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Gli inutili salvataggi di Volare e Alitalia: costi per i consumatori, benefici privati non sempre leciti
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Comunicato 
11 settembre 2008 0:00
 
Un salvataggio in piccolo, analogo a quello di Alitalia, ci fu nel 2004, quando il Governo di centro-destra evito' il fallimento della compagnia aerea Volare Web, facendo perdere soldi e tempo a migliaia di viaggiatori (che avevano gia' acquistato i biglietti e che non sono mai stati rimborsati). La giustificazione fu: dobbiamo tutelare l'occupazione.
 
Successivamente, con una procedura non regolare, come gia' ha stabilito il Consiglio di Stato, Volare fu ceduta ad Alitalia. Ora un'inchiesta della magistratura di Busto Arsizio svela che la vendita fu anche 'viziata' di aspetti penalmente rilevanti: un accordo corruttivo finalizzato a favorire Alitalia nell'acquisto rispetto alle altre compagnie pretendenti, essenzialmente AirOne. La procura ritiene di avere le prove della corruzione che coinvolse ex dirigenti di Volare e il commissario straordinario nominato dal governo (quest'ultimo avrebbe favorito Alitalia in cambio di finanziamenti alle proprie imprese... attento Fantozzi...). Interessi non leciti di imprenditori entrarono in ballo in un salvataggio che costo' ai consumatori, senza un effettivo risanamento: servi' solo a portare nella pancia della gia' decotta Alitalia una compagnia agonizzante.
 
Succede. In nome di nobili fini si producono le peggiori disgrazie. Cosi' in nome della tutela dei posti di lavoro o dell'italianita' di un'azienda, si mettono in pratica salvataggi che finiscono per favorire interessi privati non sempre leciti, pagati dai contribuenti.
Purtroppo tutti ingredienti, imprenditori coinvolti in un'avventura 'aerea' per avere tornaconti in altri ambiti, ampiamente presenti nella gestione del caso Alitalia.
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