testata ADUC
Cannabis terapeutica per curare gli ex-combattenti Usa affetti da PTSD?
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
23 gennaio 2015 13:49
 
Con due milioni di soldati che hanno partecipato alle guerre antiterrorismo a partire dal 2001, gli Stati Uniti hanno un'epidemia senza precedenti di sindrome da stress post-traumatica. Sconosciuta ai piu' prima del Vietnam o della prima guerra del Golfo, la sigla PTSD (post-traumatic stress disorder), appartiene ora ad un linguaggio corrente. Secondo le autorita' militari, circa il 20% dei soldati che tornano dalle zone dei conflitti ne sono colpiti. Sotto forma sia di ricorrenti incubi che di improvvisi terrori, concerne l'impossibilita' a riadattarsi. Un rapporto del dipartimento degli ex-combattenti pubblicato a febbraio del 2013 ha stimato il numero di suicidi nell'esercito in 22 al giorno di media: piu' di quelli che muoiono in combattimento.
Per questo motivo il Pentagono ha annunciato il reclutamento di migliaia di psicologi supplementari negli ospedali riservati ai veterani. Il budget dedicato alla salute mentale e' raddoppiato in cinque anni. Ma l'assenza di una cura efficace ha portato a ricercare trattamenti alternativi. A vantaggio del movimento di depenalizzazione della cannabis che si sta sviluppando in Usa, l'idea di utilizzare la marijuana come complementare del trattamento se utilizzata nell'ambito di un contesto medico. Grande imbarazzo nel Pentagono: 23 Stati su 50 hanno fino ad oggi legalizzato la marijuana terapeutica, ma la cannabis rimane una droga vietata a livello federale.
Piu' dei tre quarti dei soldati a cui e' stata diagnosticata una PTSD sono curati con l'aiuto di psicotropi. “E' patetico, critica la dottoressa Sue Sisley, specializzata nel sostegno in Arizona degli ex-combattenti. “Noi abbiamo a disposizione solo due farmaci, il Zoloft o il Paxil, che sono approvati dalla Food and Drug Administration (FDA), l'agenzia federale sui farmaci. E questi hanno degli effetti secondari importanti sul peso e sulla sessualita' dei pazienti. Essi tornano dalla guerra, e vogliono continuare a vivere. Noi li rendiamo grassi ed impotenti!”.
Controllo dei sintomi
La dottoressa Sisley ha cominciato ad interessarsi alla cannabis dopo aver trattato numerosi pompieri, poliziotti e altre persone che intervengono nelle operazioni d'emergenza. Lei dice di essere una conservatrice che disapprovava il consumo di marijuana. Ma a furia di vedere i suoi pazienti utilizzare questa pianta, anche a rischio di mettersi ai margini delle leggi, e sentendo i benefici che vantavano da questo consumo, ha dato vita ad un protocollo di ricerca che e' stato approvato dalla FDA a marzo del 2014. ”Nessuno dice che e' “il” trattamento contro la PTSD, spiega. Ma e' molto efficace per il controllo dei sintomi”.
Secondo la ricercatrice, i veterani soffrono di difficolta' per addormentarsi e di insonnia. “Essi vivono in una condizione di privazione del sonno per diversi anni, e questo impedisce loro di svolgere una vita normale”. La marijuana li aiuta ad addormentarsi e limita i flash-back e i terrori notturni. La marijuana ha anche il vantaggio di avere un'efficacia solo per alcune ore, e questo gli evita di svegliarsi col torpore che si manifesta dopo l'uso dei farmaci.
Dopo aver ottenuto l'autorizzazione da parte delle autorita', Sue Sisley e' stata invitata a svolgere le sue ricerche al di fuori della facolta' di medicina dell'Universita' dell'Arizona, ostile alla marijuana terapeutica. Ma e' stata “ripescata” dal vicino Stato del Colorado, il primo ad aver legalizzato la cannabis nel gennaio del 2014. Il Dipartimento della Sanita' pubblica le ha offerto una borsa di 2 milioni di dollari (1,7 milioni di euro) per poter condurre i suoi esperimenti, che sono previsti su 80 ex-combattenti. Secondo lei, il cannabidiol (CBD), somministrato attraverso un vaporizzatore, si adatta meglio al trattamento della PTSD rispetto alle piante con alta presenza di THC (tetraidrocannabinolo), il componente psicoattivo della marijuana.

(articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde del 21/01/2015)

Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS