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IL CANONE/TASSA DELLA RAI. ALLA COSTANTE PERCENTUALE DI PRESUNTI EVASORI NON VIENE MAI FORNITA UNA MOTIVAZIONE PER FARGLI CAMBIARE IDEA
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Comunicato 
24 febbraio 2005 0:00
 

Firenze, 24 Febbraio 2004. In un'intervista al settimanale Economy, il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo ha fatto sapere che per i mancati pagamenti del canone Rai, l'ammanco sarebbe "di 300-400 milioni, con una percentuale di morosi intorno al 20% degli italiani".
Quindi, visto che i nuclei famigliari in Italia sono 22.100.000 (censimento Istat 2003), gli evasori sarebbero 4.420.000. Non sappiamo se siano gli stessi del 2003 (5 milioni) perche' il dato percentuale diffuso e' accompagnato da un generico "intorno". Questo partendo dal presupposto, tipico della Rai, che ogni nucleo famigliare, per il solo fatto di esistere possiede uno o piu' apparecchi televisivi: chi, separando la propria residenza dal nucleo famigliare precedente non si e' visto arrivare una letterina minacciosa della Rai che sostiene che non si sta pagando il canone, etc etc.? Nessuno!
Per capire l'andazzo: nel 2003 gli evasori erano il 18,57%, nel 2004 il 23,67% e nel 2004 questo "intorno al 20%". Quindi per sapere se le ronde anti-evasori di viale Mazzini hanno avuto un successo o meno in quest'ultimo anno, aspettiamo un po' di dati piu' precisi.
Ma trattandosi di una tassa (anche se continuano a chiamarlo canone o abbonamento.. povera lingua italiana, altro che onta del non riconoscimento comunitario..), a noi piacerebbe che lo Stato fosse molto preciso. Se io contribuente sgarro anche di un giorno nel pagamento, mi vengono fatti pagare interessi e more. Perche' alla richiesta di mia precisione non corrisponde altrettanta precisione da parte di chi e' esattore per conto dell'Erario? Perche' mi vogliono indurre a fare il mio dovere con dati falsi? O forse c'e' qualcuno che realmente crede che ad ogni nucleo famigliare corrisponda una televisione, come fa il direttore Cattaneo quando dice "20% degli italiani" e non dei presumibili possessori di una tv?
Questo e altro e' quanto si deve subire quando uno Stato gabelliere, per riaffermare la propria posizione dominante anche nel sistema di informazione radiotelevisiva, deve far pagare tutti per cio' che solo alcuni usano. Per capire come funziona questo meccanismo, basti ricordare che fine ha fatto il canone/tassa sulla radio: non si paga piu' da quando alcuni anni fa viene incamerato dal Fisco grazie ad una percentuale delle tasse Rc-auto che ogni automobilista paga; cioe' chi possiede un'automobile paga anche per la radiolina sotto l'ombrellone di uno che magari non ha neanche la patente.
Quando uno Stato fa perdere ai propri amministrati la percezione dell'utilita' di una tassa per chi direttamente la versa, non ci si puo' lamentare che sia sempre un bell'esercito in crescita di coloro che evadono il fisco, non vanno a votare, violano il codice della strada o appena possono fregano una qualunque autorita'. In genere a questo ragionamento viene contrapposta la necessita' di avere un servizio pubblico; ma a parte il nostro profondo dubbio che ci sia bisogno di questo servizio pubblico, perche' erogarlo in concorrenza totale con quello privato?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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