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Fisco e i costi della politica. 300 milioni, nostri, buttati al vento
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Comunicato di Primo Mastrantoni
16 giugno 2011 11:54
 
 Razionalizzare le spese per consentire un riduzione della pressione fiscale, auspica il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Lapalisse sarebbe d'accordo e con lui tutti noi, ma non sembra che sia cosi', almeno per il governo Berlusconi. Recentemente si sono svolte le elezioni amministrative e le votazioni referendarie a distanza, sostanzialmente, di un mese. Cosa direbbe Lapalisse? Che si sarebbero potuti accorpare i due appuntamenti in una unica data, magari quella di Giugno per evitare di chiudere le scuole a Maggio e svolgere il tutto in un periodo di inattivita' scolastica. Non averlo fatto e' costato alle tasche del contribuente 300 milioni di euro, tra spese dirette e indirette. Questo e' il costo della "politica politicante", ovvero di un atto di furbizia di chi puntava sul mancato raggiungimento del quorum per annullare i referendum. Berlusconi e Bossi invitavano ad "andare al mare". Come e' andata a finire e' noto a tutti. Forse il presidente Berlusconi e l'ineffabile ministro Maroni, responsabile in merito, dovevano essere un pochino piu' furbi e indicare la data del 15 Agosto per l'appuntamento referendario. Insomma sono stati presi 300 milioni dalle nostre tasche e buttati al vento. Una domanda al ministro Tremonti, ci preme: le casse dello Stato avevano o no bisogno di 300 milioni? Se la risposta e' affermativa, perche' sono stati buttati? Con quale credibilita' propone la "riforma fiscale" della quale, tra l'altro, ne parla dal 1994?
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