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ANCORA DAZI E PROTEZIONISMO. PER CAPIRE CHE IL PROBLEMA E' IL RISPETTO DELLA LEGALITA' COMMERCIALE, BASTA FARSI UN GIRETTO IN UNA CITTA' COME FIRENZE
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Comunicato 
21 marzo 2005 0:00
 

Firenze, 21 marzo 2005. Per cercare di capire, rispetto al quotidiano, che il problema dell'inasprimento dei dazi non e' quello centrale della nostra economia in era di globalizzazione dei mercati, sarebbe sufficiente farsi un giretto nel centro di una media citta' italiana come Firenze.
Meta di turismo intenso in questo periodo, con un centro storico strabordante di persone provenienti da ogni parte d'Europa e del mondo. Molto turismo scolastico e quindi pochi soldi ma tanta voglia di spendere in una citta' che, anche se non si acquista nel negozio griffato, quando si dice "l'ho comprato a Firenze" fa comunque un certo effetto.
Partiamo dal Duomo verso le 19 di domenica delle Palme, da quella famosa gradinata che solo poco tempo fa fece il giro del mondo (piu' di quanto gia' non lo faccia abitualmente) per l'infausta iniziativa dell'amministrazione cittadina che aveva vietato di sedersi sopra. A quell'ora questa gradinata era gremita di venditori di paccottiglia di ogni tipo: disperati del terzo e del quarto mondo a cui il primo e il secondo mondo continuano a non dare opportunita', su improvvisate bancarelle di cartone e tappetini. Faceva un certo effetto: dalla gradinata vuota dei divieti con vigili sempre presenti per evitare che qualcuno si sedesse, all'"occupazione" anti-estetica, brulicante con relativa sporcizia e disordine e senza un vigile per ore.
Procedendo dal Duomo verso Palazzo Vecchio, si passa per via Calzaioli, dove la pavimentazione e' quasi impossibile da vedere, tra due ali fitte fitte delle solite bancarelle di cartone e tappetini, con le persone costrette in un corridoio centrale e i negozi aperti con l'accesso ostruito. Vigili? Zero. Lo stesso accadeva per altre stradine intorno al Duomo, come Borgo San Lorenzo, dove i tavolini all'aperto dei ristorantini si litigano lo spazio coi venditori di paccottiglia, e i negozi, grazie anche a quella vera e propria barriera arichitettonica costituita dal piccolo e inutile marciapiede, sono irraggiungibili.
Non ci sentiamo una novella Oriana Fallaci, con la sua denuncia proprio di questa citta' che ha fatto il giro del mondo, ma oltre all'immagine del degrado (che non e' poco per una citta' e un'Italia che si vende per la sua storia, la sua architettura, le sue produzioni tipiche, etc.), quello che ci preme evidenziare e' che questo e' il Paese in cui si preferisce concentrare le proprie forze sull'inasprimento dei dazi e non per garantire la legalita' commerciale.
A nostro avviso il cuore del problema non e' l'arrivo e la circolazione delle merci legali, ma quelle illegali, che ce ne sono molte di piu' di quanto non si creda. Basta cercarle, fare indagini e spuntano in modo incredibile: dai giocattoli all'abbigliamento, dal cibo fino ai farmaci (sul cui fenomeno di contraffazione e' proprio di alcuni giorni fa l'appello allarmato dell'Organizzazione mondiale della Sanita' per una lotta comune e diffusa). E siccome la voglia di spendere poco non c'e' legge che potra' frenarla, se di fatto si impedisce l'ingresso alle merci economiche fatte con tutti i crismi, quelle senza questi crismi troveranno sempre piu' spazio.
La risposta e' attrezzarsi sapendo di vivere in un'economia globale in cui il nostro Paese ha spazi di qualita' eccellenti, ma che vanno tutelati e garantiti anche e soprattutto a partire dai vigili del centro delle nostre citta'.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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