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ESENZIONE ICI CHIESE E AFFINI. ASPETTIAMO FIDUCIOSI UN'ONDA DI DISGUSTO? PECUNIA NON OLET...?
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Comunicato 
28 ottobre 2005 0:00
 

Firenze, 28 Ottobre 2005. Ora che il Parlamento ha di nuovo inserito nella prossima Finanziara l'esenzione del pagamento dell'Ici (incluse le attivita' commerciali) per tutte le confessioni riconosciute dallo Stato e per per le associazioni no-profit (sembra che il provvedimento riguardera' le associazioni registrate come Onlus), cosa succedera'?
Gli scenari possono essere molteplici? Non crediamo. Perche' in un Paese in cui si e' disposti a digerire il metallo pur di far finta di non vedere che lo stesso si sta arrugginendo e sta uccidendo la gia' poca credibilita' del diritto, il silenzio e' cio' che piu' si addice a situazioni del genere. Ora che il privilegio e' stato esteso a tutte le confessioni religiose e al codazzo delle associazioni onlus, la nostra ipotesi diventa ancor piu' credibile.
Noi, ovviamente, auspichiamo, un'onda di disgusto, a partire da quelle confessioni che, in altre occasioni, hanno mostrato segni di indipendenza e non asservimento al potere. Ma, gia' come avviene per l'erogazione obbligatoria dell'otto per mille, abbiamo piu' che un ragionevole dubbio che cio' possa verificarsi: pecunia non olet...
Ci fanno tristezza le associazioni onlus, ma gia' il fatto stesso che un'associazione abbia deciso di essere onlus, di per se' la esime da qualunque remora nell'attingere anche a questa nuova mungitura. A proposito, siccome ci sono anche alcune associazioni di consumatori con questa caratteristica fiscale di onlus, saremo molto curiosi di vedere con quale faccia di tolla continueranno a declamare diritti e uguaglianza dei consumatori di fronte alla legge e allo Stato.
Siccome pero' tutto e' possibile, aspettiamo fiduciosi al varco tutti coloro che vorranno unirsi a noi in questa manifestazione di disgusto e preoccupazione.
Niente moralismo o -termine caro a chi fa uso del potere religioso come una clava- laicismo. Non ci riguarda: le ideologie di qualunque tipo non ci interessano. La nostra e' solo una posizione economica e di diritto. Nel primo caso (economica), siccome crediamo che la liberta' del mercato sia la sola possibilita' per cercare di stare tutti un po' meglio, quando verifichiamo lo spuntare di privilegi, li leggiamo solo come un pericolo: l'uguaglianza di partenza per la competizione e' la base di una libera economia di mercato. Nel secondo caso (diritto), quando si fiacca la fiducia dei contribuenti grazie a cosi' manifeste dimostrazioni di privilegio, il passo verso lo scardinamento ulteriore dello Stato e' prossimo.
Siamo visionari? Non lo sappiamo, ma almeno crediamo di potere in qualche modo dare voce ai milioni di contribuenti che versano l'Ici anche per beni di primaria necessita' (come la prima casa), e che da queste norme si sentono defraudati e presi in giro.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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