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BANCOMAT CLONATI. PURTROPPO I FATTI CI HANNO DATO RAGIONE. CHE SI PRENDANO I NECESSARI ACCORGIMENTI TECNICI E CHE OGNUNO AGUZZI DI PIU' LA VISTA
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Comunicato 
5 aprile 2004 0:00
 

Firenze, 5 Aprile 2004. Purtroppo, e ribadiamo purtroppo, i fatti ci hanno dato ragione. Avevamo lanciato l'allarme gia' lo scorso 11 gennaio per quanto era accaduto a Latina. La polizia aveva sequestrato due piccoli marchingegni elettronici che, sistemati sul bancomat, nei pressi della fessura dove si inserisce la carta, come fossero parte integrante della struttura, servivano a leggere e memorizzare i dati delle carte con cui si effettuavano i prelievi di contante presso quello sportello. Evidenziando che non si poteva trattare di un ritrovato estemporaneo, "fai-da-te" di un ladruncolo di zona, ma di qualcosa di presumibilmente piu' esteso e, per questo, ripagante ad un adeguato livello l'impegno profuso per concepirle, costruirle e applicarle.
Ed ecco che a Trento i Carabinieri hanno sgominato una banda accusata di aver clonato migliaia di bancomat da centinaia di banche della provincia di Padova e Vicenza, proprio grazie a questi marchingegni elettronici (smagnetizzatori) piazzati sulle fessure, con l'aggiunta di microcamere.
Vanno bene gli appelli che gli stessi Carabinieri fanno perche' ognuno sia vigile sulla "semplicita'" delle fessure in cui si inserisce la carta e di coprire la mano con cui si digita il codice segreto. E noi vi aggiungiamo che non basta: ogni anomalia o sospetto va segnalato alle autorita' oltre che, potendolo fare, allo specifico sportello dove e' stato rilevato. Meglio rischiare qualche segnalazione inutile che perderne qualcuna.
Ma non basta. Il fenomeno e' molto piu' pericoloso e diffuso di quanto si possa credere, e non basta la buona volonta' e attenzione del singolo consumatore per farvi fronte. Occorre che anche le banche giochino un loro ruolo, con controlli continui anche le ore di chiusura degli uffici. Non basta una guardia giurata che passa due volte la notte mettendo il bigliettino di certificazione del passaggio nella fessura della saracinesca. Ci vogliono controlli piu' frequenti e specifici, i cui costi la banca stessa si deve accollare: la garanzia di un sistema sicuro non puo' che invogliare i consumatori ad usufruire piu' frequentemente del servizio, oltre che a scoraggiare i malviventi.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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