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Farmaci. Torna d'attualita' la manipolazione
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Articolo di Rosa a Marca
22 aprile 2010 13:16
 
Pesanti accuse alle case farmaceutiche: sfruttano il loro potere finanziario per "aggiustare" i risultati degli studi sui medicinali.
Sarebbe singolare se alla fine di una partita di calcio una squadra sostenesse d'aver vinto per 5 a 0 e l'altra cantasse vittoria per il 3 a 1. Al di là delle consuete recriminazioni, il risultato finale non può essere che uno e uno soltanto. Invece sul campo farmaceutico l'anomalia del doppio risultato c'è. E' successo per esempio con un medicinale antipsicotico prodotto da due diversi laboratori. Il primo, olanzapina (nome commerciale Zyprexa), è dell'azienda Lilly; il secondo, risperidone (Risperdal), di Janssen. Quando la società Lilly, tramite cinque studi, ha messo a confronto l'olanzapina con il suo concorrente, la partita si è chiusa per 5 a 0 a suo favore, mentre le quattro ricerche condotte da Janssen si sono concluse con un 3 a 1 per il proprio. "La promozione domina sull'evidenza; il fatturato sulla sicurezza", spiega David Klemperer della Scuola Superiore di Regensburg. "E vale per tutte le grandi case farmaceutiche".
Nel bollettino medico di questa settimana -das Deutsche Aerzteblatt- sei esperti diretti da Gisela Schott analizzano 57 ricerche pubblicate in riviste specializzate. La loro conclusione e' che gli studi sui prodotti medicinali finanziati da aziende farmaceutiche, o da persone che si trovano in situazione di conflitto d'interesse, sfociano più spesso in un risultato favorevole alle società implicate. Un caso estremo è stato lo scandalo Vioxx, l'antidolorifico della Merck che secondo le stime di esperti ha causato oltre 160.000 casi di infarto e ictus prima che venisse bandito nel 2004. Eppure, nelle segrete stanze il rischio era ben noto. E' accaduto che: "attraverso una valutazione manipolatoria e un trasferimento selettivo dei dati, il produttore ha tenuto all'oscuro l'opinione pubblica dei possibili danni", dice Klemperer.
Quali le tecniche utilizzate per manipolare e condizionare i risultati? Sul bollettino si elencano vari trucchi. Anzichè confrontare il farmaco con prodotti concorrenti, si utilizzano dei placebo sui quali è facile avere buon gioco. Se durante il test si scopre che a un dosaggio più alto corrisponde un maggior numero di effetti collaterali negativi, nel documento finale si menziona la dose inferiore, anche se nella prassi si suggerisce un dosaggio superiore. Se si scopre che l'uso prolungato del medicinale porta a più effetti collaterali, si anticipa la fine dello studio. Se i risultati sono negativi, si rinuncia a pubblicare la ricerca -quando sarebbe molto importante farlo, poiché sono proprio gli insuccessi a salvaguardare il paziente da trattamenti inutili o rischiosi. Oppure i laboratori amano avvalersi dell'opera di ghostwriter, particolarmente abili a interpretare i dati a favore del prodotto; la loro è un'opinione che conta tra i medici e nei corsi d'aggiornamento, anche se in gergo sono definiti "voci in prestito".
Alla fine, gli studi caratterizzati da omissioni di dati, oppure abbelliti o in qualsiasi modo manipolati, sono un rischio per medici e pazienti. E' per questo che l'Ordine dei medici tedesco torna sull'argomento. Secondo l'esperta Gerd Antes, un possibile rimedio potrebbe venire dalla registrazione pubblica obbligatoria preventiva di tutte le ricerche. Ciò consentirebbe d'andare a vedere in seguito che cosa è scaturito dallo studio, e gli insuccessi sarebbero più difficili da occultare.
"Non procurare danno deve diventare il primo comandamento anche per l'industria farmaceutica", chiosa Klemperer.
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