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EUTANASIA. LA NOSTRA SOLIDARIETA' A WELBY E IL NOSTRO IMPEGNO AFFINCHE' L'ITALIA CESSI DI INCENTIVARE L'EUTANASIA CLANDESTINA
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Comunicato 
21 settembre 2006 0:00
 

Firenze, 21 settembre 2006. Piergiorgio Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni e malato di distrofia muscolare progressiva, si e' oggi rivolto al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per chiedere l'eutanasia. A Welby va la nostra solidarieta' per uno Stato che impedisce non solo l'esercizio di un diritto umano quale l'autodeterminazione e la liberta' terapeutica, ma impedisce anche di parlarne. A fronte di legislazioni quali quella svizzera, belga, olandese, francese, ecc., il legislatore italiano non solo non discute di eutanasia, ma non ha neanche una legge sul testamento biologico.
E facendo questo invita coloro che decidono di togliersi la vita a farlo clandestinamente, e quindi senza controllo e aiuto adeguato, spesso producendo effetti disastrosi; o in alternativa li spinge ad andare in Svizzera (l'unico Paese che offre assistenza al suicidio anche ai non residenti) quando ancora non troppo malati per viaggiare, e quindi privandoli di mesi o anni di vita preziosi.
Se a tutto cio' si aggiunge che l'Italia e' inescusabilmente arretrata in fatto di terapia del dolore, l'ultima in Europa, non vi sono dubbi che nel nostro Paese e' fortemente incentivata l'eutanasia clandestina.
Per questo abbiamo chiesto, insieme all'Associazione Coscioni, che venga promossa una indagine conoscitiva sulla pratica dell'eutanasia clandestina in Italia. Ma temiamo che non la si voglia fare perche' si ha paura di cio' che emergera', e che alcuni studi pubblicati da riviste scientifiche hanno gia' messo in luce: l'eutanasia clandestina, anche involontaria, e' un fenomeno vivo e vegeto.
E' ora che il legislatore cominci a discutere del tema dell'eutanasia. In questo siamo vicini a Welby, che ha il raro coraggio di non rassegnarsi alla clandestinita', ma chiede di poter scegliere legalmente e liberamente sul proprio corpo e la propria sofferenza per offrire a tutti noi la stessa liberta'.


Pietro Yates Moretti
consigliere Aduc e responsabile della rubrica "Vivere & Morire" (clicca qui)
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