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DIRITTI DEI CONSUMATORI DETENUTI
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Comunicato 
28 dicembre 2001 0:00
 


CHI E COME CONTROLLA I PREZZI DEGLI SPACCI DELLE CARCERI? LE LEGGI -CHE CI SONO E SONO PRECISE- SONO RISPETTATE, E I CONTROLLI PREVISTI VENGONO EFFETTUATI? L'ADUC INVESTE DEL PROBLEMA LE AUTORITA'

Firenze, 28 Dicembre 2001. Il rispetto dei diritti degli ultimi e' prerogativa per il rispetto del diritto di tutti. In base a questo principio di riferimento -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- abbiamo deciso, dietro sollecitazione di un detenuto della casa circondariale di Bari, di avviare una serie di richieste alle autorita' competenti.
Il detenuto del carcere di corso De Gasperi, si e' lamentato dei prezzi troppo alti a cui deve sottomettersi per fare acquisti di generi alimentari o di conforto (… in linguaggio legalese) all'interno della casa circondariale. E, in effetti, analizzando l'elenco dei prezzi di alcuni prodotti che vengono venduti in questo carcere, ce ne sono alcuni che ci fanno venire dei dubbi rispetto a quanto stabilito dalle norme, art.12 Dpr 230/2000, comma 6: "la direzione assume mensilmente informazioni dall'autorita' comunale sui prezzi correnti all'esterno relativi ai generi corrispondenti a quelli in vendita da parte dello spaccio o assume informazioni sui prezzi praticati negli esercizi della grande distribuzione piu' vicini all'istituto. I prezzi dei generi in vendita nello spaccio, che sono comunicati anche alla rappresentanza dei detenuti e degli internati, devono adeguarsi a quelli esterni risultanti dalle informazioni predette". Stiamo parlando, per esempio, di una bottiglia di acqua minerale venduta a Lit.850, o di una pasta (tipo brioche) venduta a 1.700 lire, o di un accendino a gas venduto a 1.200 lire. Certamente i prezzi dipendono anche dalla qualita' dei prodotti, ma, mentre non crediamo che in un carcere si possa tanto scialare rispetto alla varieta' e soprattutto qualita' di cio' che viene offerto (pur se a pagamento), nello stesso tempo non crediamo che una brioche nei bar intorno alla casa circondariale di Bari costi 1.700 lire (quanto in un bar di piazza Signoria a Firenze).
Oltre a consigliare al detenuto le vie interne per far valere i suoi diritti (direttore del carcere e magistrato di sorveglianza), abbiamo ritenuto opportuno, come associazione, investire sullo specifico il direttore del carcere di Bari e il provveditorato regionale pugliese dell'Amministrazione penitenziaria; mentre piu' in generale sulla situazione italiana il Dipartimento Amministrativo Penitenziario nella figura del suo direttore Giovanni Tinebra, nonche' il ministro di Grazia e Giustizia Roberto Castelli.
L'articolo 12 del Dpr 230/2000 (sopra riportato) e l'art.9 (Alimentazione) della legge 354/1975 danno indicazioni precise, per cui ci chiediamo se siano rispettate nella definizione del prezzo al consumo all'interno del carcere e -soprattutto- nell'acquisizione delle informazioni mensili per verificarne il valore rispetto al mercato esterno.
In considerazione delle risposte che avremo (e anche le non-risposte), valuteremo se sia il caso, a partire da Bari, di effettuare delle visite nelle varie carceri italiane, con cui verificare i prezzi dei prodotti venduti agli spacci interni e il rispetto delle norme.
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