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AUMENTO DEI PREZZI E PRESE IN GIRO
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Comunicato 
30 dicembre 2001 0:00
 

I FALSI DATI DELLA FIPE PER TRANQUILLIZZARE I CONSUMATORI

Firenze, 30 Dicembre 2001. La Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) ha fatto un'indagine sui prezzi dei principali prodotti di consumo e servizi nelle varie capitali europee, per cercare di dimostrare che i prezzi italiani sono tra i piu' bassi. E trionfalisticamente sta cercando di far passare il messaggio di un Italia con i prezzi al dettaglio tra i piu' bassi d'Europa, con l'eccezione, mediamente, di Grecia, Spagna e Portogallo.
Se la Fipe lo fa per cercare di far digerire meglio ai consumatori gli aumenti ingiustificati dei prezzi -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- ha proprio scelto un pessimo metodo, perche' sta raccontando cose che non corrispondono ai fatti. Per due motivi.
Il primo.
Che senso ha paragonare il prezzo del costo del caffe' espresso al bar, tra l'Italia e gli altri Paesi dell'euro, quando in questi ultimi Paesi non c'e' un consumo di questo prodotto cosi' diffuso come da noi, nel bar, in piedi, tant'e' che dove viene servito, si chiama per l'appunto "espresso italiano"? Ve l'immaginate se questo giochino lo facessero i tedeschi con la birra? O i francesi con l'anisetta? O i portoghesi con l'assenzio? O i belgi con il caffe' filtro? Inoltre il prezzo medio italiano che viene usato per paragonare il caffe espresso, e' di 0,62 euro, cioe' 1.200 lire: in quale Italia di quanti anni fa gli indagatori della Fipe hanno preso il caffe' al bar? Penseremmo che ci stanno prendendo in giro.
Il secondo.
Se in un ristorante di fascia medio-alta di Roma si spende 57 euro, e in uno "simile" di Parigi si spende tra i 63 e 68 euro, cosi' come in uno di Bruxelles tra 64 e 81 euro, vuole dire che Roma e' piu' economica? Secondo la Fipe si', ma secondo il buon senso, la matematica e l'economia no! Perche' il costo della vita a Roma e' altra cosa rispetto a Parigi e Bruxelles: dai prezzi delle materie prime per cucinare, agli affitti dei locali, ai costi del personale, fino agli stessi stipendi degli avventori. Il ristorante di Parigi sara' sicuramente piu' caro, rispetto a quello di Roma, per il romano che va in vacanza nella capitale francese, ma sembra che i costi e i valori dei consumi non si calcolino solo rispetto a chi consuma in vacanza.
Abbiamo messo un po' di puntini sulle "i" per denunciare l'approssimazione e la faciloneria (fino allo stravolgimento dei numeri e dei fatti) con cui i rappresentanti dei commercianti cercano di mostrare il loro impegno in questo difficile momento di cambio della valuta. Per il momento non c'e' un prezzo (con alcune eccezioni, soprattutto in quelli stabiliti dallo Stato) che non stia subendo una modifica del suo valore grazie all'operazione di cambio: dai biglietti dei cinema a quelli degli autobus, etc.. E, visto l'andazzo della vigilia, crediamo che ne vedremo delle belle per quei prezzi che non si sono mostrati ancora nel loro controvalore in euro: non stiamo parlando di cambi sbagliati, ma di prezzi che lievitano alla ricerca dell'arrotondamento.
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