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Gb. Ex capo dei procuratori inglesi: necessario cambiare la legge sul suicidio assistito
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Articolo di Redazione
6 giugno 2009 0:00
 
L'ex capo dei procuratori inglesi, Sir Ken Macdonald, si e' detto convinto che sia giunto il momento di rivedere la legge che vieta il suicidio assistito. Durante gli anni a capo dell'ufficio che coordina i procuratori dell'Inghilterra, Sir Ken non ha mai perseguito i parenti di quei pazienti che si sono recati in Svizzera a togliersi la vita. "Non ho mai percepito un interesse pubblico nel perseguire questi casi", ha spiegato. "Il pericolo e' che i cittadini si convincano che queste decisioni sono prese solamente dai magistrati e che la volonta' del Parlamento e' ribaltata. E questa circostanza, penso, ci deve portare alla conclusione che la legge e' arretrata rispetto a cio' che i cittadini ritengono ragionevole e quindi deve essere rivista".
Queste dichiarazioni giungono alla vigilia di una dibattito parlamentare su una proposta di legge che garantirebbe l'immunita' a quei parenti e amici che accompagnano un paziente all'estero a togliersi la vita, laddove l'assistenza al suicidio e' legale. La commissione Giustizia della Camera dei Lord e' stata informata giovedi' sul caso di Debbie Purdy, affetta da una forma aggressiva di sclerosi multipla e che sta portando avanti una battaglia legale per assicurarsi che il marito non sia incriminato ove la accompagnasse in Svizzera a togliersi la vita. I Lord della commissione sono stati informati sul fatto che Purdy dovra' necessariamente anticipare la sua morte se le leggi in materia non cambieranno al piu' presto. La legge prevede l'incarcerazione fino a 14 anni per l'assistenza e la complicita' nel suicidio.
Purdy ha tentato la via giudiziaria interpellando la High Court e la Corte d'Appello inglese, ma non e' riuscita ad ottenere l'immunita' per il marito, Omar Puente, nel caso la accompagnasse durante l'ultimo viaggio.
Cosi' ha portato la sua battaglia alla Camera dei Lord. Li', Purdy ha parlato del suo 'impossibile dilemma' sulla necessita' di anticipare la sua morte se la legge non sara' chiarita al piu' presto.
Lord Pannick, che rappresentava Purdy, ha detto: "Lei ha accettato il fatto che arrivera' il momento in cui continuare a vivere sara' insopportabile, momento in cui potra' desiderare di togliersi la vita. Ma non potra' organizzare il viaggio senza l'assistenza del marito,  che si esporra' cosi' al rischio di incriminazione. Se il rischio di incriminazione e' sufficientemente basso, potra' aspettare fino all'ultimo minuto prima di viaggiare con l'assistenza del marito".
Ma se il rischio di incriminazione continuasse ad essere alto, dovrebbe anticipare di molto la propria partenza, quando ancora e' in grado di viaggiare da sola.
Lord Pannick ha aggiunto: "E' ironico che una legge fatta per proteggere la sacralita' della vita avra' l'effetto di accorciare la vita dei pazienti terminali come Purdy. Inoltre non potrebbe essere confortata dalla presenza del marito fino alla fine".
Contrario alla modifica della legge e' pero' l'attuale direttore dei procuratori inglesi, Keir Stamer, secondo cui l'attuale normativa e' sufficientemente chiara e non richiede ulteriori interventi. Anche Stamer, come il suo predecessore, non ha mai incriminato i cari degli oltre 100 cittadini britannici che si sono tolti la vita in Svizzera.
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