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Caos aeroporti. Una storia, la storia di molti
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Articolo di Libero Giulietti
20 aprile 2010 10:59
 
Domenica  mattina, 18 Aprile, mi sono recato all'aeroporto di Fiumicino con mio figlio che doveva partire per New York. All'inizio sembrava che tutto filasse liscio perché l'aereo era stato autorizzato a modificare la sua rotta consueta e passare sulla Spagna; purtroppo però, una volta raggiunta la pista di decollo l’aereo è dovuto tornare indietro per un sopraggiunto divieto di sorvolo.
Non ho recriminazioni da fare sulla mancata partenza –anche se il disagio che crea è enorme- poiché mi rendo conto che non è dipesa dalla compagnia. L'aspetto su cui ho da recriminare è stato il totale stato di abbandono in cui sono stati lasciati i viaggiatori da parte della compagnia. Sappiamo che le norme esistenti attribuiscono ai passeggeri alcune misure di assistenza, come, per esempio,  essere protetti su un altro volo, essere trasportati, a spese della compagnia, alla località di partenza del nuovo volo, fare delle telefonate, avere dei pasti pagati, ma,  nel mio caso, questa assistenza non c'è stata ed il principale motivo risiede nella totale assenza del personale della compagnia. Come unica risposta alle richieste di aiuto e agli interrogativi dei viaggiatori, sul bancone della biglietteria c'era una targhetta  con scritto che il personale si trovava agli arrivi per assistere (sic) i passeggeri. Un altro biglietto riportava tre numeri telefonici: un numero di Roma inattivo nei giorni festivi, un numero 199 a pagamento e, infine, un numero irlandese...
Chiamare quel numero 199 da un cellulare, costa 48 centesimi al minuto e bisogna mettere in conto attese di ore all’ascolto di una irritante musichetta col risultato di sprecare tutto il denaro della scheda e, poi, sentire la comunicazione interrompersi (se non la interrompono loro).
Io e molti altri abbiamo vagato ore ed ore fra il terminal 5 (quello delle partenze per l'America), e tutto il resto della stazione aeroportuale cercando qualcuno da cui ricevere aiuto, ma senza esito.
L'ENAC, l'ente che sovrintende all'attività dell'aviazione civile ha, a quanto mi hanno detto, una sede all'aeroporto di Fiumicino naturalmente chiusa per il giorno festivo.
Per finire la Polizia, alla quale sono andato come ultima ratio, non ha ritenuto di verbalizzare le mie dichiarazioni di totale disattenzione per il viaggiatore per la ragione  che non c'era nessun reato.
Gli stessi parcheggi dell'aeroporto, che pure sanno bene che migliaia di macchine sono state parcheggiate inutilmente da persone che poi non sono partite e chissà quando partiranno, si sono ben guardati dall'alleviare, in qualche modo, il loro  pesante balzello.
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