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PER COMPRENDERE MEGLIO IL MONDO SANITARIO MEDICO: UN LIBRO DA LEGGERE
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Comunicato 
14 ottobre 2004 0:00
 

Firenze, 14 ottobre 2004. Un libro da leggere, per comprendere meglio il mondo sanitario medico, un mondo fatto di delusioni, trappole, frustrazioni, stati d'animo che si ripercuotono sul malato. L'autore, venerando chirurgo milanese, Luigi Rainero, non lascia mezzi termini, spiega e si spiega, dando una traccia del suo passato.
Il malato?
Solo un numero, da osservare velocemente, il piu' possibile, prescrivendo subito, farmaci s'intende. Un rapporto medico/paziente che non esiste, tranne nell'immaginario collettivo. Ma nemmeno tanto. Non ci vuole molto a comprendere, basta andare in qualche corsia d'ospedale e respirare l'aria, aria tragi-comica.
Chi vi scrive, nella sua esperienza umana e di medico, ha visto anestesisti ridere e scherzare mentre incubavano un uomo che era in fin di vita per un incidente automobilistico, e mentre questi eseguivano tutte le operazioni del caso, si raccontavano le barzellette, fino a quando, l'uomo spirato, continuavano a ridere e se ne andavano. Vedere un uomo, che lottava contro la morte, e due che invece di darsi animo per quella vita sul precipizio, ci scherzavano su, mi aveva proprio fatto impallidire. Tanto.
Ma non avevo finito .
Un giorno mentre prestavo servizio al Pronto Soccorso, avvertii l'anestetista di turno che mi avevano chiamato e che stava arrivando un "codice Rosso", significa la massima priorita' ed urgenza.
Il poveretto? Una ragazza , in vespino rimasta semi-schiacciata da un grosso tir. Invece di prepararsi, questo collega anestesista , imprecava contro la ragazza, che aveva scelto di venire a trovarci, in piena notte! Dopo qualche minuto arrivo' un'altra chiamata, era di nuovo il servizio di ambulanza che mi diceva che la donna non l'avrebbero piu' portata: era spirata. Chiusi con un senso di pieta', e lo dissi all'anestetista.ah! Meno male meno male!!!
C'e' ancora da comprendere -e chi puo'?- se avevo di fronte un collega matto.
Tuttavia i medici matti sono presenti e non sono nei manicomi, li abbiamo seminascosti nelle corsie degli ospedali, spesso quelli cosiddetti pubblici. Imparate a scovarli, e non esitate a difendervi, se necessario denunciate: l'unica risorsa che il cittadino ha per difendere il suo diritto ad una salute, che e' negata giorno dopo giorno.
L'ultima vicenda da me vissuta?
Un medico di base, trae in inganno i suoi pazienti piu anziani, facendo loro la vaccinazione antinfluenzale. Tecnica: .fammi vedere questo braccio. guarda li'. zac! Puntura fatta. Quelli piu' furbi, per fortuna la maggiorparte, hanno pressioni tra le quali anche la diffida che resteranno "senza medico a casa tutto l'inverno". Un anziano e' sempre una persona debole, e questo tizio, non so se valga la pena di chiamarlo medico, distribuisce centinaia di vaccini, cosi' li "consuma", e si toglie dalla scocciatura dei malanni stagionali della gente piu' noiosa!
Tuttavia risparmiamoci l'idea, che questa aliena tipologia sanitaria sia solo in Italia. Ho amici negli Usa e in Gran Bretagna, e soprattutto in quest'ultimo Paese, le vicende non cambiano molto.
Certo piu' tempo passa, piu' la sensibilità alla vita prende corpo. Ma e' un cammino lento, lentissimo. Baroni, raccomandazioni e gelosie in corsia.
Questi alcuni dei temi "scottanti" trattati dal nostro chirurgo Rainero, Fassati nel romanzo "Medici", appena pubblicato da Longanesi.
''Avevo scelto di fare il medico perche' ero sicuro che fosse l'unico lavoro che permettesse davvero di salvare vite umane. E adesso, appena laureato, avevo la conferma che i malati non contavano niente, che era tutto un giro di raccomandazioni e appoggi". Parla cosi', non certo io il dr Parisi, il quale potrebbe sembrare troppo fazioso, ma un medico al quadrato, Luigi Rainero, attraverso il suo personaggio Marcello Moranti.
Luigi Rainero, e' direttore del Dipartimento di chirurgia generale e dei trapianti del Policlinico di Milano Il suo romanzo e' misto tra ricordi di gioventu', e raffinate conoscenze del mondo sanitario.
''Le raccomandazioni sono attivissime anche in questo campo -dice Rainero- come pure i primari, spediti in certi posti per particolari meriti, e non certo per quello che l'immaginario collettivo potrebbe pensare: la loro bravura. Generalmente questi raccomandati di turno, baroni primari, si circondano di bravi amici, in modo che siano tutelati, e non vadano incontro al rischio di perdere la faccia.
Difatti, spesso, il primario dirige, e c'e' sempre un pupillo seminascosto, e tenuto fuori visione, formatosi all'estero che verifica e fa funzionare il sistema.
Da giovane, proprio come Marcello Morandi -asserisce il nostro autore- ero stupito. Adesso, a 67 anni, non saprei davvero. Oggi comunque, rispetto a qualche anno fa, le cose sono molto cambiate: ''E' il direttore generale a scegliere fra una rosa di candidati, e dal momento che deve gestire un ospedale-azienda non puo' permettersi di far saltare la struttura".
Ma in effetti, a dire il vero le faccende poi non sono cambiate tanto. Ma la mala sanita' e' sempre presente: Il caso delle tangenti a Milano emerso in questi giorni sembra proprio un episodio del libro del Rainero. Un momento dove realta' e fantasia si intrecciano drammaticamente.
Il chirurgo sottolinea di essersi potuto permettere questo romanzo alla fine della carriera, e ricorda le figure straordinarie dei 'baroni' di un tempo, ''medici di potere ma anche di qualita'''. ''All'epoca c'era poco da scherzare -dice il chirurgo, che ha vissuto per anni negli Stati Uniti e ha partecipato a Pittsburgh allo storico trapianto del fegato di un babbuino su un uomo- questi 'padri padroni', specialisti di valore, 'governavano' la vita dei loro allievi, che addirittura si dovevano sposare solo quando lo diceva il capo. Il grande barone dominava i suoi 'figli', dunque, ma sistemava quelli riconoscenti negli ospedali periferici. Si trattava di un rapporto molto particolare, fatto anche di lezioni importanti.
Oggi, e' rimasto il "baronaggio", senza alcuna lezione importante.
Un fatto negativo, che esprime le virtu' di un intero ambiente, fatto di gelosie, ed inefficienze. Le corsie dell'ospedale, infatti, nascondono trappole e insidie che i giovani medici impareranno presto a riconoscere a proprie spese. Questo porta spesso i medici, a scegliere altra strada, altra via, o a soccombere, mettendosi silenziosamente in fila dietro il barone di turno.
Questa e' la Sanità e questo e' il modo come si trattano i bisognosi malati, anche se, mi e' doveroso dirlo, non si deve cadere nella tentazione di fare "di tutta l'erba un fascio". Ci sono anche gli altri, medici di corsia, medici convenzionati, umanissimi e servitori nei confronti del malato.

Giuseppe Parisi, consulente Aduc (medico chirurgo, esperto in terapie non convenzionali)
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