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COGNOME DEI FIGLI. SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE RIVOLUZIONARIA. MA SOLO PER IL FEMMINISMO PATERNALISTA CHE CONDANNA LE DONNE ALL'INFERIORITA' ED AL DOLORE. LA SINTOMATICA STORIA DI MIA FIGLIA
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Comunicato 
30 maggio 2006 0:00
 

Firenze, 30 Maggio 2006. Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che un bambino di nove anni potra' mantenere il cognome della madre anche dopo la richiesta del padre naturale, che all'epoca della nascita non aveva riconosciuto il figlio, di sostituirlo con il proprio. Questa sentenza e' stata accolta quasi all'unanimita' come rivoluzionaria e portatrice di una nuova era non piu' all'insegna della famiglia patriarcale, una vittoria importate per il femminismo che da tempo si batte su questa questione (parola delle deputate del Prc).
Evviva il femminismo nostrano, che ha la grande qualita' di accontentarsi di poco, di veramente poco. In realta' questa sentenza non cambia molto, in quanto su questo parla gia' chiaro l'articolo 262 del codice civile, che stabilisce come il figlio naturale debba portare il cognome del genitore che lo riconosce prima. E allora, alle femministe in festa vorrei raccontare la storia di mia figlia.
Il giorno dopo la sua nascita a New Haven (Usa) nel 2005, un infermiere ci chiese di compilare un modulo in cui, oltre ai dati anagrafici di noi genitori, dovevamo scrivere il nome e cognome di nostra figlia. Se avevamo gia' parlato a lungo del nome, quale cognome era possibile dare a nostra figlia? L'infermiere ci disse che era accettabile ogni combinazione del cognome paterno e/o quello materno. Ovvero: Yates Moretti, Moretti Yates, Yates-Moretti, Moretti-Yates, Yates, e Moretti. Abbiamo quindi optato per Elena Yates Moretti.
Essendo mia figlia cittadina italiana, oltre che statunitense, abbiamo portato il suo certificato al consolato italiano di New York. Dopo tre o quattro mesi il consolato riesce con apparente fatica a far pervenire una traduzione del certificato allo stato civile del mio comune di residenza. Ed ecco che Elena Yates Moretti, come recita il suo passaporto americano, e' divenuta semplicemente Elena Moretti. Il consolato ha depennato il cognome della madre addirittura in sede di traduzione del certificato di nascita. Mia figlia ha oggi due identita', due passaporti con cognomi diversi, uno voluto dai genitori, l'altro imposto dal piu' grande dei patres familias, lo Stato italiano.
Oggi, quindi, io non festeggio.
Mi pongo solo il problema di spiegare in futuro a mia figlia perche' l'ho portata in un Paese il cui primo atto di benvenuto e' quello di imporgli il cognome del padre.
Insieme a questo dovro' spiegarle che l'Italia e' oggi un Paese in cui le persone del suo medesimo sesso sono praticamente assenti in Parlamento, al Governo, alla guida delle piu' importati aziende e societa' private. Dovro' spiegarle che, almeno da quanto apparirebbe in Tv, l'aspirazione delle ragazze italiane e' quella di sorridere beotamente in costume da bagno accanto ad un sempiterno conduttore in giacca e cravatta. Dovro' anche spiegarle che in Italia e' quasi impossibile partorire con anestesia epidurale, o abortire farmacologicamente, o preservare il cordone ombelicale del proprio figlio per uso autologo.
Sveglia donne, sveglia.

Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc
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