Secondo i dati ufficiali della Banca dei Regolamenti Internazionali il volume complessivo dei contratti derivati negoziati fuori dai mercati regolamentati (così detti OTC) è aumentato notevolmente nell'ultimo semestre del 2011.
A giugno 2010 il nozionale negoziato ammontava a 582 trilioni di dollari.
A dicembre 2010 eravamo a 601 trilioni di dollari. A giugno 2011 il nozionale complessivo è schizzato a 707 trilioni di dollari.
Il seguente grafico, tratto dalla
rassegna trimestrale della BRI mostra l'andamento del volume di nozionali nonché il valore di mercato dei derivati scambiati fuori dai mercati regolamentati.
I dati del grafico sono espressi in
trilioni di dollari. Per avere un'idea di quanto sia un trilione di dollari ricordiamo che se un miliardo sono mille milioni, un trilione sono
un milione di milioni! Ovvero un numero seguito da dodici zeri. 707 trilioni di dollari è un numero astronomico, pari a circa
dieci volte il prodotto interno lordo mondiale! L'intero debito pubblico italiano rappresenta
meno dello 0,5% di questa cifra astronomica! L'intero debito pubblico della Grecia (che da due anni pare rappresentare il principale ostacolo alla crescita economica europea) rappresenta
meno dell'uno per mille!
Stiamo parlando, quindi, di cifre semplicemente colossali che rappresentano realmente (queste sì) un grave pericolo per l'economia mondiale.
Abbiamo parlato molte volte di questi strumenti finanziari altamente speculativi e rischiosi. Si tratta di uno dei principali tumori della finanza internazionale. Le cifre in gioco sono talmente elevate che possono, in qualsiasi momento, mettere di nuovo a repentaglio il sistema finanziario mondiale con le conseguenze che abbiamo già sperimentato nel 2008 ed in parte stiamo sperimentato ancora oggi. Dal grafico soprastante si evince chiaramente che il volume di questi derivati è oggi molto superiore a quello del 2008, prima cioè che scoppiasse dal crisi dei sub-prime.
E' noto che molte amministrazioni locali (comuni, provincie, regioni) hanno incautamente sottoscritto strumenti finanziari derivati che stanno mettendo in pericolo i bilanci di queste amministrazioni pubbliche.
Meno noto è il fatto che anche il Governo Italiano avrebbe sottoscritto derivati per valori sbalorditivi. Sulla stampa finanziaria internazionale sono apparsi nei primi giorni del mese in corso una serie di articoli che facevano riferimento ad una recente chiusura di operazioni derivate stipulate fra il Tesoro italiano e Morgan Stanley. Nell'
International Financing Review (Reuters) si legge: “
Il Tesoro Italiano ha un colossale portafoglio di derivati. Un ammontare di 30 miliardi di euro secondo le principali stime, i banchieri concordano sul fatto che l'Italia sia il più grande utilizzatore sovrano di strumenti finanziari derivati.... ma c'è un problema relativo al fatto che l'Italia rifiuta di fare chiarezza su quanti soldi esattamente detiene sotto forma di contratti derivati e se è in pericolo di dover effettuare dei pagamenti nel prossimo futuro in conseguenza di queste negoziazioni”
Sia il Financial Times, sia Business Week (Bloomberg) hanno pubblicato articoli dello stesso tenore richiedendo all'Italia di fare chiarezza sul portafoglio di strumenti finanziari sottoscritto.
L'operazione trasparenza fatta recentemente dal Governo sul tema dei redditi e del patrimonio dei Ministri è sicuramente lodevole e simbolica, tanto di cappello, ma un'operazione trasparenza sul portafoglio di derivati sarebbe molto più sostanziale e concreta.