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CASSAZIONE: LEGITTIMO IMPORRE UNA CURA SANITARIA. VIOLATA LA COSTITUZIONE?
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Comunicato 
24 febbraio 2007 0:00
 

Firenze, 24 febbraio 2007. Con la sentenza n. 4211, la Terza sezione civile della Corte di Cassazione ha stabilito che, anche se sono esplicitamente rifiutate dal paziente prima di essere anestetizzato e operato, il medico puo' procedere con terapie d'emergenza salvavita in seguito a successive complicazioni nel corso di un intervento chirurgico. Il fatto, risalente al 1990, riguarda un testimone di Geova sottoposto a trasfusione sanguigna nonostante l'avesse esplicitamente rifiutata prima di entrare in sala operatoria.
Questa sentenza rappresenta uno dei piu' efficaci attacchi alla liberta' terapeutica e alla liberta' individuale, principi protetti dalla Costituzione (artt. 13 e 32). Secondo la Cassazione, nel momento in cui il paziente entra in sala operatoria -solitamente anestetizzato- non ha piu' alcun valore la volonta' da lui espressa qualche minuto prima, in quanto non piu' attuale. Inoltre, la Cassazione riconosce ai medici il diritto di interpretare la vera e nascosta volonta' del paziente (ha detto "no", ma sicuramente voleva dire "si'").
La Cassazione non e' nuova a sentenze che affermano il principio paternalistico e autoritario secondo cui lo Stato ha la capacita' di interpretare la volonta' dei suoi cittadini meglio dei cittadini stessi. Ricordiamo la celeberrima sentenza secondo cui una donna che porta i jeans non puo' essere violentata: anche se dice "no" al suo carnefice, in realta', togliendosi i pantaloni, da' il proprio consenso allo stupro.
Queste aberranti sentenze sono il frutto della modalita' di composizione delle piu' alte corti del Paese, basata sull'anzianita'. Nella Corte Costituzionale, ad esempio, l'eta' media e' di 70 anni, e dei suoi 13 membri solo uno e' donna. Le nostre alte corti sono quindi composte piu' che altro da uomini anziani, ovvero da coloro che rappresentano la fascia piu' conservatrice della popolazione, sia dal punto di vista culturale che di orientamento giurisprudenziale.
Fino a quando non cambiera' il modo in cui si fa carriera in magistratura, i cittadini dovranno continuare a subire sentenze come queste.
Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc
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