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Crisi economica e politica. Capire la casta. Un emblematico caso fiorentino
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Comunicato di Vincenzo Donvito
20 agosto 2011 11:47
 
 Nel baillame dei provvedimenti economici per cercare di ottemperare all'ordine comunitario di far tornare i conti pubblici, c'e' anche il timido -al limite del ridicolo- tentativo di ridurre i costi della politica e, soprattutto, di dare nuova credibilita' a politici organici a sfascismo e marciume. Uno di questi provvedimenti riguarda i doppi incarichi, messi al bando per legge.
E dovra' adeguarvisi anche l'on.Tea Albini (Partito Democratico), deputata e consigliera comunale a Firenze (nella precedente amministrazione Domenici era anche assessore) che, presumibilmente, optera' per Montecitorio. Ma -come lei dice- lo fara' solo quando il decreto del Governo sara' legge dello Stato, prima no, anche se nel suo partito vige gia' questa regola. Lo fa sapere in una sintomatica ed emblematica intervista pubblicata oggi nella cronaca fiorentina del quotidiano “La Nazione” in cui sostiene che e' corretto non avere il doppio incarico. Ma siccome
- il Pd toscano la pensa in modo diverso dal Pd nazionale, perche' il segretario del partito, Andrea Manciulli, e' anche consigliere regionale;
- un altro esponente del Pd, Eugenio Giani, e' consigliere comunale a Palazzo Vecchio, nonche' presidente di questo consiglio e, inoltre, e' consigliere alla Regione Toscana;
- un consigliere regionale toscano sempre del Pd, Matteo Tortolini, e' anche membro del consiglio Provinciale di Livorno;
siccome tutto questo.... lei si dimettera' quando sara' un obbligo di legge oppure un minuto dopo che si sara' dimesso il suo collega Eugenio Giani.
Facile il paragone, per noi che siamo societa' civica e non “marziani”, con quanto disse alla fine del secolo scorso l'on.Bettino Craxi in un suo famoso discorso alla Camera in cui difendeva il proprio partito (Partito Socialista Italiano) dalle varie ruberie in cui era coinvolto: “cosi' fan tutti”!
Aveva ragione l'allora segretario del PSI ed ha ragione l'on.Albini: il sistema e' marcio, perche' devo essere proprio io a diversificarmi, a sacrificarmi? Non ce la sentiamo di entrare nei meriti intimi di scelte individuali, ma non possiamo non stigmatizzare che quello dell'on.Albini e' il ragionamento di chi concepisce e attua l'impegno civico istituzionale come un proprio successo in carriera, e non un pubblico impegno in cui mettere a disposizione di tutti le proprie esperienze, capacita' e conoscenze.
Questa che abbiamo descritta -e commentata- e' la fotografia locale di una situazione che e' altrettanto in altre citta' italiane, ad ogni livello delle istituzioni. Situazione dalla quale si evince perche' dubitiamo che i provvedimenti del Governo decisi col decreto dello scorso 13 agosto, siano qualcosa oltre l'acqua fresca.
Non solo, ma quand'anche la nostra on.Albini -o chi per essa- non sara' piu' in Palazzo Vecchio, come potremo rapportarci a lei? Noi, in quanto attori di una societa' civica martoriata e imputridita da comportamenti come quelli sopra descritti, come potremo chiedere a queste persone di rappresentarci in una delle massime istituzioni nazionali?
Un contesto drammatico: civicamente, economicamente e politicamente. Che fa da specchio all'enorme difficolta' che i “non-marziani” come noi deve affrontare per ricostruire una Citta', una Regione e un Paese in questo stato comatoso dove i “marziani” sono nati e cresciuti nel proprio seno.
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