (Nevada) per sviluppare una mappa del periodo glaciale della zona e, per questo, si dedico’ a contare gli anelli del Pinus longaeva, il pino longevo. Nel suo studio utilizzo’ una specie di perforatore per mettere in evidenza i tronchi, ma uno di questi -chiamato WPN-114, ma soprannominato Prometeo- si blocco’. Currey avviso’ il Servizio Forestale, che taglio l’albero gigantesco per recuperare il macchinario. Quando lo scienziato comincio’ a contare gli anelli si rese conto dell’errore che aveva commesso. In un articolo per la rivista Ecology, scrisse: “Si puo’ concludere provvisoriamente che WPN-114 ha cominciato a crescere qualcosa come 4.900 anni fa”. Currey, senza saperlo, aveva ucciso un albero di 4.844 anni. E’ l’albero piu’ vecchio in questo momento a cui e’ stata data una data di nascita.
La morte di Prometeo colpi’ la stampa e l’opinione pubblica, ma da un altro lato rese piu’ lenta la creazione del Parco Nazionale del Gran Bacino che protegge i pini longevi; poiche' nessun legname puo’ essere tagliato o raccolto. I Pinus longaeva crescono in Utah e California, dove c’e’ l’esemplare con piu’ anni. Nelle Montagne Bianche e’ vivo -quintuplicando il suo omonimo biblico- Matusalemme, di 4.850 annidi eta’. Ma ce n’e’ un altro piu’ vecchio di Matusalemme. Il top del ranking e’ stabilito da un albero senza nome di 5.067 anni. Questi alberi esistevano prima che gli egiziani costruissero le piramidi, ma la loro ubicazione e’ un segreto.
Il Servizio Forestale degli Usa non fa sapere le sue coordinate esatte per evitare vandalismi (per questo non ci sono neanche immagini). Certamente sarebbe un’aberrazione vedere i nomi di un qualche visitatore impressi sulla corteccia di questi alberi millenari.
I pini longevi stanno in latitudini intorno ai 3.000 metri, in terre aride e con rocce piene di azoto grazie ai venti gelidi. Nel corso degli anni, queste condizioni avverse li hanno trasformati in una specie dura come il cuoio, forte e, soprattutto, durevole. Paradossalmente, la natura -come se fosse un macabro scultore- ha dato loro un aspetto moribondo. Il tronco torto e’ ricoperto da una cappa grossolana di resina che lo protegge dalla putrefazione, dai parassiti e dai funghi. Al contrario, un colpo di un fulmine puo’ far infiammare la crosta resinosa.
Fortunatamente, i fulmini non finiscono spesso su questi pini e ancora meno nella foresta: la sua capacita’ di recupero e’ notevole e il fuoco non si propaga facilmente fra di loro perche’ sono molto distanti uno dall’altro. In un certo senso, i pini longevi raggiungono eta’ superiori perche’ evitano o resistono ai pericoli esterni. Nello stesso tempo vivono dove non devono competere con altre specie vegetali e, considerando la poverta’ del terreno, gli elementi nutritivi sono sufficienti per farli crescere lentamente. Vivono lentamente senza pericoli ne competizioni, millennio dopo millennio.
Il Pinus longaeva e’ il singolo albero piu’ vecchio, ma ci sono altre specie che possono essere clonate e raggiungere eta’ inverosimili. Nel parco nazionale Fishlake in Utah, vive un pioppo che nel contempo e’ un bosco. Si tratta di Pando; una colonia clonata che e’ derivata da un unico albero della specie Populus tremuloides. Pando in latino significa “mi espando”, e’ cosi’ che puo’ replicarsi attraverso il sistema delle radici dando vita a nuovi pioppi (alcun scienziati sostengono che non si sia riprodotto sessualmente in piu’ di 10.000 anni). La sua estensione coinvolge un territorio grande come Citta’ del Vaticano e in esso ci sono circa 50.000 tronchi geneticamente uguali. Nessuno di questi cloni vive piu’ di 200 anni, ma in totale si stima un’eta’ approssimata di 80.000 anni. Disgraziatamente Pando sta morendo. Molti dei vecchi alberi cominciano a venire meno e cervi e bovini stanno mangiando i nuovi germogli. In alcune aree sono state installate recinzioni perimetrali per proteggere i giovani pioppi, ma i pericoli non sono solo locali. Altra causa di morte potrebbe essere la combinazione del cambio climatico, la siccita’ e gli insetti. In ultima istanza, salvare l’albero piu’ vecchio del Pianeta dipende da tutti noi.

(articolo di Oscar Cuso', biologo, direttore e scrittore di documentari sulla natura, sulla scienza e sulla storia. Ha lavorato in diversi documentari e lungometraggi della BBC, di National Geographic e della TVE. Pubblivato sul quotidiano El Pais del 22/08/2017)
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