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Festival Sanremo. Pagare per cosa? Dall'assurdo al ridicolo
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Comunicato di Vincenzo Donvito
4 novembre 2010 14:56
 
 Sventata la possibilita' che in apertura del festival della canzone italiana fossero diffuse le note e le parole di “Bella ciao” e “Giovinezza”, Gianni Morandi ci fa sapere che l'apertura sara' resa solenne dall'inno di Mameli.
Noi non siamo fan di questo festival e della sua presunta capacita' di creare e comunicare arte e musica. Il nostro interesse e' meramente economico, cioe' come vengono utilizzati i soldi dei contribuenti che, da diverse parti e per diversi motivi, piovo a fiumi in un evento del genere. Soldi su cui' e' doveroso “fare le bucce” perche', per gli amanti del genere, si tratta anche di trasmissione Rai che occupera' diversi giorni in prima e seconda serata.
Il tentativo futurista di aprire con “Giovinezza” e “Bella ciao” era assurdo e improponibile (soprattutto per “Giovinezza”), ma sicuramente una proposta artistica che sparigliava schemi tradizionali, pur andando ad ammarare in una pacificazione nazionale di cui nessuno -tranne alcuni sparuti nostalgici della loro... giovinezza- sente necessita'. O c'e' qualcuno che crede che in termini culturali esista ancora una contrapposizione tra fascisti e antifascisti? Suvvia.
Ebbene, al serioso richiamo da parte del Cda della Rai ecco che arriva Mameli. Festival di Sanremo come un congresso del Pd o del Pdl, o come la commemorazione dei caduti in guerra o i funerali dei vari caduti italiani nelle missioni internazionali. Dall'arte futurista e impossibile al ridicolo, il passo e' stato breve. Vediamo gia' milioni di italiani che, a casa loro, in piedi davanti alla tv, con la mano sul petto rendono onore all'apertura del festival della canzone italiana, e col cuore gonfio, deglutendo mentre trattengono il magone si siedono accanto all'intera famiglia per deliziarsi delle grazie di una musica che, dopo una settimana, nessuno ricordera' piu', e che non udiranno mai nei fischietti del mitico panettiere che in bicicletta consegna la sua merce e che ha reso celebri i brani cantati dai vari Domenico Modugno, Claudio Villa, Gianni Morandi, etc.
Dopo che ci siamo divertiti a presentare il quadretto della famiglia italiana che gli organizzatori del festival credono sia quella reale (ma dove vivono?), torniamo al motivo che ci sta facendo pigiare i tasti del computer: e' questo il modo di usare i soldi degli italiani? E' questa la cultura che ci vogliono trasmettere? E' questa l'arte che dovrebbe renderci la vita piu' bella, serena e felice? Noi non crediamo di vivere in un'altra Italia, per cui il problema crediamo che sia l'altra Italia in cui vivono e ci prendono in giro coloro che sono demandati all'uso della cosa pubblica. E poi si lamentano che gli italiani, sempre di piu', non vogliono pagare il cosiddetto canone della Rai: se tanto mi da' tanto -pensa e mette in pratica piu' di un terzo degli italiani- conviene essere evasori fiscali che non complici di questa schifezza.
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