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La grappa di Zaia, la produzione italica e il proibizionismo di Giovanardi
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Comunicato di Domenico Murrone
8 aprile 2010 17:15
 
Quando c'e' di mezzo la produzione italica, al diavolo le ferree regole proibizioniste; con la scusa del mantenimento di presunti posti di lavoro, si giustifica anche i delinquenti. Un anno fa il parlamento italiano ha dato il lasciapassare alle societa' di telemarketing, che hanno potuto impunemente continuare a 'delinquere' disturbando senza consenso milioni di italiani. La scusa nobile era: dobbiamo tutelare i posti di lavoro nei call center.
In quell'occasione scrivemmo:
E' come se si dicesse a chi abitualmente guida ubriaco: puoi continuare cosi' fino a Natale, a patto che bevi vino italiano, evitando che i produttori di Chianti licenzino i vignaioli.
Ed oggi il ministro Luca Zaia che dice?
"... il 98 per cento degli incidenti stradali non sono causati dallo stato di ebbrezza ... bevetevi anche una buona grappa' ... noi in Italia consumiamo sempre meno grappa".
E un dubbio ci sovviene: se in Italia crescesse la foglia di coca, e i produttori italiani creassero la coca doc, la coca docg, dop e a indicazione geografica tipica, che direbbe il nostro ministro?
E soprattutto, che direbbe il suo collega Giovanardi? L'emblema del proibizionismo inefficace. Farebbe eccezione oltre che per il vino toscano, pure per la coca dell'Altopiano di Asiago?
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