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IMMIGRAZIONE. COME SCORAGGIARE GLI INGRESSI REGOLARI. SANTO DOMINGO: PIU' DI 200 EURO PER UN APPUNTAMENTO IN AMBASCIATA, DA PAGARE AD UN'AZIENDA IN USA
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Comunicato 
16 gennaio 2007 0:00
 

Firenze, 16 gennaio 2007. Nella Repubblica Dominicana un appuntamento per chiedere un visto di ingresso in Italia puo' costare oltre 200,00 euro. Segnalatoci da un utente del nostro servizio di consulenza sull'Immigrazione, e' cosi' scritto sul sito Internet dell'ambasciata italiana a Santo Domingo (1).
L'ambasciata non riceve senza appuntamento, da richiedere ad un call center negli Stati Uniti, al costo di 2 euro al minuto, da pagare con carta di credito. E' il costo del solo servizio, cui va aggiunto quello della telefonata internazionale, che per pochi minuti di conversazione (o meglio, di attesa in ascolto di una segreteria telefonica) si aggira intorno ai 40/50 euro.
Ma non finisce qui. Molte persone ottenevano l'appuntamento, ma non avevano sulla carta il credito necessario a pagare la telefonata in Usa, per cui l'ambasciata ha disposto che alla chiamata, sulla carta del malcapitato vengano bloccati 167,00 euro (7000 dollari RD), per coprire "anche" le spese vive del visto: circa 64,00 euro (1510 dollari RD). 40/50,00 euro per la telefonata internazionale e 167,00 euro bloccati, si va oltre i 200,00 euro.
Il servizio e' "un po' caro" (lo stipendio medio mensile in quel Paese e' di 185,00 euro), considerando che non si puo' entrare in ambasciata con una pratica incompleta, l'operatore telefonico "avvisera' ogni richiedente su quale documentazione produrre illustrandola, se necessario, in dettaglio [...] per poi controllare insieme con l'operatore telefonico l'esattezza della documentazione necessaria". E certo, possiamo stare al telefono anche tutto il giorno, fare lo spelling di nome e cognome, verificare il numero di foto tessera da presentare, tanto chi paga e' l'utente!!
L'ambasciata precisa che i soldi spesi in questo servizio non entrano nelle loro casse e suggerisce, per limitare i "danni economici", di tentare a preparare la documentazione da se'.
I punti dolenti -per illegittimita' e ingiustizia sostanziale- sono molti. L'ambasciata costringe a pagare profumatamente un servizio che dovrebbe essere l'ufficio stesso a fornire, facendo ricadere sull'utenza i costi irrazionali ed elevatissimi della sua organizzazione interna. Pagare piu' di uno stipendio per un appuntamento, inoltre, non garantisce il buon esito della pratica (altrimenti si chiamerebbe pizzo), anche perche' l'ambasciata non accetta pratiche incomplete, come invece dovrebbe per legge. Se manca un documento, non si potra' riportarlo il giorno dopo, ma si dovra' rifare tutta la procedura, pagando nuovamente il call center.
Questo servizio, inoltre, e' rivolto solo ai dominicani figli di dominicani che non hanno parenti, coniugi o santi in Italia: l'ambasciata riceve senza appuntamento chi deve richiedere, per esempio, un ricongiungimento con cittadino italiano. Un po' come se all'anagrafe il certificato di residenza costasse 1,00 euro per gli italiani e 100,00 euro per gli stranieri.
Infine, una societa' esterna all'amministrazione italiana viene autorizzata da quest'ultima a bloccare gli accessi ad un ufficio pubblico se non riscuote il suo credito.
L'utente che ci ha contattato ha atteso pazientemente i tre giorni previsti per il riaccredito dei soldi non spesi con la telefonata, ma trascorsi inutilmente, per riaverli ha dovuto minacciare il call center di denuncia.
Gia' da tempo riceviamo numerose lettere che denunciano prassi illegittime nelle ambasciate italiane: dinieghi di visto non motivati o solo "orali", richieste economiche esorbitanti (seppur sotto forma di servizi di prenotazione), ecc. Eppure le ambasciate sono uffici di pubblica amministrazione italiana, il fatto che siano all'estero non cambia per l'applicazione della legge italiana. Tutte storie che raramente finiscono nei tribunali, complici le difficolta' di presentare un ricorso al giudice, che in questa materia e' il TAR del Lazio. E cosi' la gente rinuncia a chiedere il visto, e si organizza per venire in altro modo.
Chiediamo un intervento specifico del ministro degli Affari Esteri, che' indaghi per verificare eventuali irregolarita' e responsabilita' dell'ambasciata italiana di Santo Domingo, e di avviare un'indagine sulle prassi di tutte le ambasciate italiane nel mondo.

Emmanuela Bertucci, responsabile Aduc-Immigrazione

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