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GIUSTIZIA: INAPPELLABILITA' DELLE SENTENZE DI PROSCIOGLIMENTO. SI' DELL'ADUC
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Comunicato 
18 gennaio 2006 0:00
 

Roma, 18 Gennaio 2006. E' alla firma del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, la legge, cosiddetta Pecorella, che regolamenta i casi per il ricorso in appello nel processo penale. La legge prevede, infatti, che nel caso un imputato sia stato dichiarato innocente in primo grado, il pubblico ministero non puo' ricorrere in appello avverso la decisione, ma puo' direttamente rivolgersi in Cassazione, che valutera' la razionalita' del giudizio. Si e' gridato allo scandalo accusando la maggioranza parlamentare di varare l'ennesima legge ad personam. Questo aspetto e' del tutto secondario se la norma corrisponde all'affermazione di un principio di civilta' giuridica. Il giudice deve valutare la colpevolezza di un imputato al di la' di ogni ragionevole dubbio, se pero' l'incriminato e' assolto in prima istanza e condannato in seconda (appello) rimane intatto il dubbio, il che fa venir meno il pilastro su cui si basano le sentenze, cioe' la mancanza del ragionevole dubbio. In teoria si dovrebbe ricorrere ad un terzo appello per dirimere la questione, lasciando alla Cassazione il compito di valutare la regolarita' del procedimento. Ovvio che, nel caso la legge fosse promulgata, se dovessero emergere nuove prove o testimonianze si potra' ricorrere in Cassazione.
Non possiamo che essere d'accordo sulla legge in questione. Purtroppo la campagna elettorale in corso non aiuta a distinguere la gramigna dal grano. Se un appunto si deve fare alla maggioranza parlamentare e' quello di non aver votato il provvedimento in tempi piu' tranquilli, cosi' come si dovrebbe rimproverare la minoranza di non aver affrontato il problema quando era maggioranza parlamentare.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc.
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