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LEGGE SULL'EDITORIA E ORGANI DI PARTITO
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Comunicato 
7 gennaio 2002 0:00
 


PARTE LA EURO-SPARTIZIONE

Firenze, 7 gennaio 2002. L'edizione odierna della Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto con le nuove norme per l'ottenimento dei contributi per gli organi di informazione delle forze politiche. Si potra' ottenere il contributo anche per i giornali telematici, e potra' essere chiesto dalle forze politiche che hanno un gruppo parlamentare di riferimento, e anche da chi abbia almeno due parlamentari eletti al Parlamento Europeo. Speciali contributi anche per i giornali politici le cui imprese editrici siano delle cooperative.
Dopo tanta attesa -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- ecco finalmente arrivare il primo decreto di attuazione della legge sull'editoria approvata lo scorso febbraio. Ed e' quello piu' importante, perche' nonostante tanto confusione che ha spostato l'attenzione, per esempio, sulla iscrizione del direttore dei siti di informazione all'Albo dei Giornalisti, l'aspetto principale di quella legge era proprio questo: come spartire i contributi dello Stato in considerazione delle nuove dinamiche e strumenti di comunicazione.
Come se in questi anni non fosse successo nulla (il caso piu' eclatante e' quello del quotidiano l'Unita'), la legge e il decreto hanno solo risposto alle esigenze dei partiti per, nella maggiorparte dei casi, sistemare i loro dipendenti in un'attivita' che assomigli a quella giornalistica. Con l'unica eccezione che il dato editoriale, cioe' la capacita' di essere sul mercato e farsi acquistare, e' marginale, perche' garantito dai soldi dei contribuenti dello Stato. Quindi, per i giornalisti e aspiranti tali, si tratta di presunte palestre di giornalismo dove ci si perfeziona o si impara a scrivere testi che saranno letti essenzialmente solo dai dirigenti dei partiti proprietari delle testate, senza alcun riscontro del gradimento di quello che, a nostro avviso, dovrebbe essere il "vero proprietario" di un giornale: il consumatore che ogni mattina da' il suo obolo al giornalaio per acquistarlo, e che decide di cambiarlo quasi sempre per il gradimento che ha rispetto a cio' che c'e' scritto e come e' scritto.
Questo e' quanto ci regalano i partiti che sono al nostro Governo e alla nostra opposizione; nel Paese, in tutta Europa, dove si vendono meno copie di giornali, e dove buona parte degli editori (con lodevoli eccezioni) sono legati a questo o a quell'altro partito. Non perche' sia illegale o riprovevole essere legati ad un partito (tutt'altro: almeno c'e' chiarezza), ma, una cosa e' essere legati ad un partito, altra cosa e', per questo, che i partiti si facciano delle leggi ad hoc per farsi pagare da tutti i contribuenti il proprio apparato di partito. Che tra l'altro dovrebbe essere gia' pagato dal finanziamento pubblico dei partiti che, pur se chiamato rimborso spese elettorali, e' un finanziamento pubblico a tutti gli effetti (il rimborso viene dato rispetto agli aventi diritto al voto, e non a coloro che hanno espresso il voto).
Sara' bene ricordare che questa legge, quando fu approvata, fu votata da tutti i parlamentari, senza distinzione di appartenenza, con le lodevoli eccezioni di un "manipolo" di una decina di deputati, tra cui spiccava l'attuale ministro della Difesa, Antonio Martino.
L'Italia dell'euro? Certo, l'Italia dove i meccanismi dell'uso dei soldi pubblici e' sempre lo stesso, solo che e' espresso in euro e non in lire.
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