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EUTANASIA. PARLIAMONE PARTENDO DAL PRESUPPOSTO CHE OGNUNO E' LIBERO DI DECIDERE SU SE STESSO. PER IL REFERENDUM
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Comunicato 
24 settembre 2006 0:00
 

Firenze, 24 settembre 2006. Il confronto sull'eutanasia e' esploso grazie al Piergiorgio Welby e, soprattutto, grazie al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha inviato le istituzioni a fare la loro parte. I dibattiti nel nostro Paese non sono mai sereni, perche' chi in genere, come in questo caso, si oppone a che ognuno sia libero di decidere cio' che crede su se stesso, mistifica, sposta il tiro, prefigura scenari da fine della civilta', e cose del genere: l'obiettivo e' intricare talmente il tutto (che invece sarebbe di una semplicita' lapalissiana) per cercare di far perdere di vista l'obiettivo e portare tutto sul tavolo dello scambio politico. Questo metodo coinvolge chi e' scontato che lo faccia, come l'on.Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa di Alleanza nazionale, sempre in prima fila contro tutto cio' che sia liberazione dell'individuo dallo Stato protettore. Ma coinvolge anche persone che non ci si aspetterebbe lo facciano, come il ministro della Salute Livia Turco: quando dice che non dovrebbe essere materia di referendum, il nostro ministro vuole evitare che gli italiani possano decidere indipendentemente dalla loro appartenenza partitica, e vuole ricondurre la questione a decisione da prendere fra schieramenti partitici. In altre parole il ministro Turco non vuole che l'eutanasia sia legalizzata e usa il metodo piu' sicuro: c'e' qualcuno che intravede la possibilita' di una rottura nell'attuale maggioranza di governo grazie all'eutanasia (come non potrebbe non essere vista la sua composizione arcobaleno da un punto di vista confessional-religioso)?
Quindi, tra il ministro Livia Turco e chi blatera di eutanasia come scelta relativa al diritto alla vita e/o alla morte, se la decisione non verra' presa fuori del Parlamento, crediamo sara' impossibile che il Parlamento medesimo decida: stiamo parlando di una istituzione che, pur se nella passata legislatura, non ha ritenuto opportuno esprimere una maggioranza perche' il divorzio fosse possibile ottenerlo dopo un anno di separazione e non tre come continua ad esserlo.
Da parte nostra continuiamo la nostra opera di informazione col nostro spazio quotidiano sul portale Internet dell'associazione ("Vivere&Morire" clicca qui) e, siccome vorremmo arrivare alla liberazione dell'individuo da chi fa uso impropriamente e violentemente del suo corpo e del suo cervello, ci daremo da fare e auspichiamo che sulla materia si metta in moto una grande campagna referendaria.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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