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DIRITTO DI NASCITA E DIRITTO DI NON NASCITA. MA LA GIUSTIZIA SI OCCUPA DI QUESTIONI ESOTERICHE ED ETICHE?
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Comunicato 
31 luglio 2004 0:00
 

Firenze, 31 luglio 2004. Lascia stupiti la sentenza di Cassazione con cui i giudici hanno stabilito che la malformazione di un feto non e' motivo sufficiente per consentire la pratica abortiva. E quindi che l'eventuale aborto sarebbe possibile solo se questa malformazione arrechi un danno alla salute fisica o psichica della donna. Cioe' non esiste il "diritto a non nascere", ma solo il "diritto a nascere". Nel contempo i giudici hanno riconosciuta legittima la richiesta di rimborso che una coppia ha avanzato nei confronti di un medico che non li aveva informati sul fatto che il feto era portatore di una malattia genetica, per cui a loro insaputa era nata una bimba talassemica. Ma non legittima la richiesta di rimborso per la bimba stessa, appunto perche' non esiste il "diritto a non nascere", ma tutte le leggi facilitano e aiutano nel senso contrario.
Il nostro stupore per la sentenza nasce, ovviamente, non dal rimborso riconosciuto per la non informazione medica sullo stato del feto, ma per la disquisizione da tribunale esoterico ed etico a cui i nostri giudici si sono prestati. Che bisogno c'era di una disquisizione di questo livello? Come si fa a parlare di diritti di qualcuno che non esiste? Cosa vuol dire "diritto a nascere" o "diritto a non-nascere"? Come interloquisce il portatore di questo diritto, dal momento che non esiste? Si fa forse confusione con il diritto di una gestante a portare avanti (o interrompere) la sua gravidanza? Forse un tribunale di non so quale giustizia di non so quale religione di non so quale epoca del passato, si sarebbe impegnato nel discettare in questo senso. Ma che lo faccia la corte del piu' autorevole livello di giudizio di un Paese retto da una Costituzione repubblicana dove si sanciscono i diritti dei suoi cittadini, ci lascia di stucco. Per come viene impegnato il tempo e il denaro pubblico. La irricevibilita' dei quesiti per mancanza del significato giuridico degli stessi, non sarebbe stata opera meritoria? La capacita' di selezionare cio' che e' di propria competenza o meno, e' cosi' difficile? In seguito a questa sentenza abbiamo registrato anche il plauso del presidente del Comitato Nazionale di Bioetica. Non poteva essere altrimenti, perche' per giustificare la propria esistenza ci si aggrappa a tutto.
Siamo proprio sicuri di essere un Paese, e dei cittadini, che ha bisogno di giudici e di uno Stato che ci dicano quale sia l'etica giusta e quella sbagliata, dando diritti (e i doveri?) a chi non esiste? Se qualcuno lo crede, si aspetti ben altro dalla Cassazione esoterica ed etica.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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