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LAVAVETRI FIRENZE. PORETTI E DONVITO, IN NOME DI CERTEZZA DEL DIRITTO E DELLA PENA, CHIEDONO L'AUTORIZZAZIONE PER FARE QUESTO MESTIERE E PORTARE IL COMUNE A DIFENDERE IN TRIBUNALE LA PROPRIA POSIZIONE
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Comunicato 
31 agosto 2007 0:00
 

Firenze, 31 Agosto 2007. Del clamore sull'ordinanza anti-lavavetri del Comune di Firenze, quel che resta potrebbe essere sintetizzato cosi': scelta forte per la legalita'. Che tradotto significa: un Comune puo' sottrarsi a suo piacimento ai principi fondamentali sui quali si fonda l'ordinamento italiano, il principio di legalita' e di certezza della pena.
Proprio per contestare questa strage di legalita' Donatella Poretti (deputato della Repubblica) e Vincenzo Donvito (presidente nazionale Aduc) questa mattina hanno presentato, a mezzo raccomandata AR, una istanza di autorizzazione per l'esercizio del mestiere ambulante di lavavetri di parabrezza di automobili.
Legalita' non vuol dire liberare i semafori dai lavavetri. Legalita' e' agire nel rispetto dei principi dell'ordinamento. Legalita' vuol dire che nessuno puo' essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso. Legalita' vuol dire che l’azione della pubblica amministrazione e' assoggettata alla legge e deve essere conforme ad essa. Legalita' e' rispetto dei  principi fondamentali dell'ordinamento contenuti nella Carta costituzionale:
Art. 1 - L'Italia e' una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Art. 4 - La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto [...].
L'attivita' di lavavetri non e' vietata da alcuna legge italiana -e dunque e' legale- e una ordinanza comunale che, senza i presupposti di legge (la famosa legalita') vieta una simile attivita', calpesta i principi fondamentali della Costituzione. E se per prima la pubblica amministrazione calpesta il principio di legalita' con provvedimenti illegittimi, come ci si puo' aspettare il rispetto della legalita' da parte di lavavetri, impiegati o massaie?
L'autorizzazione crediamo non verra' concessa perche' non esiste una disciplina comunale specifica, come invece e' per altri mestieri di strada, e perche' e' attualmente in vigore l'ordinanza tanto chiacchierata. Di fronte al diniego, quindi, ricorreremo al Tribunale Amministrativo Regionale per chiedere l'annullamento dell'ordinanza illegittima e la conferma del fatto che viviamo in un Paese le cui scelte legislative e amministrative sono improntate al rispetto della legalita'. Per far cio', il diniego dovrebbe pervenire in tempi rapidi, mentre per legge la pubblica amministrazione ha 90 giorni di tempo per concludere un procedimento amministrativo. Il Comune di Firenze potrebbe superare l'imbarazzo facendo giacere l'istanza per 89 giorni, pronunciandosi dopo la "data di scadenza" dell'ordinanza (30 ottobre), e nel frattempo avere magari pronta una propria disciplina ad hoc (gia' preannunciata proprio oggi), in base alla quale decidere se concedere l'autorizzazione.
Invitiamo il Comune a concludere celermente il procedimento amministrativo con un dovuto (ai sensi dell'ordinanza esistente) rigetto, per consentirci di impugnare il provvedimento innanzi al Tar. Li' noi difenderemo i principi di legalita' e certezza del diritto, mentre il Comune potra' difendere nell'unica sede competente –non di certo i media– la propria ordinanza.
Ovviamente, quando ai semafori fiorentini vengono commessi atti delittuosi, e' bene che l'autorita' intervenga, coi poteri che le competono e per colpire chi delinque, non chiunque stia facendo un mestiere non-vietato (e il fatto che il Comune di Firenze non lo disciplinasse non vuol dire che fosse vietato, soprattutto perche' il diritto al lavoro e' costituzionale). Anche perche' chi non delinque vuole solo lavorare, e pare che sia ben accetto dalle autorita': un lavavetri marocchino, grazie ad una raccomandazione dell'assessore Graziano Cioni, ha subito trovato un lavoro alternativo (ci domandiamo se l'assessore abbia considerato di fare altrettante telefonate per tutti i lavavetri oggi disoccupati prima che gli stessi finiscano per alimentare la delinquenza...).
 
Note. Per approfondimenti si vedano anche questi precedenti comunicati:
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