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CANONE/TASSA RAI INVARIATO. CHE MAGNANIMITA'.
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Comunicato 
20 dicembre 2004 0:00
 

Firenze, 20 Dicembre 2004. Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha fatto sapere che il canone/tassa della Rai, per il 2005, rimarra' allo stesso livello di quest'anno, 99,60 euro. Alla base di questa decisione ci sono i 25 milioni di euro che la Rai ha registrato in attivo del 2003 e le altrettanto buone prospettive per i bilanci 2004: "cosa che ci permette di non chiedere un sacrificio ai consumatori".
Quanta magnanimita', signor ministro. Ma restiamo con un dubbio gigantesco: perche' questi utili, trattandosi di un'azienda pubblica, non ricadono sui consumatori?
Il ministro ci avrebbe risposto indirettamente dicendo, nella conferenza stampa in cui ha comunicato questa decisione, che "bisognerebbe bilanciare con maggiore pubblicita', cosa che pero' avrebbe conseguenze sugli equilibri non tanto del sistema televisivo quanto sulla carta stampata. Gli editori sono i piu' grandi fautori del canone". Ma, a parte il poco esaltante scaricamento della logica del canone sugli editori privati, questa e' una risposta solo parziale, e in fondo una non-risposta: stiamo parlando di utili, anche al netto degli investimenti, quindi non verrebbe scalfito il bilancio positivo, ma solo resi gli utili ai legittimi proprietari, i contribuenti.
Niente grossi numeri, per carita', perche' se facciamo il calcolo sui 25 milioni di utili e consideriamo che sono poco piu' di 16 milioni i contribuenti che pagano questa tassa, ne verrebbe uno sconto di poco piu' di 1 euro e mezzo a testa. Ma e' il principio che conta. E qui sembra che il principio debba essere quello che una tassa non puo' mai diminuire, ma solo aumentare. E siccome stiamo parlando di una delle tasse su cui i contribuenti si sentono piu' presi in giro che non per altre (pagare una tassa e sentirsi ripetere in continuazione che e' un canone o un abbonamento, non e' esaltante dal punto di vista della piu' semplice logica linguistica e normativa), essere precisi e meticolosi non potrebbe che giovare a tutti. Forse, se fosse stato necessario, non sarebbe aumentata di 1 euro e mezzo? Certo che si'. E allora, perche' non il contrario?
Questi sono gli esercizi alchemici a cui dobbiamo ogni anno sottostare, per cercare di trangugiare questa gabella che -ancora magnanimita'- se la paghiamo ci da' diritto di partecipare anche ad un concorso a premi.
Per chi, come noi, continuasse ad avere il convincimento che questa tassa andrebbe abolita e che in questo modo il mercato dell'informazione radiotelevisiva ne trarrebbe un vantaggio in concorrenza, snellezza e opportunita', offriamo la possibilita' di firmare una petizione che ne chiede per l'appunto l'abolizione: clicca qui
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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