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EURO E INFLAZIONE
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Comunicato 
10 gennaio 2002 0:00
 


NON ASCOLTARE LE SIRENE DELL'ISTAT E DEL MINISTRO DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE

Firenze, 10 Gennaio 2002. L'Istat da una parte con il suo studio "Una stima ex ante dell'impatto del changeover sui prezzi al consumo", il ministro Antonio Marzano dall'altra con le sue rassicurazioni continue, stanno delineando un quadro economico dei prezzi al consumo che dovrebbe rasserenarci: male che vada, ci dicono, si arrivera' ad un solo punto percentuale penalizzante.
Vorremmo potergli credere -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- ma per il momento ci sono troppi elementi che giocano a sfavore, di entrambi: strutturali, temporali e di fiducia.
Strutturali. I dati Istat vanno sempre presi con le pinze, poiche' sono il risultato di una composizione del paniere che e' aleatoria. Anche qui vorremmo poter dire il contrario, ma sono anni che chiediamo spiegazioni sulla trasparenza di questo paniere, e sono altrettanti anni che restiamo al palo in attesa. Per cui e' legittimo dubitare dei dati di chi continua a non includere nei prodotti e servizi determinanti il costo della vita, per esempio, i vari bolli, mentre ci sono racchette da tennis e non le palle sempre da tennis, e i guanti da uomo … ma non quelli da donna. E ricordando altre due cose: 1) questo Istituto e' quello che non e' ancora riuscito a portare a termine il censimento della popolazione italiana, che doveva essere concluso i primi di novembre dell'anno scorso; 2) non e' un Istituto indipendente che, per esempio, ha vinto una gara d'appalto, ma e' diretta emanazione del Governo, che ha tutti gli interessi a tenere basse le percentuali dell'inflazione. E' come se un'azienda privata avesse un suo istituto di statistica a cui demandasse le indagini per capire quanto e' efficace o meno il suo operare, e poi utilizzasse questi dati per vendersi meglio sul mercato: un minimo dubbio di faziosita' sarebbe legittimo anche nel piu' sprovveduto acquirente. Il concetto di autonomia e indipendenza delle statistiche, e' estraneo all'Istat.
Temporali. E' decisamente prematuro capire l'impatto dell'euro sui prezzi in termini statistici. Non solo perche' non e' materialmente passato il tempo per svolgere un'indagine sul territorio, ma anche perche' c'e' ancora la doppia circolazione valutaria. Tutti i prezzi risentono ancora di questo condizionamento, e soprattutto i prezzi in euro sono ancora una mera traduzione di quelli in lire, non espressione valutaria di un mercato che si muove con le logiche dell'euro. Per esempio, c'e' qualcuno che crede che, passato il periodo della mera conversione, continueremo ad avere quasi tutti i prezzi con l'espressione dei centesimi? E' un illuso che non ha volutamente osservato le dinamiche del mercato di questi primi dieci giorni, dove sono in corso sforzi giganteschi per non farsi prendere dalla tentazione dell'arrotondamento all'unita' euro o, al massimo, ai 50 centesimi. Era gia' cosi' con la lira, quando la maggiorparte dei prezzi erano arrotondati alle mille o alle cinquecento lire (anche relativamente alle tipologie dei prodotti), perche' non dovrebbe essere altrettanto con l'euro? Forse l'Italia del 1 gennaio 2002 ha qualcosa di diverso da quella del 31 dicembre 2001? A vedere quello che sta succedendo, nei prezzi e nelle capacita' dello Stato di erogare i servizi di supporto al difficile momento, si direbbe proprio di no. Quindi, va da se' che, quando vedremo meno italiani litigare con il barista per i due o tre centesimi in piu' sulla tazzina di caffe' (si saranno resi conto che stavano litigando per circa quaranta lire), tutto salira' verso cifre tondissime. L'esempio ci e' gia' venuto dalle amministrazioni di Milano, Bari e Firenze, con i biglietti dell'autobus a 1 euro: aumentati senza ritegno, con metodo arrogante verso i loro sudditi, perche' sanno di offrire un servizio in regime di monopolio, cioe' senza alternativa.
Di fiducia. Tutti i ministri del Governo, fino al 31 dicembre ci dicevano che i prezzi non sarebbero aumentati, e, dopo che hanno pubblicato il decreto con gli aumenti di alcuni prezzi di prodotti controllati sulla Gazzetta ufficiale del 31 dicembre, dopo solo 10 giorni dall'avvio dell'euro, il ministro Marzano ci dice che al massimo aumenteranno dell'1%. Perche' dovremmo dare fiducia alle sue dichiarazioni, visto che fa finta che non siano mendaci? L'1% nell'economia dei prezzi di un sistema come il nostro, in aggiunta ad un tasso inflazionistico gia' previsto intorno al 2%, e' molto, e comunque non e' lo zero che ci dicevano prima del 1 gennaio.
Qualcuno sta facendo un gioco strano e, forse, sporco: ma noi non ci stiamo. Le migliaia di lettere e segnalazioni, ai nostri telefoni e sul portale web, sono il nostro punto di riferimento. Certamente non statistico e di parte, ma come quello dell'Istat, per l'appunto.
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