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Agibilita' citta' e manifestazioni pubbliche. Prima di tutto il cittadino
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Comunicato di Vincenzo Donvito
13 ottobre 2010 13:26
 
 E' probabile che piazza San Marco a Firenze possa non essere piu' utilizzata per le manifestazioni pubbliche. Ci si e' resi conto, con il corteo studentesco dei giorni scorsi, e col fatto che questa piazza e' diventata di recente snodo principale della mobilita' urbana, di aver bloccato l'intera citta'.
Finalmente si comincia a ragionare in funzione di tutti i cittadini, senza che i diritti di alcuni, per manifestarli e rivendicarli, debbano necessariamente calpestare quelli di altri. Il problema si e' posto per piazza San Marco ma e' piu' ampio. Non solo per piazze e strade della citta' ma per lo sciopero in se'.
1 – piazze e strade. E' evidente che una citta' risenta di una manifestazione al pari del passaggio di un forte temporale, se non peggio. In piazza San Marco probabilmente piu' che altrove, ma non per questo “altrove” deve essere penalizzato in una politica di riduzione del danno che sembra voglia essere utilizzata da amministratori e forze dell'ordine. La questione andrebbe affrontata in un'ottica generale, partendo dal presupposto che uno sciopero di una componente della nostra societa' non deve obbligare tutti a farsene carico. I cortei che immobilizzano la citta' sono retaggio di una cultura, una mobilita' e un'informazione del secolo scorso: per comunicare a chiunque che c'era un certo dissenso e protesta, scendere per strada era un sistema di comunicazione, maggiormente incisivo se il disagio che provocava coinvolgeva chiunque. Che necessita' c'e' oggi di questo metodo di comunicazione, oggi che le “coperture mediatiche” di certi eventi consentono l'informazione ovunque, a 360 gradi? E probabilmente, le attuali vittime, invece di commentare lo sciopero rispetto ai disagi che hanno subito, lo commenterebbero per i contenuti delle specifiche rivendicazioni. I raduni, quindi, potrebbero essere convocati in luoghi specifici, come parti della citta' dedicate alla bisogna, senza che nessuno debba essere obbligatoriamente coinvolto nelle conseguenze.
2 -lo sciopero in se'. Una cultura per la comunita' e una prassi di rispetto dell'altro che coinvolge lo sciopero in se'. Siccome l'obiettivo degli scioperanti e' creare problemi alla propria controparte, perche' crearli anche ad altri? Perche' per esempio, i ferrovieri o gli addetti al trasporto pubblico devono bloccare la circolazione dei loro mezzi -a danno di tutti- e non esimersi dal far pagare il servizio in determinate fasce orarie -a danno della propria controparte?
Oggi le piazze sono essenzialmente mediatiche, quindi non si possono conquistare con la propria imposizione fisica. Non solo. C'e' un rilevante pericolo che la piazza mediatica diventi luogo di rivalsa contro la possibilita' dei singoli di non poter liberamene fruire delle piazze urbane, e anche per questo crediamo che valga la pena rimettere in discussione gli attuali metodi.
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