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INVASI DA FALSE GRIFFE. FORSE E' IL CASO DI PENSARE ALLA LEGALIZZAZIONE DELLE COPIE?
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Comunicato 
4 gennaio 2006 0:00
 

Firenze, 4 Gennaio 2006. I dati diffusi dalla Guardia di Finanza sono allarmati: un giro d'affari di 7 miliardi di euro nel 2005 rispetto a 1,5 del 2003. Solo a fine d'anno, quando c'e' stata una mobilitazione piu' accurata da parte delle forze dell'ordine, in cinque giorni sono stati sequestrati 2,3 milioni di pezzi. E non c'e' citta' che si salva, vuoi per buonismo delle amministrazioni che non intervengono a sequestrare la merce dei disgraziati/delinquenti che vendono questa merce per strada, vuoi per la ingente quantita' che per farvi fronte occorrerebbe avere citta' militarizzate almeno per 16 ore al giorno, tutti ne sono coinvolti.
E non sono bastate (come era previdibilissimo) le multe di decine di migliaia di euro comminate nelle citta' turistiche piu' rinomate contro gli acquirenti; si diceva che fossero multe che avrebbero lasciato il segno, avrebbero educato i consumatori a non contribuire a questo mercimonio illegale, ma cosi' non e' stato ed oggi siamo peggio di prima.
E', a nostro avviso, uno degli effetti degli assurdi dazi che vengono messi sulle merci provenienti dai nuovi mercati super-economici. Oltre ad una marea di prodotti che non pretendono di essere imitazioni di marchi famosi, ma che sono solo importati illegalmente per eludere le quote imposte, questi flussi si portano dietro anche il mercato delle false griffe.
Il fenomeno, oltre che economico e delinquenziale e' anche culturale.
Nel primo caso (economico)
si tratta di uno dei tanti sbocchi in cui si dirama l'attivita' umana quando non riesce a far fronte a regole troppo rigide e dazi altrettanto rigidi; avendo comunque da sfamare e arricchire una quantita' di bocche che -nonostante campagne demografiche di contenimento in gran quantita', almeno nei loro Paesi d'origine- non si capisce come altrimenti potrebbero fare visto che non gli si prospetta alcuna alternativa.
Nel secondo caso (delinquenziale) si tratta di cio' che accade in tutti i mercati in cui, a fronte di una forte domanda, l'offerta e' negata o fortemente limitata da norme o costi economici poco avvicinabili ai piu': per la gestione si fa avanti la delinquenza che, piu' e' organizzata, meglio riesce a fare offerte.
Il terzo caso (culturale), e' generato da un modo e un mondo di vita e di informazione dove l'apparire ha un peso determinante sull'essere: e la maglietta o la borsa griffata (che, senza andar troppo per il sottile, appaia tale "a distanza"), hanno un loro peso al punto tale che il rischio di una multa di alcune migliaia di euro non fa alcun timore (come il piacere di chi si fuma uno spinello che e' grossomodo consapevole di poter finire a portare la propria pipi' per diverse settimane al prefetto).
I metodi per affrontare la situazione sono molteplici. Ad oggi si registra solo quello repressivo, a monte coi dazi e a valle con le multe agli acquirenti e i sequestri e le denunce agli ultimi anelli della catena delinquenziale, i disgraziati coi tappetini per strada. I risultati sono quelli deludenti che sono sotto gli occhi di tutti.
Noi cominciamo a nutrire piu' di un dubbio e ci domandiamo se non sia il caso di prendere in considerazione la legalizzazione delle copie. Che non e' solo una provocazione, ma un invito a valutare un mercato legale di tal fatta, con tanto di autorizzazioni e prezzi all'ingrosso e al dettaglio che, pur se non bassi come quelli praticati oggi dal mercato clandestino, potrebbero avvicinarvisi notevolmente creando non pochi adepti tra coloro che, accedendovi, avrebbero un'ampia possibilita' di essere legali soddisfacendo la loro voglia di griffe a poco prezzo. Del resto, la democrazia economica, se non e' presa d'atto dell'esistente e sviluppo delle opportunita' per tutti, cos'altro sarebbe?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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