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Servizio militare obbligatorio. Un fantasma si aggira per l’Europa. Non serve!
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Articolo di Vincenzo Donvito
6 aprile 2017 12:32
 
 Servizio di leva, cioe’ servizio militare obbligatorio per servire e difendere la patria in armi. Retaggio di una cultura ed una pratica ottocentesca e novecentesca basata sul popolo di cui sarebbe espressione lo Stato, popolo chiamato ad essere addestrato per difendersi tutto (grazie ai maschi, ovviamente… anche se alcuni Paesi, nel frattempo hanno introdotto l’obbligo -spesso comprimario- per le donne) dallo straniero, quello che -per quanto ci riguarda- sarebbe oltre le Alpi e ai bordi dei confini marittimi. Cultura che in tanti, dopo le importanti lezioni che in merito ci sono giunte dagli Usa, noi europei abbiamo superato. Le frontiere in Europa (trattato di Scenghen operante o meno) sono abbastanza formali e poco difendibili dal popolo in armi; le guerre tradizionali in armi -in Europa- sono sparite. La qualita’ della difesa e del supporto che il nostro esercito da’ e puo’ dare nelle varie missioni di pace nel mondo e Nato, e’ impensabile che possa essere sostenuto con dei ragazzi che a stento sanno tenere in mano un fucile (cosi’ era -e non abbiamo modo di pensare che oggi potrebbe essere diverso- il servizio di leva dei diciottenni). Quindi l’abolizione dell’obbligo e’ stato un toccasana per le istituzioni e per i cittadini. Le istituzioni perche’ hanno fatto un salto di qualita’ impegnando tutte le risorse in professionalita’ e tecnologia. I cittadini che, a parte alcuni un po’ fanatici, non hanno piu’ vissuto l’incubo/violenza di un distacco/sospensione di un anno o piu’ dalla loro quotidianita’ proprio nel momento in cui, finiti gli studi, si apprestavano ad essere a tutto titolo nella societa’.
Ma ora, dopo la Svezia che ha reintrodotto l’obbligo (per meglio difendersi dalle minacce della Russia?), ecco che quest’ultimo e’ diventato anche oggetto di campagna elettorale. In Francia, nelle presidenziali, tra i candidati con delle possibilita’ concrete, lo vorrebbero reintrodurre Jean-Luc Mélenchon (estrema sinistra), Emmanuel Macron (centro) e Marine Le Pen (estrema destra), ognuno con le sue motivazioni.
In Italia, per ora, non se ne parla. A suo tempo, l’abolizione fu voluta da destre e sinistre. Oggi non sappiamo, e se qualcuno lo perora, sembra che lo faccia abbastanza in silenzio. Ma non escludiamo che, in quest’onda di ritorni di fervori nazionali ed antieuropeisti, nei programmi delle prossime campagne elettorali, si possano affacciare proposte del genere.
Noi siamo preoccupati per diversi motivi. Primo fra tutti per il retaggio delle culture dei secoli scorsi, che sono tutt’altro che moderne e funzionali a difesa e prevenzione dello Stato: oggi crediamo che il popolo non esista piu’, sostituito dai cittadini, che sono prima di tutto individui e poi parte della comunita’ civica. Le “nostre guerre” non necessitano di eserciti e fucili in mano a dilettanti, ma di leggi, norme, accordi, commerci, importazioni/esportazioni, accoglienza e regolamentazione migranti, tutta materia che si assolve bene solo ed esclusivamente “in borghese” (come crediamo -per esempio estensivo della attuale situazione- debbano far parte i finanzieri; quindi sarebbe opportuno smilitarizzare l’attuale corpo). Oltre queste “guerre” ci sono quelle in difesa e attacco contro il terrorismo, quelle nelle collaborazioni Nato ed internazionali… difesa e prevenzione in cui possono essere utili SOLO i professionisti; non solo, ma il popolo addestrato dalla coscrizione obbligatoria (dilettante per antonomasia), sarebbe di impaccio e controproducente, cioe’ dannosa e distrazione di spese, inutili in se’.
Oggi viviamo in societa’ di capitali, di consumi e di tecnologie. Un modello che ha portato l’intero Pianeta a vivere meglio… con ancora tanti problemi, ma sicuramente meglio dei secoli passati. Un modello che dobbiamo meglio affermare e meglio distribuire. Un modello che non puo’ funzionare se non in regimi democratici, per la cui affermazione tutti lottano, pur con le dovute differenze. Le guerre dei secoli scorsi, con le armate basate sul numero dei militari, lasciamole alla storia. Se un fanatico oggi vuole ucciderci o distruggerci, non arriva alle nostre frontiere bardato per la guerra, ma si introduce nei nostri sistemi informatici e/o decide di farsi esplodere da qualche parte. Per prevenirlo o dissuaderlo non servono ragazzi e ragazze comuni che girano armati per le strade (modello Israele, che -per nostra fortuna- e’ tutta un’altra storia), ma specialisti, professionisti, esperti, gente addestrata e ben pagata.
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