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Virginia Raggi: una roccia ... di coccio?
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Articolo di Annapaola Laldi
24 febbraio 2017 15:30
 
 E' naturale che un semplice malore come quello che sembra abbia colpito la prima cittadina di Roma (a cui auguro ogni bene) o anche un disturbo più grave come quello che colpì il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni l’11 gennaio scorso non significano affatto una debolezza intrinseca di queste persone o una loro incapacità di continuare ad assumersi le responsabilità del ruolo che ricoprono.
E tuttavia, questo malore di Raggi lo sento come qualcosa di piuttosto grave, perché fa seguito, per quanto mi riguarda, a una constatazione che avevo fatto negli ultimi tempi. In otto mesi dal suo insediamento come Sindaco di Roma, il fiore, che oggettivamente era allora (vedere le fotografie o i video del tempo), ha perso smalto proprio sul piano fisico, sta rivelando un appassimento precoce, doloroso. Istintivamente ho pensato alla rosa di Ronsard, dove il poeta rinascimentale francese afferma che la sua bellezza “ne dure que du matin jusques au soir!” (non dura che dalla mattina alla sera!).
Del resto, il  malore viene un giorno o due dopo la partenza di Grillo da Roma. Grillo, che sembra sindaco di Roma più lui di Raggi, che pontifica a destra e a manca con quella sgradevole voce in falsetto che si ritrova quando non urla, che, da una parte, “blinda” la Sindaca, dichiarandole in faccia alla Città e al mondo:”Sei una roccia!”, e dall’altra, appunto, la commissaria o direttamente o per interposta persona.
E io, che un po’ di anni e di esperienza sul groppone ce ne ho, mi chiedo quante scenate grillesche abbia subito la ragazza in camera caritatis, lontano, cioè da occhi – e cimici - indiscreti - e quanti rospi abbia dovuto inghiottire (oltre a quelli già noti di Marra &Co). Perché sappiamo tutti, e in primo luogo il grillo nazionale, che lo ha anche detto chiaro e tondo, che "l’esperimento Roma" non può fallire a nessun costo, pena il fallimento dei “cinque s t x l l e” (al posto dell’x ciascuno metta una “e” o una “a” come più gli piace) a livello nazionale. Ma l’esperimento è legato a Raggi che ha da fare il Sindaco (anche se e quando non ne avesse più voglia). E allora, che cos’è Raggi, se così stanno le cose, se non un ostaggio che non può assolutamente liberarsi, presa in una morsa tremenda, ansiogena e distruttiva?
Sei una roccia! Una battutaccia di un comico da strapazzo, che si rivela in tutta la sua tragicità per la protagonista suo malgrado (ma non a sua insaputa) di questa sceneggiata romano-genovese. Una roccia, sì, ma di coccio, tra vasi di ferro – ma ne basta uno bello corpulento che la mette all’angolo per tenerla apparentemente intera e in piedi fino a che gli servirà.
E allora: auguri, Virginia, di tutto cuore; se non per una trionfale carriera di Sindaco, che mi sembra ti sia ormai preclusa, quanto meno per  qualcosa di molto più sostanziale: la tua liberazione morale e materiale da ogni situazione angosciosa, di cui tu ti senta prigioniera.
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